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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03232021-163248


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
POZZA, FRANCESCA
URN
etd-03232021-163248
Titolo
Puo' una storia oncologica influenzare il vissuto di gravidanza, il legame con il bambino e l'esperienza di allattamento? Un gruppo clinico e uno di controllo a confronto.
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
PSICOLOGIA CLINICA E DELLA SALUTE
Relatori
relatore Prof.ssa Smorti, Martina
Parole chiave
  • transizione alla maternità
  • relazione mamma-bambino
  • cancro
  • gravidanza
  • allattamento
Data inizio appello
19/04/2021
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Il presente lavoro si inserisce in un progetto di ricerca di più ampio raggio “Gravidanza e cancro. Diventare genitori dopo una diagnosi oncologica: rilevazione di un campione di pazienti oncologiche italiane”, focalizzandosi in particolar modo sull’importanza che l’evento oncologico riveste nel condizionare e influenzare lo sviluppo del legame madre-bambino, a partire dal periodo pre-natale fino alle prime interazioni diadiche, la cui massima espressione è rappresentata dal momento dell’allattamento. La ricerca è quindi finalizzata allo studio longitudinale delle possibili conseguenze che l’esperienza oncologica materna, sia essa precedente o concomitante alla gravidanza, determina sulla transizione alla maternità e sulla successiva relazione mamma-bambino. Da una parte, tale interesse si presenta come di estrema attualità, in quanto i dati epidemiologici hanno messo in luce come il numero di donne che si apprestano ad affrontare la gravidanza, in seguito o simultaneamente a una diagnosi oncologica, sia destinato ad aumentare nei prossimi decenni (Salani, Billingsley & Crafton, 2014). Dall’altra, l’interessamento per queste problematiche è mosso da una mera finalità pratica, ovvero quella di cercare di approfondire e studiare nel dettaglio i numerosi risvolti legati al tema dell’allattamento in ambito oncologico, al fine di poter sviluppare precise linee guida per la gestione delle donne aventi diagnosi tumorale in un momento così delicato, quale è quello dell’allattamento. Lo stato dell’arte in merito a “Gravidanza, allattamento e cancro” è ancora piuttosto limitato, sia perché l’interesse scientifico per tale oggetto di ricerca si è reso evidente solo negli ultimi anni, sia perché sono ancora mancanti strumenti validati che abbiano la finalità di raccogliere informazioni di natura quantitativa sull’argomento.
Il lavoro di ricerca qui illustrato segue un disegno di tipo longitudinale, che prevede lo studio di 34 donne incinte (17 con diagnosi oncologica e 17 senza diagnosi tumorale) dall’ultimo trimestre di gravidanza fino ai 3 mesi dopo il parto. La raccolta dati è avvenuta in tre momenti distinti: il primo (T1) coincide con l’ultimo trimestre di gravidanza, il secondo (T2) con il momento del parto e il terzo (T3) con i primi tre mesi di vita del bambino. Come prima cosa, si sono analizzate eventuali differenze esistenti tra i due gruppi, relativamente all’attaccamento prenatale e alla centralità della gravidanza; successivamente, servendoci anche di una serie di domande da noi costruite sulla base degli studi presenti in letteratura, abbiamo esaminato le informazioni ricevute in merito all’allattamento e gli atteggiamenti delle donne nei confronti dello stesso, misurandoli e confrontandoli, tramite un disegno a misure ripetute, in due momenti differenti, ovvero in gravidanza e a 3 mesi di vita del bambino. Infine, si sono valutate nel post-partum le esperienze di allattamento in termini di pratiche (al seno, misto o artificiale) e i vissuti psicologici riportati dalle donne.
Dall’analisi dei dati, è emerso che le donne con una passata storia oncologica, rispetto a quelle sane, sembrano vivere il periodo gestazionale al pari di un evento di svolta per la propria storia e identità personali, associandolo a un vero e proprio senso di rinascita. Tuttavia, il vissuto oncologico si dimostra essere ancora molto presente al termine della gravidanza, contribuendo a rendere più difficile la creazione di un legame con il bambino. Il tema dell’allattamento e delle pratiche ad esso correlate sembrano essere centrali in gravidanza; ne è un esempio il fatto che le donne cliniche abbiano la percezione di un giudizio sociale negativo nel caso in cui non siano in grado di allattare. Ciò conferma la presenza di una cultura dominante, che sottolinea i benefici dell’allattamento al seno anche a discapito della storia clinica materna. Sebbene a tre mesi dalla nascita del bambino la percezione di un giudizio sociale negativo si riduca, le donne oncologiche vivono l’esperienza di allattamento in maniera tanto più negativa quanto più esse hanno investito nell’evento “gravidanza”, sia in termini di percezione di centralità dell’evento che di attaccamento prenatale; difatti, in caso di non allattamento, emerge il senso di colpa e la sensazione di non poter soddisfare il bisogno nutritivo del proprio figlio diviene più centrale, quasi ad indicare una preoccupazione materna primaria relativa all’allattamento.
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