Tesi etd-03232015-184219 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
CERAGIOLI, SARA
URN
etd-03232015-184219
Titolo
Esigenze di protezione della vittima e misure cautelari personali: l'allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Marzaduri, Enrico
Parole chiave
- allontanamento casa familiare
- divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dal
- misure cautelari personali
- stalking
Data inizio appello
13/04/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questa Tesi nasce dall’ambizioso progetto di analizzare le misure cautelari personali introdotte dal codice di procedura penale e, specificatamente, i provvedimenti di cui agli art. 282 bis c.p.p. << Allontanamento dalla casa familiare >> e art. 282 ter c.p.p. << Divieto di avvicinamento dei luoghi frequentati dalla persona offesa>> per evidenziarne i punti di forza, ma anche le carenze più o meno manifeste. Questo studio prenderà forma dall’esame dei profili storici, ritenendo fermamente che <<la istoria è maestra delle azioni nostre >>, per poi osservare i frutti di quell’esperienza, da rinvenirsi nel vaglio delle fonti e nella loro applicazione pratica, e, infine, approdare (non senza guardarci intorno!) alle conclusioni sulla questione.
Le domande che ci poniamo all’inizio di questa indagine sono: Quali sono le risposte dello Stato al propagarsi sempre più incessante di episodi di violenza domestica e maltrattamenti in famiglia? Davvero non esistono soluzioni alternative e maggiormente efficaci di quelle oggi in uso per agire, prima che sia troppo tardi? Cosa accade nelle more del processo ovvero durante le indagini preliminari, mentre la lenta macchina giudiziaria faticosamente si mette in moto? Le misure cautelari vigenti sono idonee a colmare un lasso temporale, spesso troppo lungo?
La cronaca ci mette di fronte ad una realtà dura da accettare: gli strumenti normativi ad oggi hanno, in parte, fallito. Questo dato oggettivo, certo, non può lasciare indifferenti. Lo Stato ha come dovere primario la sicurezza pubblica e il legislatore cosciente afferma espressamente nella relazione del disegno di legge n°733 (padre della, poi, approvata legge n°94/2009) che uno dei principali obiettivi del nuovo provvedimento è quello di contrastare il <<sentimento di insicurezza collettiva >> e impedire << il disfacimento del tessuto sociale >>.Vedremo che sarà proprio questa la giustificazione addotta per lo smodato uso del decreto legge in una materia così delicata e complessa. Una consuetudine criticata da molti, tra cui l’allora Presidente Napolitano, che nel comunicato del 15 luglio 2009, in occasione della promulgazione della legge sulla pubblica sicurezza, scriveva: << Dal carattere così generale e onnicomprensivo della nozione di sicurezza posta a base della legge, discendono la disomogeneità e la estemporaneità di numerose sue previsioni che privano il provvedimento di quelle caratteristiche di sistematicità e organicità che avrebbero invece dovuto caratterizzarlo. >> E ancora: << Ritengo doveroso ribadire oggi che è indispensabile porre termine a simili "prassi", specie quando si legifera su temi che - come accade per diverse norme di questo provvedimento - riguardano diritti costituzionalmente garantiti e coinvolgono aspetti qualificanti della convivenza civile e della coesione sociale. E' in giuoco la qualità e sostenibilità del nostro modo di legiferare >>. A queste problematiche di carattere puramente tecnico e legislativo bisogna aggiungere gli ostacoli posti al diritto ogni qualvolta provi ad addentrarsi (e magari intervenire!) in un ambito riservato come quello della << famiglia >>. Questo assioma, osserveremo, che ha mutato natura nel tempo fino a giungere ad << un’ estensione del concetto di famiglia penalmente rilevante >>.
In questo quadro normativo involuto, tra decreti legge e relazioni sociali che cambiano, si inserisce la ricerca della salvaguardia della persona offesa o, come dir si voglia, <<vittima del reato>>. E’ in questa prospettiva che aumenta il ricorso alle misure cautelari, quali strumenti indispensabili per il raggiungimento dello scopo prefissato.
Osserveremo come, alla luce delle ultime riforme, il rapporto tra persona offesa e misure cautelari sia divenuto sempre più stretto e imprescindibile: tra le novità della recente Legge n. 119/2013 (nota come << Legge sul “Femminicidio” >>) vi è la partecipazione attiva obbligatoria della << vittima >> nei casi di revoca e sostituzione delle misure applicate. Un’analisi approfondita sulla legislazione europea e internazionale, ci permetterà di allargare i nostri orizzonti per vedere la globalità del fenomeno, non tanto ai fini meramente comparativi, quanto, piuttosto, per cogliere l’influenza esterna sulla normativa nazionale. Dunque, si tratterà di capire gli sviluppi e le criticità connesse con le più recenti disposizioni, di guardare con coraggio ai numeri e con speranza alle prospettive future.
Le domande che ci poniamo all’inizio di questa indagine sono: Quali sono le risposte dello Stato al propagarsi sempre più incessante di episodi di violenza domestica e maltrattamenti in famiglia? Davvero non esistono soluzioni alternative e maggiormente efficaci di quelle oggi in uso per agire, prima che sia troppo tardi? Cosa accade nelle more del processo ovvero durante le indagini preliminari, mentre la lenta macchina giudiziaria faticosamente si mette in moto? Le misure cautelari vigenti sono idonee a colmare un lasso temporale, spesso troppo lungo?
La cronaca ci mette di fronte ad una realtà dura da accettare: gli strumenti normativi ad oggi hanno, in parte, fallito. Questo dato oggettivo, certo, non può lasciare indifferenti. Lo Stato ha come dovere primario la sicurezza pubblica e il legislatore cosciente afferma espressamente nella relazione del disegno di legge n°733 (padre della, poi, approvata legge n°94/2009) che uno dei principali obiettivi del nuovo provvedimento è quello di contrastare il <<sentimento di insicurezza collettiva >> e impedire << il disfacimento del tessuto sociale >>.Vedremo che sarà proprio questa la giustificazione addotta per lo smodato uso del decreto legge in una materia così delicata e complessa. Una consuetudine criticata da molti, tra cui l’allora Presidente Napolitano, che nel comunicato del 15 luglio 2009, in occasione della promulgazione della legge sulla pubblica sicurezza, scriveva: << Dal carattere così generale e onnicomprensivo della nozione di sicurezza posta a base della legge, discendono la disomogeneità e la estemporaneità di numerose sue previsioni che privano il provvedimento di quelle caratteristiche di sistematicità e organicità che avrebbero invece dovuto caratterizzarlo. >> E ancora: << Ritengo doveroso ribadire oggi che è indispensabile porre termine a simili "prassi", specie quando si legifera su temi che - come accade per diverse norme di questo provvedimento - riguardano diritti costituzionalmente garantiti e coinvolgono aspetti qualificanti della convivenza civile e della coesione sociale. E' in giuoco la qualità e sostenibilità del nostro modo di legiferare >>. A queste problematiche di carattere puramente tecnico e legislativo bisogna aggiungere gli ostacoli posti al diritto ogni qualvolta provi ad addentrarsi (e magari intervenire!) in un ambito riservato come quello della << famiglia >>. Questo assioma, osserveremo, che ha mutato natura nel tempo fino a giungere ad << un’ estensione del concetto di famiglia penalmente rilevante >>.
In questo quadro normativo involuto, tra decreti legge e relazioni sociali che cambiano, si inserisce la ricerca della salvaguardia della persona offesa o, come dir si voglia, <<vittima del reato>>. E’ in questa prospettiva che aumenta il ricorso alle misure cautelari, quali strumenti indispensabili per il raggiungimento dello scopo prefissato.
Osserveremo come, alla luce delle ultime riforme, il rapporto tra persona offesa e misure cautelari sia divenuto sempre più stretto e imprescindibile: tra le novità della recente Legge n. 119/2013 (nota come << Legge sul “Femminicidio” >>) vi è la partecipazione attiva obbligatoria della << vittima >> nei casi di revoca e sostituzione delle misure applicate. Un’analisi approfondita sulla legislazione europea e internazionale, ci permetterà di allargare i nostri orizzonti per vedere la globalità del fenomeno, non tanto ai fini meramente comparativi, quanto, piuttosto, per cogliere l’influenza esterna sulla normativa nazionale. Dunque, si tratterà di capire gli sviluppi e le criticità connesse con le più recenti disposizioni, di guardare con coraggio ai numeri e con speranza alle prospettive future.
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