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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03192013-143213


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
RIVIERI, VALENTINA
URN
etd-03192013-143213
Titolo
Moravia drammaturgo: il teatro di parola e l'aspirazione al tragico.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
CINEMA TEATRO PRODUZIONE MULTIMEDIALE
Relatori
relatore Prof.ssa Guidotti, Angela
Parole chiave
  • Alberto Moravia
  • Teatro di parola
  • Teatro anni 60
Data inizio appello
22/04/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
22/04/2053
Riassunto
La predisposizione che Alberto Moravia aveva nei confronti del teatro e del genere tragico, è emersa sin dalla stesura del suo primo romanzo, Gli indifferenti dove l’ambizione del giovane scrittore era quella di poter creare un’opera dalla fisionomia spiccatamente teatrale.In tale ambito, inoltre, Moravia condusse una riflessione sull'inattuabilità della tragedia nel mondo borghese contemporaneo privo, stando a quanto afferma lo scrittore , di quei conflitti e di quel pathos che contraddistinguono l’azione tragica.Il pubblico assiste esclusivamente a pièce di mestieranti prive di quel valore poetico e culturale proprio dei testi letterari dove, a volte, la parola viene mutilata o annientata e i personaggi comunicano tra di loro solo attraverso i loro corpi e i loro movimenti. Tali riflessioni portano Moravia a pensare una propria poetica teatrale che vedrà la sua completa formulazione nel 1967 con il saggio La chiacchiera a teatro .
Lo scrittore divide il teatro in due categorie: il teatro della chiacchiera e il teatro di parola. Nel teatro della chiacchiera i personaggi dicono cose qualsiasi producendo puro suono ma mai comunicazione ed espressione. Durante gli anni dedicati alla scrittura drammatica Moravia cerca di dar vita ad un teatro basato solo sulla parola e sulle idee e nel quale vengono discusse questioni ideologiche e filosofiche.Moravia ha perciò l’ambizione di comporre opere volte a restituire al genere teatrale la propria carica comunicativa dibattendo, attraverso l’assoluto dominio della parola sulla scena, tematiche forti e in grado di suscitare emozioni e reazioni nello spettatore. Il teatro di parola vede il suo culmine nel 1968 quando Alberto Moravia scrive la tragedia Il Dio Kurt.
Attraverso la figura del maggiore Kurt Moravia esprime alcuni concetti propri alla sua visione sul teatro e sulla sua funzione, ribadendo più volte la priorità della parola.
Il tentativo tragico auspicato da Moravia nel corso degli anni sembra concretizzarsi con questo testo, ricco di messaggi e di simboli, attraverso la ripresa del mito di Edipo e l’artificio della doppia scena: il dramma, impossibile nella realtà quotidiana e nella società in quanto tale, è trasferito all'interno dell’opera d’arte.
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