Tesi etd-03232011-005131 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
DONI, CHIARA
URN
etd-03232011-005131
Titolo
Screening ecotossicologico di estratti di macroalghe e fanerogame marine ai fini di un potenziale impiego antifouling
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
BIOLOGIA MARINA
Relatori
relatore Prof. Pretti, Carlo
controrelatore Lardicci, Claudio
controrelatore Bedini, Gianni
controrelatore Lardicci, Claudio
controrelatore Bedini, Gianni
Parole chiave
- antifouling
- fanerogame marine
- macroalghe
- screening ecotossicologico
Data inizio appello
14/04/2011
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
14/04/2051
Riassunto
Per definizione il termine “epibiosi marina” si riferisce a quel fenomeno in cui le superfici di organismi viventi sono rapidamente ricoperte da uno strato di materia organica e successivamente colonizzate da micro-organismi (i.e batteri, diatomee, funghi, virus) e macro-organismi (i.e spore algali, larve) (Whal, 1989). Macroalghe e fanerogame marine sono facilmente suscettibili all’epibiosi in quanto organismi sessili di zone fotiche in cui le condizioni per la crescita di fito- e zoo-plancton sono ottimali (de Nys et al., 1995). L’epibiosi può portare ad effetti sia positivi che negativi sull’ospite. Alcune alghe verdi traggono beneficio nell’ospitare batteri epifiti per un corretto sviluppo del tallo; diversamente si osserva una morfologia atipica quando esse vengono coltivate in colture axeniche (Tatewaki et al, 1983). Gli epibionti forniscono altri vantaggi all’ospite quali protezione dalle radiazioni UV (Koch e Brandt, 2003), protezione dal disseccamento (de O. Figueiredo et al., 2000) e facilitazione nella fissazione dell’azoto (Thevanathan et al., 2000).
Dal momento che i film microbici sono importanti per l’insediamento delle larve di molti invertebrati marini (Lau et al., 2002; Harder et al., 2002), l’epibiosi microbica può promuovere la conseguente colonizzazione di macrorganismi che a sua volta può ostacolare la crescita e lo sviluppo dell’ ospite riducendo, per esempio, la superficie esposta alla luce e comportando quindi una riduzione del tasso fotosintetico (Sand-Jensen, 1977; Silberstein et al., 1886).
E’ interessante notare che macroalghe e fanerogame marine, come alcune specie di invertebrati marini (i.e. spugne e coralli), presentano superfici libere da epifiti a differenza di molti substrati inanimati (Steinberg et al., 1997; Maximillien et al 1998; Dobretsov e Qian, 2002), suggerendo la presenza di una potenziale difesa antifouling.
Similmente alle superfici naturali anche quelle “man-made”, introdotte in ambiente marino, possono essere potenzialmente colonizzate da organismi epibionti (fouling), la cui azione, ove necessario, è contrastata attraverso l’uso di vernici contenenti biocidi di varia origine.
Dopo la messa al bando dei prodotti a base di TBT (stagno tributile), le grandi aziende produttrici di vernici hanno avuto la necessità di trovare dei sostituti appropriati per prevenire la formazione del biofouling sulle superfici sommerse. I biocidi comunemente utilizzati nelle vernici antifouling in sostituizione del TBT (composti rameici e pesticidi di origine agricola) mostrano in ogni caso un impatto non trascurabile sui comparti ambientali riceventi, spesso sottovalutato.
Appare quindi evidente che la sostenibilità delle pratiche antifouling debba essere indirizzata verso l’impiego di sostanze e tecniche meno impattanti. Una delle alternative proposte di recente è rappresentata dallo sviluppo di vernici antifouling in cui i principi attivi siano composti naturalmente presenti negli organismi marini, aumentando le prospettive di biodegradabilità delle sostanze tossiche contenute,
Partendo da osservazioni condotte sui metaboliti secondari prodotti da alcune macroalghe e fanerogame marine a scopo difensivo, sono stati intrapresi alcuni studi finalizzati ad indagare le prospettive di utilizzo di composti naturali per la prevenzione del fouling.
Lo scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di effettuare un preliminare screening ecotossicologico di estratti crudi di due macroalghe marine (Dictyota dichotoma ed Halopithys incurva) e di una fanerogama marina endemica del Mediterraneo, Posidonia oceanica, al fine di evidenziare potenziali capacità antifouling.
Dal momento che i film microbici sono importanti per l’insediamento delle larve di molti invertebrati marini (Lau et al., 2002; Harder et al., 2002), l’epibiosi microbica può promuovere la conseguente colonizzazione di macrorganismi che a sua volta può ostacolare la crescita e lo sviluppo dell’ ospite riducendo, per esempio, la superficie esposta alla luce e comportando quindi una riduzione del tasso fotosintetico (Sand-Jensen, 1977; Silberstein et al., 1886).
E’ interessante notare che macroalghe e fanerogame marine, come alcune specie di invertebrati marini (i.e. spugne e coralli), presentano superfici libere da epifiti a differenza di molti substrati inanimati (Steinberg et al., 1997; Maximillien et al 1998; Dobretsov e Qian, 2002), suggerendo la presenza di una potenziale difesa antifouling.
Similmente alle superfici naturali anche quelle “man-made”, introdotte in ambiente marino, possono essere potenzialmente colonizzate da organismi epibionti (fouling), la cui azione, ove necessario, è contrastata attraverso l’uso di vernici contenenti biocidi di varia origine.
Dopo la messa al bando dei prodotti a base di TBT (stagno tributile), le grandi aziende produttrici di vernici hanno avuto la necessità di trovare dei sostituti appropriati per prevenire la formazione del biofouling sulle superfici sommerse. I biocidi comunemente utilizzati nelle vernici antifouling in sostituizione del TBT (composti rameici e pesticidi di origine agricola) mostrano in ogni caso un impatto non trascurabile sui comparti ambientali riceventi, spesso sottovalutato.
Appare quindi evidente che la sostenibilità delle pratiche antifouling debba essere indirizzata verso l’impiego di sostanze e tecniche meno impattanti. Una delle alternative proposte di recente è rappresentata dallo sviluppo di vernici antifouling in cui i principi attivi siano composti naturalmente presenti negli organismi marini, aumentando le prospettive di biodegradabilità delle sostanze tossiche contenute,
Partendo da osservazioni condotte sui metaboliti secondari prodotti da alcune macroalghe e fanerogame marine a scopo difensivo, sono stati intrapresi alcuni studi finalizzati ad indagare le prospettive di utilizzo di composti naturali per la prevenzione del fouling.
Lo scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di effettuare un preliminare screening ecotossicologico di estratti crudi di due macroalghe marine (Dictyota dichotoma ed Halopithys incurva) e di una fanerogama marina endemica del Mediterraneo, Posidonia oceanica, al fine di evidenziare potenziali capacità antifouling.
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