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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03162023-183015


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CATERINO, SABRINA
URN
etd-03162023-183015
Titolo
I REGIMI TOTALITARI NELLA ROMANIA DEL XX SECOLO. RIFLESSI NELLA "BUSTA NERA" DI NORMAN MANEA
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
ITALIANISTICA
Relatori
relatore Prof.ssa David, Emilia
correlatore Prof.ssa Tocco, Valeria
Parole chiave
  • Regimi totalitari
  • Norman Manea
  • Nicolae Ceaușescu
Data inizio appello
13/04/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
13/04/2026
Riassunto
Durante il XX secolo la Romania è stata al centro delle più varie e complesse forme di totalitarismo: a partire da quella regia di Carol II – instauratasi nel 1938 – la Romania è poi finita sotto la dittatura del generale Ion Antonescu, primo Conducător (condottiero) della storia romena, il cui appellativo è di pari significato a quello che noi più propriamente conosciamo come Führer, che Hitler si diede nella sua Germania nazista, di cui “Duce” ne è – appunto – la traduzione italiana a cui attribuiamo, in modo lampante, il nome di Mussolini, il dittatore italiano del XX secolo.
Dopo la dittatura militare di I. Antonescu (1940-44), che prevedeva come missione storica “una pulizia del paese attraverso l’espulsione di tutti quegli elementi estranei e dannosi quali ebrei, massoni e rom, che – secondo il generale – avevano corrotto il popolo romeno”, la Romania ha dovuto affrontare un’altra dittatura– ancora più dispotica – ossia quella di Nicolae Ceaușescu, secondo Conducător degli anni ’60 del XX secolo.
Negli anni ‘40, i due colossi totalitari erano la Germania di Hitler e la Russia di Stalin e proprio per questo, nel 1939 fu firmato un patto di non aggressione tra le due potenze, passato alla storia come patto Molotov-Ribbentrop – dal nome dei due ministri firmatari, rispettivamente sovietico e tedesco – che concesse all’Unione Sovietica una revisione circa le frontiere romene, affinché questa non avrebbe intralciato i piani di Hitler circa il territorio polacco e romeno, grossa fonte, quest’ultima di risorse naturali di cui la Germania avrebbe voluto ben presto averne il pieno controllo. Preludio, questo, di una forte amputazione territoriale che la Romania sarà costretta a subire.
Pertanto, il Paese si ritrovò improvvisamente sotto la stretta di questi due giganti totalitari e re Carol II cercò invano di mantenere la Romania neutrale ma dopo la forzata cessione della Bessarabia e della Bucovina settentrionale all’URSS (28 giugno 1940) e della metà della Transilvania all’Ungheria (30 Agosto 1940) e della Dobrugia meridionale alla Bulgaria, il re cercò nella nomina del generale I. Antonescu a Capo di Stato (settembre 1940) un’ancora di salvezza attraverso cui non assoggettare la Romania alle due potenze.
Dopo due giorni il re fu costretto da Antonescu ad abdicare sancendo così la fine della dittatura regia e l’inizio del regime del nuovo conducător dalle forme militaresche e totalitarie.
Antonescu, in quel preciso momento storico, si ritrovò con un sistema di alleanze che pian piano andava sempre più a sgretolarsi per cui optò per quello che secondo lui era il male minore: un’alleanza con la Germania nazista al fine di riottenere Bessarabia e Bucovina Settentrionale.
Il nuovo conducător portò così alle leve di comando il Movimento legionario, prettamente fascista e antisemita – di cui la Guardia di ferro ne era il gruppo armato– certamente approvato e favorito da Hitler nel nuovo governo; Ne seguirà uno Stato Nazional Legionario in cui le deportazioni, le repressioni saranno sempre più massicce e i diritti umani saranno calpestati.
La Romania ben presto divenne subordinata agli interessi tedeschi, sancendo così la sua partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale al fianco della Germania nazista.
Con la disfatta di Stalingrado, avvenuta nel 1943, le truppe tedesche furono costrette a ritirarsi dal territorio romeno e l’Armata Rossa di Stalin procedette ben presto ad avanzare, ponendo così le basi di un nuovo inizio della storia romena: la Romania, infatti, diventava così uno stato satellite dell’Urss. Quest’ultima, favorirà poi l’ascesa di quel partito comunista sino a quel momento relegato ai margini della storia, il cui peso politico sarà preso in considerazione solo a partire dal 1947, dopo elezioni politiche del tutto truccate e con l’effettiva instaurazione del governo sovietico in territorio romeno, ponendolo in questo modo sotto la sua definitiva egemonia.
Vi fu, a partire da quegli anni, un’ escalation della tirannia: l’industria divenne dello Stato, l’agricoltura collettivizzata, le banche nazionalizzate e i beni espropriati. Si chiuse ogni sorta di rapporto con l’Occidente e venne represse qualsiasi forma di opposizione. Si impose una fortissima censura che permise scarse resistenze e la libertà di parola iniziò a essere sempre più ostacolata: validi insegnanti e uomini di cultura vennero allontanati, sottoposti a pressioni, arrestati al minimo segno di opposizione.
Nel 1948 vengono messi all’indice 8000 libri e riviste.
Furono degli anni terribili sia per la cultura che per la società.
Negli anni 60’ inizia ben presto un graduale percorso di distaccamento da Mosca, portato avanti dal nuovo presidente Gheorghiu-Dej, a cui succederà, nel 65’, un giovane da cui nessuno si sarebbe mai aspettato che avrebbe apportato, nella Romania di quegli anni, l’inizio di una nuova fase: fatta di spionaggi, forte censura ed esili. Si tratta di Nicolae Ceaușescu, che instaurerà un regno dittatoriale di ben 24 anni che sconvolgerà e traumatizzerà l’intera società, distruggendola psicologicamente e portandola a vivere in condizioni del tutto disumane: senza acqua calda, né riscaldamenti o alimentari di prima necessità, con sole 2 ore massime di tv giornaliere di cui se ne dedicava anche il tempo necessario per l’esaltazione della figura del dittatore.
Il campo culturale sarà progressivamente devastato dalla censura e molti intellettuali saranno costretti all’esilio; Tra questi, Norman Manea, scrittore romeno di origini ebraiche che a causa dei due dittatori della storia romena, Ion Antonescu negli anni ‘40 e Nicolae Ceaușescu negli anni ’80, ha dovuto subire un doppio olocausto: il primo fisico, il secondo più interiore che fisico. La sua voce, la sua esperienza, è riportata all’interno del terzo capitolo di questo elaborato e sarà grazie a questo intellettuale se ci addentreremo nei meandri più profondi della censura, degli spionaggi e dell’esilio di cui la sofferenza dell’io ne è la protagonista.
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