Tesi etd-03232015-223203 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
GUGLIELMINI, CATIA
URN
etd-03232015-223203
Titolo
La crisi delle misure di sicurezza
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
correlatore Prof. Notaro, Domenico
relatore Prof. De Francesco, Giovannangelo
relatore Prof. De Francesco, Giovannangelo
Parole chiave
- crisi delle misure di sicurezza
- Doppio binario
- pericolosità sociale
- sistema sanzionatorio
Data inizio appello
13/04/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il presente lavoro di tesi si prefigge lo scopo di illustrare le principali problematiche che hanno condotto alla crisi delle misure di sicurezza e del doppio sistema sanzionatorio in Italia.
Le misure di sicurezza che costituirono una delle innovazioni più importanti della legislazione fascista, vivono attualmente una profonda crisi dovuta al sostanziale fallimento dei propri scopi. Nonostante il loro impianto normativo sia riuscito a sopravvivere alle mutazioni del sistema, alcuni interventi legislativi e giurisprudenziali hanno fortemente ridotto il loro ambito di applicazione, come ci dimostra una prassi del tutto recessiva.
E’ doveroso interrogarsi sul destino delle misure di sicurezza e su quale sia il ruolo loro attribuito nel sistema sanzionatorio, soprattutto alla luce di un contesto societario dove, ad imprescindibili esigenze di garanzia si contrappongono i timori ed il senso di insicurezza determinato dall’incapacità dell’ordinamento ad offrire risposte sanzionatorie adeguate.
In che modo queste due componenti possono essere bilanciate per assicurare la difesa sociale, e all’interno delle scelte di politica criminale c’è ancora spazio per il doppio binario?
L’elaborato è stato suddiviso in quattro macrosezioni.
Il primo capitolo è stato dedicato alla parte generale, dalla nascita delle misure di sicurezza come categoria ontologicamente distinta dalla pena sino ad arrivare, attraverso un excursus delle più importanti modifiche legislative e giurisprudenziali che le hanno riguardate, alla crisi e al declino applicativo che attualmente vivono. I due capitoli successivi si occupano rispettivamente dell’applicazione delle misure nei confronti dei soggetti destinatari. Il secondo è dedicato agli imputabili, nei confronti dei quali le misure di sicurezza sembrano oramai sprofondare verso un’inesorabile decadenza, principalmente a causa della denunciata “truffa delle etichette”. Da tempo la dottrina più attenta ritiene che non vi sia più spazio nel nostro ordinamento per le misure in funzione integrativa delle pene, tesi confermata dai recenti progetti di riforma al codice penale che mantengono il doppio binario solo per i soggetti non imputabili. Nella prassi le esigenze difensive sono state lentamente spostate sul piano della pena, creando dei binari alternativi. Tuttavia basta volgere lo sguardo verso altri Paesi europei per scoprire come tali misure vivono una rinascita, un potenziamento con prospettive decisamente diverse da quelle italiane.
Nel terzo capitolo si affronta la situazione dal punto di vista dei soggetti non imputabili. Dopo una preliminare analisi sul giudizio di pericolosità sociale e le sue problematiche, il fulcro centrale è costituito dal venir meno del binomio malattia mentale pericolosità e il rapporto con l’altro fondamentale binomio: cura e custodia. L’analisi si soffermerà in particolare sulla figura tanto discussa dell’ospedale psichiatrico giudiziario, sulla sua compatibilità ai principi costituzionali e la funzionalità, vagliando le possibili soluzioni abrogative dell’istituto, ormai da troppo tempo sull’onda di una riforma che tarda ad arrivare. Il capitolo si chiude con l’analisi del sistema a doppio binario nei confronti dei minori che ha subito una reformatio in melius, dopo la riforma del 1988.
Infine nell’ultimo capitolo si andrà ad analizzare la nuova legge 81/2014, la quale prevede una nuova proroga per l’abolizione dell’OPG, ma soprattutto, senza incidere direttamente sulla disciplina codicistica, si appresta a modificare i criteri per il giudizio di pericolosità sociale. E’ importante quindi verificare la sua congruità rispetto alle indicazioni, precedentemente analizzate, della dottrina penalistica, della psichiatria e della giurisprudenza e soprattutto comprendere se la via imboccata dal legislatore vada nella direzione oramai da tempo tracciata.
Le misure di sicurezza che costituirono una delle innovazioni più importanti della legislazione fascista, vivono attualmente una profonda crisi dovuta al sostanziale fallimento dei propri scopi. Nonostante il loro impianto normativo sia riuscito a sopravvivere alle mutazioni del sistema, alcuni interventi legislativi e giurisprudenziali hanno fortemente ridotto il loro ambito di applicazione, come ci dimostra una prassi del tutto recessiva.
E’ doveroso interrogarsi sul destino delle misure di sicurezza e su quale sia il ruolo loro attribuito nel sistema sanzionatorio, soprattutto alla luce di un contesto societario dove, ad imprescindibili esigenze di garanzia si contrappongono i timori ed il senso di insicurezza determinato dall’incapacità dell’ordinamento ad offrire risposte sanzionatorie adeguate.
In che modo queste due componenti possono essere bilanciate per assicurare la difesa sociale, e all’interno delle scelte di politica criminale c’è ancora spazio per il doppio binario?
L’elaborato è stato suddiviso in quattro macrosezioni.
Il primo capitolo è stato dedicato alla parte generale, dalla nascita delle misure di sicurezza come categoria ontologicamente distinta dalla pena sino ad arrivare, attraverso un excursus delle più importanti modifiche legislative e giurisprudenziali che le hanno riguardate, alla crisi e al declino applicativo che attualmente vivono. I due capitoli successivi si occupano rispettivamente dell’applicazione delle misure nei confronti dei soggetti destinatari. Il secondo è dedicato agli imputabili, nei confronti dei quali le misure di sicurezza sembrano oramai sprofondare verso un’inesorabile decadenza, principalmente a causa della denunciata “truffa delle etichette”. Da tempo la dottrina più attenta ritiene che non vi sia più spazio nel nostro ordinamento per le misure in funzione integrativa delle pene, tesi confermata dai recenti progetti di riforma al codice penale che mantengono il doppio binario solo per i soggetti non imputabili. Nella prassi le esigenze difensive sono state lentamente spostate sul piano della pena, creando dei binari alternativi. Tuttavia basta volgere lo sguardo verso altri Paesi europei per scoprire come tali misure vivono una rinascita, un potenziamento con prospettive decisamente diverse da quelle italiane.
Nel terzo capitolo si affronta la situazione dal punto di vista dei soggetti non imputabili. Dopo una preliminare analisi sul giudizio di pericolosità sociale e le sue problematiche, il fulcro centrale è costituito dal venir meno del binomio malattia mentale pericolosità e il rapporto con l’altro fondamentale binomio: cura e custodia. L’analisi si soffermerà in particolare sulla figura tanto discussa dell’ospedale psichiatrico giudiziario, sulla sua compatibilità ai principi costituzionali e la funzionalità, vagliando le possibili soluzioni abrogative dell’istituto, ormai da troppo tempo sull’onda di una riforma che tarda ad arrivare. Il capitolo si chiude con l’analisi del sistema a doppio binario nei confronti dei minori che ha subito una reformatio in melius, dopo la riforma del 1988.
Infine nell’ultimo capitolo si andrà ad analizzare la nuova legge 81/2014, la quale prevede una nuova proroga per l’abolizione dell’OPG, ma soprattutto, senza incidere direttamente sulla disciplina codicistica, si appresta a modificare i criteri per il giudizio di pericolosità sociale. E’ importante quindi verificare la sua congruità rispetto alle indicazioni, precedentemente analizzate, della dottrina penalistica, della psichiatria e della giurisprudenza e soprattutto comprendere se la via imboccata dal legislatore vada nella direzione oramai da tempo tracciata.
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