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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03222013-111918


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
PIZZA, REBECCA
URN
etd-03222013-111918
Titolo
I marchi territoriali
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Sirsi, Eleonora
Parole chiave
  • marchi collettivi
  • marchi territoriali
  • origine dei prodotti agroalimentari
Data inizio appello
08/04/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
08/04/2053
Riassunto
L’argomento della mia tesi riguarda i marchi territoriali. Nell’attuale contesto economico e sociale i paesi membri dell’Unione europea devono competere con paesi economicamente emergenti che vantano una crescente competitività e che spesso utilizzano pratiche contraffattorie. Quindi, è necessario valorizzare al meglio gli aspetti della produzione europea legati al territorio ed alle tradizioni locali che la rendono unica in tutto il mondo. Tale esigenza è avvertita in tutti i principali ambiti produttivi che vanno dall’artigianato alle produzioni agro-alimentari, dai servizi al turismo. Alla luce di ciò varie Regioni europee hanno introdotto, tramite leggi ad hoc, marchi regionali di qualità, costituiti solitamente da indicazioni geografiche, per identificare, promuovere e tutelare vari tipi di prodotti o servizi.
Per quanto riguarda l’Italia, lo strumento adottato dagli enti territoriali a tutela delle produzioni locali è il marchio collettivo, il quale, oltre ad attestare l’origine del prodotto, può anche garantirne la conformità a determinati standard qualitativi (è il caso del marchio collettivo geografico). I marchi collettivi geografici, quindi, a condizione che non contengano indicazioni di provenienza geografica già oggetto di registrazione come DOP o IGP, presentano alcuni vantaggi: sono perfettamente compatibili con la normativa europea in materia di denominazione di origine; possono certificare sia la qualità sia l’origine del prodotto; possono essere richiesti anche da associazioni di più Comuni, nei casi in cui la zona di origine del prodotto risulti essere più estesa del territorio comunale; usufruiscono della tutela prevista dalla Legge marchi.
Il marchio collettivo, infatti, ove registrato ed applicato conformemente alle vigenti disposizioni della Legge marchi e nel rispetto della disciplina europea, costituisce uno strumento di immediata utilizzazione, suscettibile di rispondere ad una serie di esigenze e di domande dei produttori e dei consumatori.
In questa tesi ho affrontato il tema dei marchi regionali di qualità, partendo da alcune constatazioni storico-filosofiche riguardanti principalmente i concetti di tradizione e di identità. In particolare, ho evidenziato come negli ultimi decenni in Italia e in Europa abbiamo assistito ad una progressiva rinascita della tradizione e come questo fenomeno non possa essere interpretato come un semplice rifiuto della modernità.
Le più recenti pronunce della Corte di giustizia in tema di marchi collettivi nazionali e regionali impongono di orientare in direzioni originali l’utilizzazione di questi strumenti, per non incorrere in violazioni dei principi enunciati dalla Corte.
Quindi, dalla disciplina vigente e dalle tendenze in essere si può affermare che emergano le linee ispiratrici per la possibile articolazione di un sistema di valorizzazione dell’origine regionale dei prodotti.
Tuttavia, occorre evitare di riproporre soluzioni ritenute dalla Commissione europea incompatibili con la libertà dei commerci che quindi, esporrebbero all’apertura di una procedura di infrazione, con conseguente sostanziale inefficacia della soluzione adottata; per altro verso occorre individuare strumenti che con chiarezza riescano a comunicare al consumatore un’origine univoca.
Ho quindi analizzato l’ipotesi di procedere attraverso l’adozione di marchi geografici collettivi come quelli regolati dalle vigenti norme nazionali ed europee in tema di marchi privati, al fine di tutelare la qualità di origine rivendicata nel corso degli ultimi decenni da diverse regioni europee.
In altre parole, non si tratterebbe di introdurre un nuovo segno distintivo, marchio o quant’altro dal momento che la Commissione europea e da ultimo anche la Corte di giustizia hanno più volte dichiarato di ritenere illegittime le leggi regionali che hanno introdotto nuovi segni distintivi di matrice pubblicistica.
La novità consiste nel tentare di trasformare in opportunità ciò che fino ad ora si è posto come problema e nel ricercare la soluzione non nello scontro con le istituzioni europee, ma nella innovativa applicazione proprio delle norme dell’Unione europea e, in particolare, della direttiva in tema di marchi.
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