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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03192024-124352


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MAZZEI, MARTINA
URN
etd-03192024-124352
Titolo
Identità e Vulnerabilità. Uno sguardo politico. A partire da Judith Butler.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Masala, Antonio
Parole chiave
  • Judith Butler
  • politica
  • educazione
  • formazione
  • vulnerabilità
  • identità
Data inizio appello
05/04/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
05/04/2064
Riassunto
I temi riguardanti l’identità, la vulnerabilità e il potere vengono presentate in molti scritti di Judith Butler, riscontrando, nella dimensione corporea, la responsabilità di innescare un processo che si compone di diversi meccanismi e ingranaggi, ben determinati tra loro e che si dicono inestricabili. Il corpo è sempre protagonista nelle sue riflessioni. È un corpo dinamico, trasversale, soggetto alla performatività della cultura e della società.
È sempre dal corpo che prende avvio la riflessione butleriana, riconoscendo, nella sua dimensione performativa, l’entità vulnerabile che ogni identità possiede. Queste e molte altre sono le parole chiave del linguaggio butleriano che nel presente lavoro cercheremo di analizzare più approfonditamene. Partendo dall’analisi della vulnerabilità si chiarisce come per Butler, essa ha ampie ricadute sul piano etico-politico, oltre ad avere una duplice valenza: quella della dipendenza e dell’apertura.
Il soggetto percorre un cammino lungo e ben articolato per arrivare alla sua definizione, un percorso che vede fondamentale la dinamica del conoscersi e del ri-conoscersi, soprattutto a un livello più ampio e più specifico: il bisogno di scoprire il senso del nostro essere e del nostro operare.
In questo cammino, è opportuno considerare come fonte principale per la costituzione dell’identità il rapporto che il soggetto stabilisce con una serie di codici, prescrizioni e norme che si trovano inserite in una dimensione storico-culturale. E le quali fondano le basi della narrazione storica a cui, non solo il singolo soggetto fa riferimento, ma l’intera comunità.
Un percorso, fatto di apprendimenti consapevoli e inconsapevoli, sottoposto a molteplici cambiamenti e opportunità, quale per esempio il ripensamento di un simbolismo corporeo già consolidato, sul quale si basa lo statuto formativo del soggetto, conseguito attraverso il suo storicizzarsi nella cultura, nella società e nel linguaggio.
Ripensare la propria formazione, significa ripensare una realtà in cui si dispone già di un sapere normativo stabilito.
Alla costruzione dell’identità contribuiscono poi fattori diversi, i quali cooperano alla realizzazione del Sé nello spazio pubblico. Esso concorre a instaurare una specifica concezione normativa dell’umano, inserendo al patrimonio nativo, ereditario e congenito, dotazioni, attitudini e disposizioni individualmente connotate; tutte le influenze derivanti dall’esperienza, dalla cultura e dalla società, in una parola dall’ambiente. É soprattutto in questa dimensione che le regole e le norme culturali trovano ampio spazio ed è anche ciò che vede il soggetto impegnato nell’agire.
Ogni individuo entra a far parte dello spazio pubblico fin da piccolissimo e ciò gli permette di orientarsi in nuove esperienze, a partire dallo scambio comunicativo, emozionale e affettivo con le figure di riferimento, rivolgendosi verso un universo più vasto, fatto di simboli nuovi.
È dunque la formazione ad acquisire un ruolo fondamentale, in quanto permette al soggetto di percorrere un cammino plurale e dinamico, scaturito dagli incessanti e rapidi cambiamenti che segnano il tessuto sociale e culturale.
“I sistemi educativi stanno ponendo grande attenzione sulla necessità di generare un senso di cittadinanza,” e ciò deve avvenire proprio a partire dai primissimi anni di vita. Ai fini di creare un esercizio ontologico di riconoscimento che valga per sé e per gli altri, risulta di notevole importanza considerare il ruolo che la politica, e dunque le istituzioni statali, svolge per attuare e mantenere un riconoscimento eticamente orientato, in un quadro di vita buona e degna.
L’obiettivo dei numerosi studi relativi ai nuovi sviluppi esperienziali ed educativi è quello di arrivare a formulare una teoria etico politica più realistica e generosa, in grado, di raccogliere e rispettare le diversità e le diseguaglianze che ogni essere vivente può manifestare, nel corso della propria esistenza.
Attraverso la teorizzazione della categoria della vulnerabilità è possibile un ripensamento etico politico di una comunità basata sulla necessità individuale di unirsi per far sì che le proprie differenze siano contemplate per concepire e attuare la realizzazione di una società migliore.
La vulnerabilità rappresenta l’elemento unificante per l’intera umanità.
Essa può dirsi il comune denominatore della condizione umana nella quale viene a corrispondere l’urgenza politica di riconcepire una comunità unitaria e inclusiva.
É in questa dimensione che il soggetto è inserito, in essa compie, senza la totale consapevolezza di ciò che sta accadendo, i primi passi verso la formazione del proprio Sé.
A partire dalle connessioni che le persone instaurano fra loro e per loro, in uno spazio pubblico gli individui hanno la possibilità di realizzarsi. I soggetti, in qualsiasi spazio pubblico, sperimentano la necessità di stare insieme e di cooperare per un fine comune; una necessità, come sostiene Butler che presuppone l’apparire l’uno all’altro. Nello spazio pubblico si vive in maniera manifesta: il raduno collettivo, il corteo, l’assemblea pubblica e perfino il funerale sono tutti movimenti che richiedono uno spazio di apparizione, volto sia alla spettacolarizzazione, sia alla necessità di sentirsi alleati, uniti in una lotta per la conquista e il riscatto di uno o l’altro diritto, risultando il fine ultimo di una politica performativa.
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