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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03182019-180838


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
TEDESCHI, SARA
URN
etd-03182019-180838
Titolo
Profili di attualità dell'obiezione di coscienza all'aborto per motivi religiosi
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Consorti, Pierluigi
Parole chiave
  • protestantesimo e aborto
  • padre del concepito
  • ortodossia e aborto
  • obiezione di coscienza
  • nuovo testamento
  • islamismo
  • medico
  • islam e aborto
  • giudice tutelare
  • giudaismo e aborto
  • fondamento costituzionale
  • ebraismo
  • diritto soggettivo
  • cristianesimo
  • corano
  • conscientious objection
  • cattolicesimo e aborto
  • bibbia
  • antico testamento
  • aborto e religioni
  • aborto
  • abortion and religion
  • abortion
  • sunna
  • torah
Data inizio appello
10/04/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
10/04/2089
Riassunto
L’obiezione di coscienza ha origini in tempi molto lontani ma, nonostante questo, rimane sempre estremamente attuale. Consiste nel contrasto percepito da un soggetto tra una norma esterna impostagli dalla legge e una norma interna derivante dalla sua coscienza.
Durante gli anni, all’obiezione di coscienza contra legem si è andata affiancando l’obiezione di coscienza secundum legem, che consiste nell’intervento con cui il legislatore legittima alcune situazioni per prevenire l’obiezione di coscienza. Questo tipo di legittimazione trasforma l’obiezione di coscienza in opzione di coscienza, dal momento che il legislatore prevede un comportamento alternativo a carico dell’obiettore rispetto a quello originariamente previsto.
All’interno dell’ordinamento giuridico italiano la prima legge che ha disciplinato una forma di obiezione di coscienza fu la legge 772 del 1972, norme per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza, la quale prevedeva la possibilità per i giovani obbligati alla leva militare, di sostituirla con l’adempimento di un altro obbligo alternativo.
La legge 772 del 1972 venne formulata guardando all’obiezione di coscienza come un beneficio connotato da una certa discrezionalità, ma questo modo di percepire l’obiezione di coscienza venne via via a modificarsi anche grazie ad una pluralità di interventi giurisprudenziali non solo nazionali, ma anche europei ed internazionali. Questo portò ad un importante cambiamento in merito alla percezione del fenomeno obiettorio, passando dalla sua mera tolleranza alla sua qualificazione come diritto soggettivo.
La seconda legge italiana a disciplinare un’altra forma di obiezione di coscienza fu la legge 194 del 1978, norma per la tutela sociale della maternità sull’interruzione volontaria della gravidanza. In riferimento a questa legge si è sviluppato l’esame oggetto della mia trattazione.
È evidente che l’obiezione di coscienza sorga primariamente come un moto interiore di carattere coscienziale, che può avere origini ideologiche, morali o religiose, per poi assumere un rilievo anche a livello giuridico-normativo.
Sotto il primo profilo, ed in particolare dal punto di vista religioso, l’indagine fatta ha permesso di evidenziare quali siano le posizioni delle tre principali religioni monoteistiche occidentali (ebraismo, cristianesimo e islamismo) in merito al ricorso all’aborto.
Dall’altro lato, quello giuridico, ho effettuato un approfondimento circa il contenuto della legge 194 e le problematiche specifiche che sono emerse nel corso degli anni a causa di alcune lacune e incompletezze, indicando anche le principali pronunce giurisprudenziali che si sono susseguite nel tentativo di risolvere le problematiche emergenti. L’esame fatto si è incentrato in particolar modo sulle tre categorie di soggetti richiamati dalla legge di riferimento: il personale sanitario, il giudice tutelare ed il padre del concepito, evidenziando il diverso trattamento riservato dal legislatore a questi soggetti, nonché la giurisprudenza e la dottrina connesse.
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