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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-03152017-110817


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ALIBONI, ANDREA
URN
etd-03152017-110817
Titolo
Una rivisitazione dello spazio del conflitto religioso nelle Relationes di Quinto Aurelio Simmaco
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
FILOLOGIA E STORIA DELL'ANTICHITA'
Relatori
relatore Tommasi Moreschini, Chiara Ombretta
Parole chiave
  • relationes
  • Quinto Aurelio Simmaco
  • pagan revival
  • conflitto religioso
Data inizio appello
28/04/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il presente elaborato offre una rivisitazione dello spazio del conflitto religioso interno alle relazioni di Quinto Aurelio Simmaco alla luce dei più recenti contributi storiografici circa la reazione e il revival pagani alla fine del IV secolo, negati da Alan Cameron e da una parte considerevole della critica. Dopo aver offerto una panoramica dello stato attuale del dibattito accademico in merito, lo studio si concentra sulle condizioni storico-politiche che portarono alla nomina a prefetto urbano nel 384 di Simmaco, tradizionalmente riconosciuto come uno dei leader della fazione aristocratica pagana. Si sostiene in particolare che tale nomina fosse dovuta all'esigenza da parte della corte di Milano di rinsaldare i rapporti con l'aristocrazia senatoria in un momento di particolare debolezza del potere centrale nella pars occidentis, legato all'insurrezione di Massimo, rigettando la teoria di una svolta filo-pagana dopo la legislazione grazianea. Attraverso la disamina delle relazioni tradizionalmente interpretate come spia dei contrasti tra Simmaco e le opposizioni cattoliche interne al senato e al comitatus milanese, si tenta di dimostrare come le difficoltà incorse durante il mandato prefettizio del 384/385 siano da ricondursi a questioni di carattere politico e amministrativo piuttosto che a dinamiche di scontro religioso. Si evidenzia infine come la maggior parte della documentazione analizzata, lungi dal mettere in luce una frattura interna all'aristocrazia senatoria, divisa tra convertiti e non al nuovo credo, palesi invece la sua sostanziale omogeneità culturale e un forte sentimento di solidità di ceto.
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