Tesi etd-03212023-183240 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ANTONELLI, MARINA
URN
etd-03212023-183240
Titolo
Gingilli bonapartisti e napoleonici. Cultura materiale e iconografia tra Settecento e Ottocento
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTÀ
Relatori
relatore Fruci, Gian Luca
Parole chiave
- collezione privata
- comunicazione visuale
- cultura materiale
- età delle rivoluzioni
- fonti visuali
- grande rivoluzione mediatica
- il lungo ottocento
- leader mediatizzati
- merchandising
- Napoleone Bonaparte
- nuova politica
- oggetti politici
Data inizio appello
13/04/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
13/04/2093
Riassunto
Il periodo rivoluzionario che ha coinvolto il continente europeo e americano tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento si è intrecciato a quella che è stata definita una “grande trasformazione mediatica”. La cultura in tale periodo cominciava a offrirsi a un maggior numero di persone grazie soprattutto a nuove tecniche di produzione e riproduzione come la tecnica della xilografia su legno di testa che permetteva di popolare di illustrazioni le pagine di testo e di realizzare un numero ampio di tirature. Le varie innovazioni incentivarono così un processo che portò, dopo varie sperimentazioni, all’affermarsi della fotografia a metà Ottocento.
Anche le leadership e le istituzioni, durante il Lungo Ottocento, in un processo di diffusione di un nuovo modo di “fare la politica”, cominciarono a utilizzare tali nuovi medium: è in questo periodo che si sviluppò un corredo di bric à brac comprendente, oltre agli scritti, anche stampe e oggetti, una comunicazione visuale che rimandava a slogan, a immagini e a volti della nuova politica, principalmente utilizzata come vettori di “educazione politica” per le masse. Anche la storiografia si è interessata agli oggetti a contenuto politico tanto da essere infine inclusi a pieno titolo nella categoria delle testimonianze e non più considerati dei reperti solo accessori alle fonti scritte. L’elaborato si sofferma in particolare sulla figura di Napoleone Bonaparte, colui che ha maggiormente sfruttato le nuove tecniche mediatiche, in un’ampia dimensione spazio-temporale, per affermare il proprio potere e alimentare il mito e la leggenda attorno al suo nome. Per l’analisi, la ricerca si è concentrata sugli oggetti e i cimeli riferibili a Napoleone Bonaparte custoditi presso una collezione privata, cercando, attraverso un’opera classificatoria e di descrizione, di avanzare delle ipotesi su quali di loro ricorrevano maggiormente e a quali periodi in prevalenza sono ascrivibili. Già in occasione delle campagne in Italia, Napoleone infatti cominciò la costruzione della propria immagine pubblica cogliendo appieno le nuove tecniche mediatiche, cosa che poi affinò ulteriormente da primo console e poi da imperatore, per l’edificazione del consenso al proprio potere, alimentando il mito e la leggenda intorno al suo nome. Un nutrito campionario di immagini del generale-imperatore invase il mercato sotto forma di stampe illustrate, litografie, busti e statuine fino a impadronirsi dell’oggettistica più minuta, non solo pubblica ma anche domestica e personale adatta ad essere indossata, esibita ma anche celata: da medaglie, pipe, tabacchiere, ventagli e fazzoletti stampati a tazzine, piatti, fermacarte e set da scrittura in generale. Una memoria, una leggenda e un mito, quelli di Napoleone, che continuarono a sopravvivere anche dopo la sua scomparsa, durante il periodo della Restaurazione e per tutto il corso dell’Ottocento, poi rivitalizzati dal nipote Napoleone III per la cristallizzazione del proprio impero.
Anche le leadership e le istituzioni, durante il Lungo Ottocento, in un processo di diffusione di un nuovo modo di “fare la politica”, cominciarono a utilizzare tali nuovi medium: è in questo periodo che si sviluppò un corredo di bric à brac comprendente, oltre agli scritti, anche stampe e oggetti, una comunicazione visuale che rimandava a slogan, a immagini e a volti della nuova politica, principalmente utilizzata come vettori di “educazione politica” per le masse. Anche la storiografia si è interessata agli oggetti a contenuto politico tanto da essere infine inclusi a pieno titolo nella categoria delle testimonianze e non più considerati dei reperti solo accessori alle fonti scritte. L’elaborato si sofferma in particolare sulla figura di Napoleone Bonaparte, colui che ha maggiormente sfruttato le nuove tecniche mediatiche, in un’ampia dimensione spazio-temporale, per affermare il proprio potere e alimentare il mito e la leggenda attorno al suo nome. Per l’analisi, la ricerca si è concentrata sugli oggetti e i cimeli riferibili a Napoleone Bonaparte custoditi presso una collezione privata, cercando, attraverso un’opera classificatoria e di descrizione, di avanzare delle ipotesi su quali di loro ricorrevano maggiormente e a quali periodi in prevalenza sono ascrivibili. Già in occasione delle campagne in Italia, Napoleone infatti cominciò la costruzione della propria immagine pubblica cogliendo appieno le nuove tecniche mediatiche, cosa che poi affinò ulteriormente da primo console e poi da imperatore, per l’edificazione del consenso al proprio potere, alimentando il mito e la leggenda intorno al suo nome. Un nutrito campionario di immagini del generale-imperatore invase il mercato sotto forma di stampe illustrate, litografie, busti e statuine fino a impadronirsi dell’oggettistica più minuta, non solo pubblica ma anche domestica e personale adatta ad essere indossata, esibita ma anche celata: da medaglie, pipe, tabacchiere, ventagli e fazzoletti stampati a tazzine, piatti, fermacarte e set da scrittura in generale. Una memoria, una leggenda e un mito, quelli di Napoleone, che continuarono a sopravvivere anche dopo la sua scomparsa, durante il periodo della Restaurazione e per tutto il corso dell’Ottocento, poi rivitalizzati dal nipote Napoleone III per la cristallizzazione del proprio impero.
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