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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03182024-171942


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LEGNANI, GINEVRA
URN
etd-03182024-171942
Titolo
ENIGMA: LE COMUNICAZIONI NELLA POLITICA MILITARE TEDESCA 1938 – 1944
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE MARITTIME E NAVALI
Relatori
relatore Prof. Giannotti, Andrea
Parole chiave
  • Alan Turing
  • Berlino
  • Bletchley Park
  • Enigma
  • Hans Thilo Schmidt
  • Varsavia
Data inizio appello
10/04/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
10/04/2094
Riassunto
L’evoluzione dell’umanità è stata modellata dalla sua abilità nel comunicare, e il progresso della nostra specie è avanzato di pari passo con lo sviluppo dei mezzi di comunicazione. “Ogni verità per essere creduta necessita di essere trasmessa in maniera persuasiva” di Giorgio Nardone.
Già a metà del primo millennio a.C., emersero astuti approcci per criptare e trasmettere messaggi in modo sicuro.
Secondo il racconto dello storico Erodoto di Alicarnasso, nell’anno 499 a.C., durante la preparazione di una vasta ribellione delle città ioniche contro il dominio persiano, Istieo di Mileto si trovava alla corte di re Dario I. Non potendo comunicare direttamente con il suo compatriota Aristagora, tiranno della città, per informarlo sull’imminente sollevazione, Istieo ebbe un’idea brillante. Fece radere la testa al suo schiavo più leale, tatuò il messaggio desiderato sul cuoio capelluto e attese che i capelli ricrescessero per nascondere il messaggio.
In seguito, inviò lo schiavo a Mileto, dove gli rasarono nuovamente la testa per leggere il messaggio. Il procedimento era estremamente ingegnoso, poiché neppure il portatore del messaggio conosceva il suo contenuto, rendendo impossibile divulgarlo anche in caso di interrogatorio o tortura.
Questo esempio dimostra che già nell’antichità si sentiva la necessità di escogitare stratagemmi per trasmettere informazioni in modo sicuro.
La comunicazione orale era naturalmente il mezzo preferito, ma quando questa opzione era impossibile, ad esempio a causa delle linee nemiche invalicabili, dell’assenza di messaggeri affidabili o della necessità di trasmettere un messaggio particolarmente preciso, si faceva ricorso alle comunicazioni scritte.
Al fine di eludere la scoperta da parte del nemico, venivano impiegati metodi di stenografia o “scrittura occulta”, così come sistemi di crittografia basati su chiavi o codici segreti.
Nella trasmissione di informazioni sensibili, gli antichi non trascuravano l’utilizzo di codici e sistemi di crittografia.
In alcune occasioni, venivano impiegati metodi piuttosto elementari. Ad esempio, Cicerone, nelle sue lettere, al fine di non divulgare informazioni e prevenire l’utilizzo delle opinioni espresse contro di lui, ricorreva spesso a pseudonimi per riferirsi ad alcuni dei principali personaggi della politica romana del periodo.
In altre circostanze, si adottava la crittografia vera e propria, sostituendo le lettere di un messaggio con altre lettere o simboli. Enea Tattico descrive il metodo di sostituire le vocali delle parole con dei punti, adattando questo sistema all’alfabeto latino.
Giulio Cesare adottava un metodo più raffinato. Secondo Cassio Dione, “era solito, se voleva comunicare a taluno per via di carteggio qualche segreto, di metter sempre la lettera dell’alfabeto, che secondo l’ordine era la quarta, invece di quella che vi si doveva porre, affinché i suoi scritti da nessuno potessero intendersi”.
Questi non rappresentarono gli unici metodi per trasmettere informazioni sensibili nell’antichità. Va aggiunto l’impiego di tecniche di comunicazione a distanza, principalmente a scopo militare, come quelle basate sull’utilizzo di segnali di fumo.
In tale contesto, si faceva ricorso anche alla tachigrafia, una forma di scrittura mediante segni o abbreviazioni, ampiamente sviluppata sia nell’ambito greco che in quello romano. Qualsiasi metodo risultava valido quando erano in gioco la vittoria in una guerra o la salvezza dello stato.
Edgar Allan Poe scriveva che “qualunque codice inventato dall’umano ingegno può essere risolto dall’ingegno di un altro uomo”.
Questo è ciò che sarebbe accaduto negli anni precedenti il secondo conflitto mondiale.
La “guerra dei codici” caratterizzò una buona parte della prima metà del XX secolo, trovando il suo culmine negli anni Trenta e Quaranta, con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, quando le comunicazioni militari tedesche “sembravano” essere insuperabili e, soprattutto, inattaccabili. I nazisti credevano di poter riuscire a trasmettere le informazioni da un comando ad un altro senza essere intercettati, ma, in particolar modo credevano che, anche se queste fossero state carpite, sarebbero restate incomprensibili ad una semplice occhiata. Ma ciò non sarebbero stato vero.
Quello che permise la vittoria, da parte delle potenze alleate nella Seconda guerra mondiale, non fu dovuto solo alla “classica guerra” combattuta per mare e per terra, ma alla “guerra segreta” combattuta da matematici, analisti e ingegneri che, grazie al loro ingegno e intelletto, riuscirono a violare la macchina cifrante tedesca: Enigma.
Indubbiamente, Enigma emerge come la più famosa apparecchiatura di cifratura nell’ambito della storia militare recente. Ideata e concepita negli anni Venti del XX secolo da Arthur Scherbius, un ingegnere tedesco. Fu inizialmente brevettata con intenti strettamente commerciali dato che Scherbius mirava a fornire alle imprese uno strumento che consentisse la trasmissione di messaggi via radio indecifrabili per i concorrenti.
A partire dal 1923, la prima edizione commerciale di Enigma debuttò sul mercato. Nonostante il suo prezzo elevato, riscosse un notevole successo che catturò l’interesse delle forze armate e dei servizi segreti tedeschi, che dopo alcuni anni, decisero di adottarla, apportando modifiche significative e adeguamenti appropriati per migliorarne ulteriormente la sicurezza e le prestazioni.
Inizialmente, fu la Kriegsmarine che adottò Enigma, seguita dall’Esercito e infine dalla Luftwaffe, insieme a enti cruciali come il Ministero degli Esteri, le Poste e le Ferrovie. In breve tempo, tutti i principali organismi istituzionali, sia civili che militari, abbracciarono l’utilizzo di Enigma, conosciuta anche come “la macchina a rotori”.
La macchina diventò oggetto di crescente interesse anche da parte dei polacchi, preoccupati per le crescenti ambizioni tedesche, spingendo Varsavia alla ricerca di informazioni sulle “reali intenzioni di Hitler”. Di conseguenza, potenziò il proprio servizio cifrario, richiamando i più eminenti matematici del Paese, come Marian Rejewski e Jerzy Rozycki.
Grazie alla collaborazione con le agenzie di intelligence francesi e alla loro “rete di spie”, che potevano contare su un “agente” infiltrato noto come l’“agente di Enigma”, Hans Thilo Schmidt, all’interno dell’Ufficio Cifra del Ministero della Guerra tedesco, gli esperti polacchi furono in grado di decriptare una serie di messaggi inviati tramite la macchina Enigma.
Nonostante questo innegabile successo, rimanevano ancora numerosi i segreti riguardanti la macchina cifrante. Effettivamente, oltre al problema di accesso, nel 1938 Berlino prese la decisione di sostituire i principali meccanismi della macchina crittografica per aumentare ulteriormente la sua sicurezza.
Con l’invasione della Polonia ormai alle porte, Varsavia optò per trasferire tutti i materiali e le ricerche relative a Enigma ai loro colleghi britannici, che già a Bletchley Park avevano avviato il progetto Ultra nel tentativo di decifrare i codici tedeschi.
Col trascorrere dei mesi, il fattore tempo diventava cruciale.
Non era sufficiente decifrare i messaggi, ma era altresì fondamentale farlo tempestivamente. Se la decrittazione avveniva dopo che gli eventi segnalati si erano già verificati, l’intera operazione si rivelava infruttuosa.
Con l’intervento di .alcuni matematici, tra cui Alan Turing, questo problema venne superato, fino ad arrivare alla completa decrittazione delle macchine Enigma impiegate dall’Esercito e dalla Marina.
Turing, pioniere dell’era informatica, fu in grado di far comprendere ai suoi colleghi il fatto che una macchina complessa come Enigma, capace di generare milioni di combinazioni e con codici di accesso modificati giornalmente, non poteva essere violata tramite “mezzi umani tradizionali”. L’unica soluzione plausibile risiedeva nell’ideazione di quella che oggi viene chiamata intelligenza artificiale, ossia una macchina dotata delle stesse capacità di calcolo di Enigma e in grado di operare a velocità straordinarie per individuare tempestivamente i codici di accesso giornalieri.
Attualmente, la crittografia, ossia l’arte di rendere un messaggio indecifrabile per chiunque tranne il destinatario autorizzato, rappresenta una vera e propria disciplina scientifica.
Accanto alla guerra dei codici, per i nazisti fu cruciale anche il ruolo giocato dalle varie tipologie di comunicazione, che potessero, nel più breve tempo possibile, rendere la popolazione partecipe alle quotidiane attività del Reich. Ciò venne reso attuabile tramite la propaganda.
Ma sarebbe stato effettivamente questo lo scopo della propaganda? Era vero tutto ciò che veniva trasmesso?
Hitler credeva che “le masse sono abbagliate più facilmente da una grande bugia, che da una piccola” e “più grande è la menzogna più grandi le probabilità che venga creduta”.
Questo è quello che sarebbe accaduto.
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