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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03232005-114649


Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
Tanda, Alessio
URN
etd-03232005-114649
Titolo
I lapilli accrezionali delle Unità delle Secche di Lazzaro
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
SCIENZE GEOLOGICHE
Relatori
relatore Rosi, Mauro
Parole chiave
  • "formazione lapilli accrezionali"
Data inizio appello
15/04/2005
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/04/2045
Riassunto
Durante la sua storia recente, il vulcano di Stromboli è stato interessato da un’attività a carattere freatomagmatico che ha messo in posto vasti depositi di cenere (piroclastiti delle Secche di Lazzaro). Questi depositi sono costituiti da un’alternanza di livelli di ricaduta ricchi in lapilli accrezionali e da depositi di debris flow; il tutto è deposto sopra le lave appartenenti al periodo del Neostromboli (da 13000 a 5000 anni fa ).
La posizione stratigrafica e la composizione dei lapilli freschi, identica alle lave del Neostromboli, suggeriscono che le piroclastiti delle Secche di Lazzaro rappresentano l’ultimo evento eruttivo del Neostromboli e probabilmente sono da collegare al collasso che ha dato origine alla Sciara del Fuoco.
I lapilli accrezionali che caratterizzano tali depositi rivestono notevole interesse sia per quanto concerne il loro meccanismo di origine sia per il fatto che essi imprigionano e “congelano” al loro interno un certo numero di informazioni caratteristiche della nube eruttiva da cui si formano, ed il contesto ambientale in cui si sviluppano.
I lapilli accrezionali delle Secche di Lazzaro sono stati campionati nella località tipo in modo da rappresentare i diversi livelli presenti, da depositi in cui i lapilli si presentano “sciolti”. I lapilli sono stati inizialmente studiati analizzando la loro distribuzione granulometrica, e diversi parametri dimensionali quali indice di forma, indice di sfericità, volume, peso e densità avvalendosi di una serie di diagrammi utilizzati in campo sedimentologico.
Successivamente i lapilli sono stati preparati per lo studio al binoculare, al microscopio e al SEM (microscopio elettronico a scansione); sono quindi state fatte sezioni sottili, inglobati e preparati su vetrini.
Questa analisi hanno portato a classificare i lapilli (tipo rim, core, armored, aggregati sferici) e a valutare come questi siano così resistenti da mantenere inalterata la loro tipica forma sferica.
L’analisi al SEM ha in particolare rivelato la presenza di precipitazioni di Sali, che caratterizzano diversamente le varie Unità componenti la successione e che uniti ai legami di tipo meccanico possono spiegare come gli innumerevoli frammenti che compongono tali lapilli riescano a non disgregarsi una volta formati.
Un fondamentale elemento che caratterizza la loro struttura interna è dato dalla presenza di particolari cavità di forma sferica, che assumono varie dimensioni e un andamento concentrico. Queste cavità si presentano come delle bolle che interessano, anche se non sono sempre presenti, tutte le tipologie di lapilli accrezionali ritrovate nelle varie Unità.
In queste bolle si registra la maggior percentuale di sali precipitati; questo ci fa credere che siano le tracce di gocce di brina (quindi ricchissime in Sali) che il lapillo incorpora nel suo percorso verso il suolo e che tende ad aggregare insieme ai frammenti di vetro e ai cristalli.
Utilizzando il materiale fotografico ricavato dall’indagine al SEM è stata effettuata un’analisi d’immagine, tramite il software Scion Image, ottenendo una serie di dati quantitativi sulle dimensioni dei granuli che compongono i lapilli accrezionali e di quelli che interessano l’intorno delle bolle.




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