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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03182024-114716


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SASSO, ANTONIO
URN
etd-03182024-114716
Titolo
BRANCHI DI LUPI. LA STRATEGIA SOTTOMARINA TEDESCA 1941-1945.
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE MARITTIME E NAVALI
Relatori
relatore Prof. Giannotti, Andrea
Parole chiave
  • sommergibili
  • tedeschi
  • guerra
Data inizio appello
10/04/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
10/04/2064
Riassunto
Con la presente tesi si intende descrivere la “Tattica del Branco di lupi”, Wolfsrudeltaktik in lingua tedesca; nome dato alla strategia di guerra sottomarina adottata dai sommergibili tedeschi, gli U-Boote, nella seconda guerra mondiale.
Gli U-Boote tedeschi impegnati nel Mar Mediterraneo durante la prima guerra mondiale passarono, nelle ultime settimane di guerra, ad attaccare i convogli nemici non più singolarmente ma in gruppo.
Uno dei comandanti di U-Boot che operavano nel Mediterraneo allora era il ventitreenne Karl Dönitz, che comandava l'UB-68. Le esperienze fatte dal futuro Comandante supremo degli U-Boote e Grandammiraglio furono alla base della sua adozione della tattica del "branco di lupi" nella quale egli fu coinvolto dal 1936 come Comandante supremo dei nuovi U-Boote in costruzione dal 1935. Verrà dunque descritta questa tattica in modo più approfondito e si parlerà della figura di Karl Dönitz, cruciale per il suo successo, che la ideò e le mise in pratica, anche malgrado i pareri ostili dei suoi superiori.
Parleremo dei sommergili tedeschi, gli U-Boote e delle loro innovazioni tecniche avvenute nel corso di quegli anni, rendendoli sempre più efficienti e sicuri.
La tattica del "branco di lupi" entrò in azione per la prima volta nell'ottobre del 1939.
In quel momento operavano sei sommergibili in Nord Atlantico. Dall'esperienza di questo primo tentativo, emerse l’insegnamento che il primo sommergibile a individuare il nemico, non avrebbe dovuto attaccare subito, bensì attendere fino a che gli altri sommergibili del branco vi fossero stati condotti dai segnali.
Si parlerà dunque della battaglia dell’Atlantico, nell’evolversi delle sue varie fasi, e come questa tattica fu messa in pratica e perfezionata col passare del tempo e con l’evolversi delle tecnologie applicate, i battelli dovevano attaccare il convoglio KJF 3 che si era formato a Kingston. Due U-Boote si persero prima che il convoglio fosse rintracciato: l'U-42 fu affondato nel corso dell'attacco al mercantile Stonepool, difeso da due cacciatorpediniere, accorse in suo aiuto e l'U-40 affondò in una zona minata nella Manica. Dei quattro sommergibili rimasti, gli U-45, U-37 e U-48 accettarono battaglia con le navi del convoglio, che non era scortato, e affondarono numerosi mercantili; all'U-46 non riuscì l'individuazione del convoglio.
Verrà inoltre dato uno sguardo anche la contemporanea guerra nel Mediterraneo che inevitabilmente incise sulle sorti della battaglia dell’Atlantico in quanto richiese un numero non indifferente di U-boote.
La tattica iniziò a perdere importanza verso la fine del 1942, allorché il radar, portato a compimento da parte inglese, poté essere sempre più efficace.
La tattica del "branco di lupi" fu la conseguente risposta alla scorta armata dei convogli. Il massiccio impiego degli U-Boote fu contrastato da parte degli Alleati con tecniche di "contro sviluppo" e la decodifica del codice crittografico di Enigma nel corso della guerra, condusse a massicce perdite di U-Boot, contemporaneamente al calo delle perdite di navi mercantili dal maggio 1943.
La fine della guerra giunse prima dell'esteso impiego di ulteriori sviluppi di apparati per gli U-Boot, quali snorkel, siluri a ricerca automatica del bersaglio, batterie ad alta capacità, U-Boot a propulsione Walter.

Si concluderà dunque evidenziando le fasi finali della guerra in cui gli U-Boote da “branco di lupi” dovettero rassegnarsi al compito secondario, di tenere impegnate le forze nemiche.

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