Tesi etd-03212018-123928 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
TAPINASSI, ELISA
URN
etd-03212018-123928
Titolo
Studio retrospettivo su terapia e monitoraggio della Trombocitopenia Immuno - Mediata primaria nel cane
Dipartimento
SCIENZE VETERINARIE
Corso di studi
MEDICINA VETERINARIA
Relatori
relatore Prof. Lubas, George
Parole chiave
- cane
- monitoraggio
- studio retrospettivo
- terapia
- trombocitopenia immuno-mediata primaria
Data inizio appello
13/04/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
Background: la trombocitopenia immuno-mediata primaria (ITP, Idiopathic Thrombocytopenic Purpura) è un disordine ematologico relativamente frequente nel cane. Attualmente, sono pochi gli studi riguardanti il corretto approccio a tale patologia, l’iter terapeutico da intraprendere, le informazioni sul follow-up e sulla sopravvivenza a breve e lungo termine.
Obiettivi: questo studio retrospettivo si è proposto di analizzare: i principali approcci terapeutici per l’ITP intrapresi presso l’Ospedale Didattico Veterinario dell’Università di Pisa (ODV); la risposta terapeutica durante il primo anno di follow-up; l’influenza della terapia e del dosaggio impostati dai veterinari referenti esterni rispetto alla risposta al trattamento prescritto presso l’ODV; l’evoluzione della patologia, il follow-up e la sopravvivenza dei pazienti; l’influenza sulla risposta alla terapia di un eventuale trattamento per un precedente episodio di anemia emolitica immuno-mediata.
Materiali e Metodi: sono stati inclusi 25 casi di ITP, visitati tra Maggio 2010 e Dicembre 2017. Sono state raccolte informazioni circa il segnalamento, l’anamnesi ed eventuali trattamenti immunosoppressivi effettuati, con i relativi dosaggi. È stata monitorata l’evoluzione della patologia e le modifiche della terapia, le riacutizzazioni e la sopravvivenza nell’anno successivo alla diagnosi, suddividendo tale periodo in otto tempi (T0; T7; T14; T30; T60; T90; T180; T365). Sono stati individuati i soggetti che in precedenza erano stati trattati per un episodio di IMHA, osservando l’approccio terapeutico intrapreso dal clinico e la risposta alla terapia. Infine, è stata osservata la risposta alla splenectomia nei soggetti sottoposti a tale procedura.
Risultati: dei 25 casi, 13 sono giunti presso l’ODV con una terapia già impostata, di cui uno aveva ricevuto solo ciclosporina, 9 solo corticosteroidi e tre un’associazione di steroide e secondo farmaco immunosoppressore. Tra questi, 5/13 non avevano ricevuto un dosaggio adeguato al trattamento della ITP. Per impostare la terapia a T0, il clinico dell’ODV si è basato sul trattamento effettuato in precedenza e relativa durata. Quando possibile è stato mantenuto il principio attivo già impostato, correggendo i dosaggi o aumentando le somministrazioni giornaliere. In altri casi si è optato per farmaci con potenza maggiore, oppure è stato aggiunto un altro farmaco immunosoppressore. Nei pazienti giunti presso l’ODV senza alcun trattamento, è stata impostata una terapia a base di corticosteroidi (prednisone o prednisolone), aggiungendo nei giorni seguenti un secondo farmaco immunosoppressore. Non ci sono differenze statisticamente significative tra il gruppo dei pazienti pre-trattati e non, riguardo alla durata della terapia con corticosteroidi e della terapia immunosoppressiva completa, l’incidenza delle riacutizzazioni e i tempi di sopravvivenza. Analizzando l’incremento della conta piastrinica strumentale a seguito della terapia, è emerso che la velocità con cui la conta piastrinica aumenta è molto elevata nei primi 7 giorni di cura con corticosteroidi. Infatti, se la conta iniziale è minore di 20 x10⁹/L, tra T0 e T7 questa aumenta di circa 44 volte, se è maggiore, aumenta solo di circa 2 volte. Le riacutizzazioni sono state osservate nel 40% circa dei soggetti e la causa più frequente è da imputare alla diminuzione del dosaggio della terapia. La splenectomia è risultata essere una valida opzione terapeutica, sebbene il numero esiguo di casi non permette di dimostrarne l’efficacia.
Conclusioni: La somministrazione della terapia immunosoppressiva a dosaggio inappropriato non ha influenzato la possibilità di riacutizzazione della patologia né la sopravvivenza dei soggetti, ma al contrario ha allungato il tempo di risposta della patologia stessa, aumentando di conseguenza la durata del trattamento e quindi anche la possibilità di sviluppare effetti collaterali. La velocità con cui aumenta il numero di piastrine è dipesa dalla conta basale a T0: ad un minor numero iniziale di trombociti circolanti corrispondeva un maggiore e più rapido incremento. La prognosi della patologia nel primo anno di trattamento è stata generalmente buona e non è influenzata dalla durata della terapia, dai farmaci utilizzati, dalla correttezza dei dosaggi e dalla presenza di recidive.
Obiettivi: questo studio retrospettivo si è proposto di analizzare: i principali approcci terapeutici per l’ITP intrapresi presso l’Ospedale Didattico Veterinario dell’Università di Pisa (ODV); la risposta terapeutica durante il primo anno di follow-up; l’influenza della terapia e del dosaggio impostati dai veterinari referenti esterni rispetto alla risposta al trattamento prescritto presso l’ODV; l’evoluzione della patologia, il follow-up e la sopravvivenza dei pazienti; l’influenza sulla risposta alla terapia di un eventuale trattamento per un precedente episodio di anemia emolitica immuno-mediata.
Materiali e Metodi: sono stati inclusi 25 casi di ITP, visitati tra Maggio 2010 e Dicembre 2017. Sono state raccolte informazioni circa il segnalamento, l’anamnesi ed eventuali trattamenti immunosoppressivi effettuati, con i relativi dosaggi. È stata monitorata l’evoluzione della patologia e le modifiche della terapia, le riacutizzazioni e la sopravvivenza nell’anno successivo alla diagnosi, suddividendo tale periodo in otto tempi (T0; T7; T14; T30; T60; T90; T180; T365). Sono stati individuati i soggetti che in precedenza erano stati trattati per un episodio di IMHA, osservando l’approccio terapeutico intrapreso dal clinico e la risposta alla terapia. Infine, è stata osservata la risposta alla splenectomia nei soggetti sottoposti a tale procedura.
Risultati: dei 25 casi, 13 sono giunti presso l’ODV con una terapia già impostata, di cui uno aveva ricevuto solo ciclosporina, 9 solo corticosteroidi e tre un’associazione di steroide e secondo farmaco immunosoppressore. Tra questi, 5/13 non avevano ricevuto un dosaggio adeguato al trattamento della ITP. Per impostare la terapia a T0, il clinico dell’ODV si è basato sul trattamento effettuato in precedenza e relativa durata. Quando possibile è stato mantenuto il principio attivo già impostato, correggendo i dosaggi o aumentando le somministrazioni giornaliere. In altri casi si è optato per farmaci con potenza maggiore, oppure è stato aggiunto un altro farmaco immunosoppressore. Nei pazienti giunti presso l’ODV senza alcun trattamento, è stata impostata una terapia a base di corticosteroidi (prednisone o prednisolone), aggiungendo nei giorni seguenti un secondo farmaco immunosoppressore. Non ci sono differenze statisticamente significative tra il gruppo dei pazienti pre-trattati e non, riguardo alla durata della terapia con corticosteroidi e della terapia immunosoppressiva completa, l’incidenza delle riacutizzazioni e i tempi di sopravvivenza. Analizzando l’incremento della conta piastrinica strumentale a seguito della terapia, è emerso che la velocità con cui la conta piastrinica aumenta è molto elevata nei primi 7 giorni di cura con corticosteroidi. Infatti, se la conta iniziale è minore di 20 x10⁹/L, tra T0 e T7 questa aumenta di circa 44 volte, se è maggiore, aumenta solo di circa 2 volte. Le riacutizzazioni sono state osservate nel 40% circa dei soggetti e la causa più frequente è da imputare alla diminuzione del dosaggio della terapia. La splenectomia è risultata essere una valida opzione terapeutica, sebbene il numero esiguo di casi non permette di dimostrarne l’efficacia.
Conclusioni: La somministrazione della terapia immunosoppressiva a dosaggio inappropriato non ha influenzato la possibilità di riacutizzazione della patologia né la sopravvivenza dei soggetti, ma al contrario ha allungato il tempo di risposta della patologia stessa, aumentando di conseguenza la durata del trattamento e quindi anche la possibilità di sviluppare effetti collaterali. La velocità con cui aumenta il numero di piastrine è dipesa dalla conta basale a T0: ad un minor numero iniziale di trombociti circolanti corrispondeva un maggiore e più rapido incremento. La prognosi della patologia nel primo anno di trattamento è stata generalmente buona e non è influenzata dalla durata della terapia, dai farmaci utilizzati, dalla correttezza dei dosaggi e dalla presenza di recidive.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
TESI_DI_...MENTI.pdf | 2.02 Mb |
Contatta l’autore |