Tesi etd-03192024-175816 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
VRATOGNA, NICOLE
URN
etd-03192024-175816
Titolo
Mar Mediterraneo e mediterraneità: simbologie del mare in tre romanzi della letteratura algerina
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUE, LETTERATURE E FILOLOGIE EURO - AMERICANE
Relatori
relatore Prof.ssa Sommovigo, Barbara
controrelatore Prof.ssa Algeri, Veronic
controrelatore Prof.ssa Algeri, Veronic
Parole chiave
- Algeria
- Francia
- identità
- letteratura
- lingua
- Mar Mediterraneo
- romanzo
Data inizio appello
05/04/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
05/04/2027
Riassunto
Il Mediterraneo è elemento che, per proprietà naturali e collocazione geografica, unisce le terre che bagna, dando origine ad un immenso bacino culturale. Nell’ambito di questo elaborato, si prende in considerazione la sua funzione di collettore di idee e ponte fra le opposte sponde del Medio Oriente e dell’Occidente. Le acque mediterranee, infatti, separano e allo stesso tempo, di conseguenza, legano le coste meridionali della Francia a quelle del nord dell’Algeria. I due Paesi hanno condiviso 132 anni di comune Storia coloniale, dal 1830 fino all’indipendenza, ottenuta da Algeri nel 1962. Alla Storia, quella con l’iniziale maiuscola, che si legge sui manuali di scuola e che attiene alle fonti più autorevoli, perpendicolarmente, si intersecano le storie delle generazioni postcoloniali su cui, ancora oggi, grava il fardello delle scelte dei potenti.
Maïssa Bey, Malika Mokeddem e Leïla Sebbar sono tre donne di origine algerina che scrivono in francese, dalla Francia, paese della loro migrazione, della formazione e della realizzazione personale e professionale. All’interno di Au commencement était la mer, La désirante e Shérazade: 17 ans, brune, frisée, les yeux verts, le rispettive autrici si servono del Mediterraneo, a cui vengono attribuiti valori simbolici, per veicolare il significato ultimo dei propri scritti. Sul mare si fonda un’enorme biblioteca mobile, migrante, che, come un’onda, continuamente oscilla toccando, con i propri libri, prima una sponda e poi l’altra delle terre a cui appartiene. Maïssa Bey, Malika Mokeddem e Leïla Sebbar prendono in esame,tramite le eroine dei loro romanzi, le problematiche sfaccettature del trauma che incombe sulle generazioni postcoloniali. Nell’immensa distesa di acqua salata che ricopre la Terra, il Mar Mediterraneo assume simbologie e significati comuni all’eterogeneo immaginario culturale degli abitanti delle sue coste. Un unico ma polimorfo elemento veicola, in contesti a volte diversissimi fra loro, in Occidente e in Oriente, immagini che sembrano provenire dalle pagine di uno stesso libro, dal contenuto universalmente condiviso e accettato dalle donne e dagli uomini che dimorano sulle sue sponde. Se nell’antica Grecia il mare era immutabile forza primordiale, anche nell’antica Roma rimane immagine di grandezza e diventa perciò simbolo dell’espansione dell’Impero che, alla fine del I secolo a.C., ormai toccava tutti i territori che si affacciavano sul Mar Mediterraneo, ribattezzato quindi mare nostrum. All’epoca, dunque, l’aggettivo nostrum esprimeva una specifica accezione militare. Oggi, perso questo antico significato, è ancora possibile però definire il Mediterraneo nostrum, perché le sue acque fondono le lingue e le culture di tutti i suoi popoli che riconoscono in esso un’origine comune e un’inalterabile identità.
Attraverso, dunque, l’analisi di tre romanzi di autrici algerine, si vuole sottolineare la rilevanza cangiante della simbologia del mare, declinata, in questo caso, nello specifico della mediterraneità: bacino di culture, anche antichissime, patrimonio dell’umanità errante che annulla le distanze, grazie alle sue acque, il Mediterraneo offre ad ogni individuo, senza distinzione, l’opportunità di specchiarvisi e di riconoscersi in esso come essere umano. Eternamente mutevole e infinitamente complesso, il suo bacino, nella letteratura algerina di espressione francese, si carica di molteplici attributi allegorici che lo rendono punto di riferimento per tutti coloro che, affacciati sulle sue coste, individuano in esso un comune senso di appartenenza. Questo elaborato si pone dunque come punto di partenza di una riflessione più ampia che, sul piano letterario, vuole indagare le differenti declinazioni simboliche del mare nelle opere di autori e autrici che condividono la comune eredità del bagaglio culturale del Mediterraneo.
Maïssa Bey, Malika Mokeddem e Leïla Sebbar sono tre donne di origine algerina che scrivono in francese, dalla Francia, paese della loro migrazione, della formazione e della realizzazione personale e professionale. All’interno di Au commencement était la mer, La désirante e Shérazade: 17 ans, brune, frisée, les yeux verts, le rispettive autrici si servono del Mediterraneo, a cui vengono attribuiti valori simbolici, per veicolare il significato ultimo dei propri scritti. Sul mare si fonda un’enorme biblioteca mobile, migrante, che, come un’onda, continuamente oscilla toccando, con i propri libri, prima una sponda e poi l’altra delle terre a cui appartiene. Maïssa Bey, Malika Mokeddem e Leïla Sebbar prendono in esame,tramite le eroine dei loro romanzi, le problematiche sfaccettature del trauma che incombe sulle generazioni postcoloniali. Nell’immensa distesa di acqua salata che ricopre la Terra, il Mar Mediterraneo assume simbologie e significati comuni all’eterogeneo immaginario culturale degli abitanti delle sue coste. Un unico ma polimorfo elemento veicola, in contesti a volte diversissimi fra loro, in Occidente e in Oriente, immagini che sembrano provenire dalle pagine di uno stesso libro, dal contenuto universalmente condiviso e accettato dalle donne e dagli uomini che dimorano sulle sue sponde. Se nell’antica Grecia il mare era immutabile forza primordiale, anche nell’antica Roma rimane immagine di grandezza e diventa perciò simbolo dell’espansione dell’Impero che, alla fine del I secolo a.C., ormai toccava tutti i territori che si affacciavano sul Mar Mediterraneo, ribattezzato quindi mare nostrum. All’epoca, dunque, l’aggettivo nostrum esprimeva una specifica accezione militare. Oggi, perso questo antico significato, è ancora possibile però definire il Mediterraneo nostrum, perché le sue acque fondono le lingue e le culture di tutti i suoi popoli che riconoscono in esso un’origine comune e un’inalterabile identità.
Attraverso, dunque, l’analisi di tre romanzi di autrici algerine, si vuole sottolineare la rilevanza cangiante della simbologia del mare, declinata, in questo caso, nello specifico della mediterraneità: bacino di culture, anche antichissime, patrimonio dell’umanità errante che annulla le distanze, grazie alle sue acque, il Mediterraneo offre ad ogni individuo, senza distinzione, l’opportunità di specchiarvisi e di riconoscersi in esso come essere umano. Eternamente mutevole e infinitamente complesso, il suo bacino, nella letteratura algerina di espressione francese, si carica di molteplici attributi allegorici che lo rendono punto di riferimento per tutti coloro che, affacciati sulle sue coste, individuano in esso un comune senso di appartenenza. Questo elaborato si pone dunque come punto di partenza di una riflessione più ampia che, sul piano letterario, vuole indagare le differenti declinazioni simboliche del mare nelle opere di autori e autrici che condividono la comune eredità del bagaglio culturale del Mediterraneo.
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