Tesi etd-03222022-102725 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GRILLO, VERONICA
URN
etd-03222022-102725
Titolo
Il mito di Ceneo: un percorso multidisciplinare tra arte e cinema
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Farinella, Vincenzo
correlatore Ambrosini, Maurizio
correlatore Ambrosini, Maurizio
Parole chiave
- arte
- Ceneo
- cinema
- mito
Data inizio appello
14/04/2022
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Nell’elaborato ho scelto di presentare gli sviluppi in ambito artistico e cinematografico di un mito che, dalla lettura delle Metamorfosi di Ovidio, più di altri racchiude in se tematiche toccanti ed estremamente attuali: il mito di Ceneo. Questo racconto mitologico tratta la storia di Ceni che, una volta oltraggiata la sua femminilità, decide di trasformarsi in un uomo, l’invulnerabile guerriero Ceneo. Nonostante l’intento dei suoi nemici di ucciderlo e di far concludere la storia con un epilogo drammatico, Ceneo riuscirà a rimanere in vita trasformandosi ancora una volta. Sebbene le Metamorfosi di Ovidio siano la fonte classica principale in cui viene descritto puntualmente il mito di Ceneo, più precisamente nel dodicesimo libro, sono molteplici le testimonianze letterarie che ho preso in esame.
Il lavoro si compone di quattro capitoli: nel primo ho esaminato le fonti letterarie in cui è presente il mito mentre nel secondo ho analizzato le fonti iconografiche. Nel terzo capitolo ho messo in luce il rapporto tra mito e cinema e nel quarto capitolo ho esaminato i film che più di altri inscenano dinamiche il più simili al mito di Ceneo. Ho suddiviso il primo capitolo in due paragrafi: fonti letterarie greche e latine. Il primo paragrafo si apre con il riferimento al threnos di Pindaro di cui non possediamo molte informazioni ma solo una citazione estesa contenuta in uno scolio del primo libro delle Argonautiche scritto da Apollonio Rodio, ho continuato mettendo in evidenza tutte le altri fonti letterarie greche quali le Geneaologie di Acusilao di Argo, le Storie di Erodoto e le Metamorfosi di Antoninus Liberalis. Nel secondo paragrafo ho messo in luce le fonti letterarie latine quali le Fabulae di Igino, l’Eneide di Virgilio e infine la fonte classica principale in cui viene descritto puntualmente il mito di Ceneo: le Metamorfosi di Ovidio. Nel secondo capitolo ho analizzato in ordine cronologico le fonti iconografiche del mito suddividendo il contenuto in tre paragrafi distinti. Nel primo paragrafo ho fornito un’analisi delle fonti iconografiche in età classica. Tra i primi esempi in cui compare la figura di Ceneo rappresentato dalla vita in su mentre i centauri lo seppelliscono con tronchi e pietre ho collocato il Cratere François datato 560 a.C. conservato al Museo Archeologico di Firenze. Nel secondo paragrafo ho analizzato le fonti iconografiche di età medievale in cui è possibile notare che il mito di Ceneo compare soltanto nell’Ovidius moralizatus di Pierre Bersuire datato intorno all’ultimo decennio del XIV secolo conservato presso la biblioteca civica Angelo Mai di Bergamo. Il terzo capitolo si apre con l’analisi delle fonti iconografiche in età moderna dove, in questo caso, il primo artista a raffigurare il mito di Ceneo, in particolare lo scontro tra l’invulnerabile guerriero e i centauri, è stato Piero di Cosimo in un dipinto inserito all’interno di un ciclo pittorico dedicato alle Storie dell’umanità primitiva conservato alla National Gallery di Londra, ipoteticamente realizzato tra il 1495 e il 1500. L’ultima fonte iconografica alla quale ho fatto riferimento è la xilografia realizzata da Johann Wilhelm Baur nel 1703. Una volta conclusa l’analisi della presenza del mito di Ceneo all’interno delle arti figurative ho proseguito con il terzo capitolo dividendolo in due paragrafi in cui dedico la mia attenzione al secondo ambito disciplinare: il cinema. Nel primo paragrafo ho introdotto il rapporto tra cinema e mito mettendo in evidenza come questo quest’ultimo, fin dall’indomani dell’invenzione del Cinématographe, sia necessario al primo come punto di partenza, come patrimonio da reinvestire, come elemento iniziale da trasformare, codificare e adattare alle esigenze cinematografiche bisognose di creare nuovi miti da proiettare negli scenari del futuro. Ho continuato successivamente con il secondo paragrafo trattando diverse trasposizioni cinematografiche di tre differenti miti: Ulisse, Medea e Edipo re. Infine, ho diviso l’ultimo capitolo in sei paragrafi. Nel primo paragrafo metto in luce il primo nucleo tematici del mito di Ceneo: la violenza sessuale. Nel secondo paragrafo ho preso in considerazione quei film che, in modo significativo rispetto ad altri, hanno trattato la violenza sessuale inscenando dinamiche il più possibile simili al mito di Cenis, cioè quei film nei quali la violenza sessuale è perpetrata ma, soprattutto, in cui viene messa in evidenza una successiva “metamorfosi”: La pelle che abito del 2011 diretto da Pedro Almodóvar e L’angelo della vendetta del 1981, diretto da Abel Ferrara. Nel quarto paragrafo metto in luce il secondo nucleo tematicio del mito di Ceneo: la transessualità e la transfobia . Nell’ultimo paragrafo ho preso in considerazione il film Boys don’t cry del 1999 diretto da Kimberly Peirce e un film del 2011, L’ultimo terrestre, diretto da Gianni Pacinotti, mettendo in luce come in questi film il secondo nucleo tematico del mito è presente anche secondo dinamiche molto simili al racconto ovidiano.
Il lavoro si compone di quattro capitoli: nel primo ho esaminato le fonti letterarie in cui è presente il mito mentre nel secondo ho analizzato le fonti iconografiche. Nel terzo capitolo ho messo in luce il rapporto tra mito e cinema e nel quarto capitolo ho esaminato i film che più di altri inscenano dinamiche il più simili al mito di Ceneo. Ho suddiviso il primo capitolo in due paragrafi: fonti letterarie greche e latine. Il primo paragrafo si apre con il riferimento al threnos di Pindaro di cui non possediamo molte informazioni ma solo una citazione estesa contenuta in uno scolio del primo libro delle Argonautiche scritto da Apollonio Rodio, ho continuato mettendo in evidenza tutte le altri fonti letterarie greche quali le Geneaologie di Acusilao di Argo, le Storie di Erodoto e le Metamorfosi di Antoninus Liberalis. Nel secondo paragrafo ho messo in luce le fonti letterarie latine quali le Fabulae di Igino, l’Eneide di Virgilio e infine la fonte classica principale in cui viene descritto puntualmente il mito di Ceneo: le Metamorfosi di Ovidio. Nel secondo capitolo ho analizzato in ordine cronologico le fonti iconografiche del mito suddividendo il contenuto in tre paragrafi distinti. Nel primo paragrafo ho fornito un’analisi delle fonti iconografiche in età classica. Tra i primi esempi in cui compare la figura di Ceneo rappresentato dalla vita in su mentre i centauri lo seppelliscono con tronchi e pietre ho collocato il Cratere François datato 560 a.C. conservato al Museo Archeologico di Firenze. Nel secondo paragrafo ho analizzato le fonti iconografiche di età medievale in cui è possibile notare che il mito di Ceneo compare soltanto nell’Ovidius moralizatus di Pierre Bersuire datato intorno all’ultimo decennio del XIV secolo conservato presso la biblioteca civica Angelo Mai di Bergamo. Il terzo capitolo si apre con l’analisi delle fonti iconografiche in età moderna dove, in questo caso, il primo artista a raffigurare il mito di Ceneo, in particolare lo scontro tra l’invulnerabile guerriero e i centauri, è stato Piero di Cosimo in un dipinto inserito all’interno di un ciclo pittorico dedicato alle Storie dell’umanità primitiva conservato alla National Gallery di Londra, ipoteticamente realizzato tra il 1495 e il 1500. L’ultima fonte iconografica alla quale ho fatto riferimento è la xilografia realizzata da Johann Wilhelm Baur nel 1703. Una volta conclusa l’analisi della presenza del mito di Ceneo all’interno delle arti figurative ho proseguito con il terzo capitolo dividendolo in due paragrafi in cui dedico la mia attenzione al secondo ambito disciplinare: il cinema. Nel primo paragrafo ho introdotto il rapporto tra cinema e mito mettendo in evidenza come questo quest’ultimo, fin dall’indomani dell’invenzione del Cinématographe, sia necessario al primo come punto di partenza, come patrimonio da reinvestire, come elemento iniziale da trasformare, codificare e adattare alle esigenze cinematografiche bisognose di creare nuovi miti da proiettare negli scenari del futuro. Ho continuato successivamente con il secondo paragrafo trattando diverse trasposizioni cinematografiche di tre differenti miti: Ulisse, Medea e Edipo re. Infine, ho diviso l’ultimo capitolo in sei paragrafi. Nel primo paragrafo metto in luce il primo nucleo tematici del mito di Ceneo: la violenza sessuale. Nel secondo paragrafo ho preso in considerazione quei film che, in modo significativo rispetto ad altri, hanno trattato la violenza sessuale inscenando dinamiche il più possibile simili al mito di Cenis, cioè quei film nei quali la violenza sessuale è perpetrata ma, soprattutto, in cui viene messa in evidenza una successiva “metamorfosi”: La pelle che abito del 2011 diretto da Pedro Almodóvar e L’angelo della vendetta del 1981, diretto da Abel Ferrara. Nel quarto paragrafo metto in luce il secondo nucleo tematicio del mito di Ceneo: la transessualità e la transfobia . Nell’ultimo paragrafo ho preso in considerazione il film Boys don’t cry del 1999 diretto da Kimberly Peirce e un film del 2011, L’ultimo terrestre, diretto da Gianni Pacinotti, mettendo in luce come in questi film il secondo nucleo tematico del mito è presente anche secondo dinamiche molto simili al racconto ovidiano.
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