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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03232015-170310


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
RIELLI, FRANCESCA
URN
etd-03232015-170310
Titolo
Le FER. "Fasci di interessi" e gestione dei conflitti socio-ambientali
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Lolli, Ilaria
Parole chiave
  • CONFLITTO AMBIENTALE
  • MEDIATORE AMBIENTALE
  • MISURE COMPENSATIVE
  • PROCEDIMENTI AUTORIZZATORI
  • SINDROME NIMBY
Data inizio appello
13/04/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’ambiente è un bene della vita, materiale e complesso e la sua disciplina inerisce ad un interesse pubblico di valore costituzionale primario e assoluto e deve garantire un elevato livello di tutela, inderogabile dalle altre discipline di settore. Per raggiungere questo fondamentale obiettivo, le politiche internazionali, comunitarie e nazionali, a partire dal Protocollo di Kyoto, si sono indirizzate nel dettare delle discipline miranti all’incentivazione dell’utilizzo di forme di energia, quali quelle rinnovabili, che non fossero pregiudizievoli per le risorse ambientali e naturali, in una prospettiva di tutela delle generazioni presenti e, soprattutto, di quelle future.
Il nostro legislatore negli ultimi anni è intervenuto con frequenza sempre maggiore in materia di fonti di energia rinnovabile, prefissandosi lo scopo precipuo di attuare una semplificazione del quadro regolatorio e autorizzatorio, rendendo più snella e fluida l’azione amministrativa in questo campo. L’intervento normativo più significativo al fine di tale opera semplificatoria è il d.lgs. n. 28/2001, con il quale sono state introdotte una serie di novità rispetto alla previgente disciplina tese, appunto, a rendere più celeri e veloci le dinamiche autorizzatorie. In particolare è stata introdotta la Procedura Abilitativa Semplificata che ha sostituito il vecchio sistema applicabile agli IAFR con potenza generativa inferiore a specifiche soglie che si era basato dapprima sulla denuncia di inizio attività e successivamente, per un breve periodo, sulla segnalazione certificata di inizio attività. Una simile semplificazione amministrativa da un lato comporta indubbi vantaggi per le imprese operanti nel settore delle rinnovabili poiché produce l’effetto di alleggerire il “peso” della macchina burocratica pubblica, ma dall’altro lato contribuisce a limitare lo spazio che dovrebbe essere destinato alla partecipazione nel procedimento ambientale avviato del pubblico interessato, in particolar modo i cittadini coinvolti dalla realizzazione del progetto. Infatti è proprio la cittadinanza che per prima si trova a dover “sopportare” i molteplici impatti negativi che gli impianti alimentati da fonti rinnovabili generano: da quello naturalistico a quello fisico-territoriale, da quello paesaggistico-visivo a quello antropico. Ed è proprio la contrapposizione tra i diritti di coloro che sono coinvolti o che rischiano di essere coinvolti dalla decisione presa nell’ambito del procedimento autorizzativo avviato e l’interesse generale legato alla necessità di incentivare la produzione di energie rinnovabili ad innescare dei meccanismi conflittuali molto complessi che vengono denominati conflitti socio-ambientali. Con questo lavoro si è condotta un’approfondita indagine su quali strumenti l'ordinamento giuridico offre per prevenire o quantomeno gestire tali situazioni conflittuali. L’unico strumento che sarebbe capace di prevenire la fisiologica conflittualità legata all’uso delle fonti energetiche rinnovabili, è costituito dalla garanzia della partecipazione del pubblico nei processi decisionali e di governo del territorio. Il legislatore è intervenuto in materia di partecipazione però dettando una disciplina disorganica, senza pervenire a dei risultati concretamente soddisfacenti. Gli strumenti partecipativi disciplinati (come le osservazioni in forma scritta, le inchieste pubbliche e il contraddittorio) si configurano come inidonei per garantire una reale inclusione del pubblico interessato nei processi decisionali. Alla luce di tali criticità, si è prospettato l’utilizzo di forme alternative per gestire i conflitti socio-ambientali legati all’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili. In particolare l’approccio negoziale con in quale è possibile gestire, attraverso l’intervento di una figura terza ed imparziale quale quella del mediatore ambientale, il dialogo tra le parti in conflitto al fine di confezionare un accordo che sia accettabile da entrambe le parti e l’approccio compensativo che si basa sulla predisposizione di strumenti, le misure compensative, finalizzate a “risarcire” l’ambiente, il territorio e la comunità dall’impatto negativo derivante dall’installazione di un impianto FER.







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