Tesi etd-03162018-111303 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PALAZZOTTO, GABRIELE
URN
etd-03162018-111303
Titolo
Gli accordi di ristrutturazione dei debiti: requisiti, procedimento ed aspetti operativi.
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
CONSULENZA PROFESSIONALE ALLE AZIENDE
Relatori
relatore Prof. Verona, Roberto
controrelatore Dott. Silvestri, Alessio
controrelatore Dott. Silvestri, Alessio
Parole chiave
- accordi di ristrutturazione del debito
- legislazione fallimentare
Data inizio appello
03/05/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
03/05/2088
Riassunto
L’istituto degli accordi di ristrutturazione del debito, disciplinato dall'art. 182-bis della legge fallimentare, è stato inserito nell'ordinamento delle procedure concorsuali nell'anno 2005 con il d.l. 14 marzo 2005, n. 35 convertito dalla legge l. 14 maggio 2005, n. 80.
Il legislatore fallimentare con l’istituto degli accordi ha voluto inserire un ulteriore strumento negoziale che potesse permettere all'imprenditore in crisi di risolvere lo stato di difficoltà, lasciando la procedura fallimentare come ultimo ed estremo rimedio.
In una fase iniziale tale strumento è rimasto del tutto inutilizzato; la crisi veniva risolta facendo ricorso al concordato preventivo e al piano attestato poiché negli accordi non si applica la regola maggioritaria propria del concordato e vi è la necessità del pagamento integrale dei creditori estranei, i quali possono agire nei confronti del debitore con ogni mezzo per far valere i loro diritti; dall'altro rispetto al piano attestato con gode della riservatezza.
Per ovviare allo scarso utilizzo dello strumento si sono susseguite nel tempo molti interventi normativi volti a favorirne l’utilizzo: il d.lgs. n. 169/2007 che ha inserito il divieto di iniziale o continuare azioni esecutive e consentono la transazione fiscale; il d.l. 31 maggio 2010, n. 78 convertito dalla l. 30 luglio 2010, n. 122 che ha previsto la cd. “protezione anticipata”, l’esenzione da alcuni reati fallimentari e ha inserito l’art. 182-quater; il d.l. 22 giugno 2012, n. 83 convertito dalla l. 7 agosto 2012, n. 134 che ha dilazionato i termini per il pagamento dei creditori estranei ed ha innovato l’istituto della prededuzione, il d.l. 27 giugno 2015, convertito dalla l. 6 agosto 2015, n. 132 che ha previsto l’accordo di ristrutturazione con intermediari finanziari e la convenzione di moratoria e delle novità in tema di prededuzione.
In questo senso va anche la legge delega 19 ottobre 2017, n. 155 che dovrà riscrivere le regole degli accordi di ristrutturazione dei debiti, in ottica di incentivare ancor di più l’utilizzo delle procedure di risoluzione della crisi.
Tuttavia, nonostante i ripetuti interventi normativi l’accordo di ristrutturazione non è uno strumento largamente usato per risolvere lo stato di crisi. Questo è constatabile da
La tesi analizza i caratteri generali, procedimentali e le criticità che sono sorte dall'utilizzo pratico degli accordi ex art. 182-bis analizzando inoltre il collegamento con la transazione fiscale e l’accordo “speciale” concluso con intermediari finanziari.
Nel primo capitolo dopo aver trattato la natura concorsuale dell’istituto, tema ancora dibattuto ed aperto in dottrina, vengono analizzati i profili soggettivi e oggettivi richiamati dalla norma, nonché i requisiti essenziali richiesti dall'art. 182-bis per poter accedere alla procedura.
Nel secondo capitolo viene analizzato l’iter procedimentale, dal deposito della domanda presso il tribunale al deposito presso il Registro delle Imprese, che si conclude con un decreto motivato del giudice che omologa o rigetta l’accordo di ristrutturazione, ponendo l’attenzione al ricorso in Appello e per Cassazione.
Nel terzo capitolo l’argomento oggetto di approfondimento riguarda la prededuzione dei nuovi crediti contratti in occasione di un accordo di ristrutturazione dei debiti. Nell'accesso alla nuova finanza si identificano due interessi contrapposti: da una parte l’impresa in crisi necessità di risorse finanziarie sia per dare esecuzione all'accordo stesso che per addivenire allo stesso; dall'altra i finanziatori che sono restii a concedere le risorse per paura di non vedersi rimborsati il credito e come lo stesso venga trattato in caso di successivo fallimento.
Nel quarto capitolo viene analizzata la fase successiva al giudizio del tribunale. L’analisi intende approfondire la tematica del controllo successivo all'omologa, illustrando inoltre gli strumenti utilizzabili dal creditore aderente o meno in caso di inadempimento dell’imprenditore in crisi ed evidenziando come gli atti conclusi si inseriscono in una successiva procedura fallimentare.
Gli ultimi due capitoli, trattano di due strumenti utilizzabili con l’accordo di ristrutturazione: la transazione fiscale e l’accordo di ristrutturazione con intermediari finanziari e la convenzione di moratoria.
Il legislatore fallimentare con l’istituto degli accordi ha voluto inserire un ulteriore strumento negoziale che potesse permettere all'imprenditore in crisi di risolvere lo stato di difficoltà, lasciando la procedura fallimentare come ultimo ed estremo rimedio.
In una fase iniziale tale strumento è rimasto del tutto inutilizzato; la crisi veniva risolta facendo ricorso al concordato preventivo e al piano attestato poiché negli accordi non si applica la regola maggioritaria propria del concordato e vi è la necessità del pagamento integrale dei creditori estranei, i quali possono agire nei confronti del debitore con ogni mezzo per far valere i loro diritti; dall'altro rispetto al piano attestato con gode della riservatezza.
Per ovviare allo scarso utilizzo dello strumento si sono susseguite nel tempo molti interventi normativi volti a favorirne l’utilizzo: il d.lgs. n. 169/2007 che ha inserito il divieto di iniziale o continuare azioni esecutive e consentono la transazione fiscale; il d.l. 31 maggio 2010, n. 78 convertito dalla l. 30 luglio 2010, n. 122 che ha previsto la cd. “protezione anticipata”, l’esenzione da alcuni reati fallimentari e ha inserito l’art. 182-quater; il d.l. 22 giugno 2012, n. 83 convertito dalla l. 7 agosto 2012, n. 134 che ha dilazionato i termini per il pagamento dei creditori estranei ed ha innovato l’istituto della prededuzione, il d.l. 27 giugno 2015, convertito dalla l. 6 agosto 2015, n. 132 che ha previsto l’accordo di ristrutturazione con intermediari finanziari e la convenzione di moratoria e delle novità in tema di prededuzione.
In questo senso va anche la legge delega 19 ottobre 2017, n. 155 che dovrà riscrivere le regole degli accordi di ristrutturazione dei debiti, in ottica di incentivare ancor di più l’utilizzo delle procedure di risoluzione della crisi.
Tuttavia, nonostante i ripetuti interventi normativi l’accordo di ristrutturazione non è uno strumento largamente usato per risolvere lo stato di crisi. Questo è constatabile da
La tesi analizza i caratteri generali, procedimentali e le criticità che sono sorte dall'utilizzo pratico degli accordi ex art. 182-bis analizzando inoltre il collegamento con la transazione fiscale e l’accordo “speciale” concluso con intermediari finanziari.
Nel primo capitolo dopo aver trattato la natura concorsuale dell’istituto, tema ancora dibattuto ed aperto in dottrina, vengono analizzati i profili soggettivi e oggettivi richiamati dalla norma, nonché i requisiti essenziali richiesti dall'art. 182-bis per poter accedere alla procedura.
Nel secondo capitolo viene analizzato l’iter procedimentale, dal deposito della domanda presso il tribunale al deposito presso il Registro delle Imprese, che si conclude con un decreto motivato del giudice che omologa o rigetta l’accordo di ristrutturazione, ponendo l’attenzione al ricorso in Appello e per Cassazione.
Nel terzo capitolo l’argomento oggetto di approfondimento riguarda la prededuzione dei nuovi crediti contratti in occasione di un accordo di ristrutturazione dei debiti. Nell'accesso alla nuova finanza si identificano due interessi contrapposti: da una parte l’impresa in crisi necessità di risorse finanziarie sia per dare esecuzione all'accordo stesso che per addivenire allo stesso; dall'altra i finanziatori che sono restii a concedere le risorse per paura di non vedersi rimborsati il credito e come lo stesso venga trattato in caso di successivo fallimento.
Nel quarto capitolo viene analizzata la fase successiva al giudizio del tribunale. L’analisi intende approfondire la tematica del controllo successivo all'omologa, illustrando inoltre gli strumenti utilizzabili dal creditore aderente o meno in caso di inadempimento dell’imprenditore in crisi ed evidenziando come gli atti conclusi si inseriscono in una successiva procedura fallimentare.
Gli ultimi due capitoli, trattano di due strumenti utilizzabili con l’accordo di ristrutturazione: la transazione fiscale e l’accordo di ristrutturazione con intermediari finanziari e la convenzione di moratoria.
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