Tesi etd-03142023-140632 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CAVA, GIULIA
URN
etd-03142023-140632
Titolo
I VOLTI DELLA FOLLIA NELLA STORIA DELL'ARTE MODERNA.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Farinella, Vincenzo
Parole chiave
- follia
- insane.
- malattia mentale
Data inizio appello
13/04/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
13/04/2093
Riassunto
Nel corso dei secoli l’idea di arte è cambiata notevolmente, assumendo sempre significati nuovi. Un cambiamento importante è quello avvenuto tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX. Proprio in questo periodo, infatti, alcune arti specifiche riemersero e si affermarono come opere artisticamente valide e degne di considerazione e contemplazione estetica. Tra queste arti vi erano l’arte dei primitivi, l’arte delle razze orientali, l’arte dei bambini, ma soprattutto, quella che verrà riconosciuta come l’arte dei folli. Questa tesi ha l’obiettivo di analizzare e ricostruire la nascita e l’evoluzione della suddetta arte a partire dal Cinquecento, fino ad arrivare ai primi anni dell’Ottocento, esaminando principalmente l’aspetto artistico, prendendo in analisi alcuni importanti artisti come Bosch, Bruegel, Hogarth, Goya e Géricault; ma affacciandosi al contempo ad altri campi, come quello filosofico, medico e giuridico, per ricostruire la storia e l’evoluzione della malattia mentale. Come già detto precedentemente, nel corso della storia l’arte dei folli è stata spesso assimilata ad altre arti: arti popolari, arti primitive e arte degli ingenui. Questo raggruppamento delle diverse forme artistiche è avvenuto perché la bellezza e il significato di queste diverse tipologie di immagini, sono sempre state riconosciute attraverso processi identici o attraverso elementi che esse avevano in comune. La conseguenza di questo raggruppamento è la dimostrazione che queste forme artistiche, non erano mai state completamente accettate come arte. Un cambiamento radicale avvenne a partire dai primi anni del XX secolo, quando molti artisti europei divennero consapevoli della malattia mentale e della sua presenza all’interno delle varie forme artistiche da cui si sono lasciati ispirare. Proprio in questi stessi anni ci furono anche le prime mostre dell’arte dei folli, e occasionalmente, anche le immagini che venivano realizzate da pazienti rinchiusi in ospedali psichiatrici, iniziarono ad ottenere una maggiore visibilità. Tutto ciò non deve indurci a pensare che la scoperta di questa arte si sia limitata a piccoli gruppi, o sia stata confinata all’interno degli istituti psichiatrici, l’interesse pubblico verso questo tipo di arte era infatti assolutamente notevole. C’era un grande interesse e una grandissima curiosità su queste nuove immagini, alimentata probabilmente, anche dai famosi cliché di artisti pazzi contemporanei. Nonostante questo interesse si concentri soprattutto attorno ai primi anni del XX secolo, è importante sottolineare che un ruolo centrale in questa analisi, verrà svolto dal Romanticismo. Il malato psichiatrico, o meglio il folle, subirà infatti un profondo cambiamento all’interno della società: verrà trasformato da uomo senza cervello, animale privo di sentimenti, a un eroe romantico, la cui arte è semplicemente un’espressione dell’immaginazione romantica scatenata e senza freni. Se l’arte dei pazzi ha una storia così lunga, perché si parla di un forte interesse nei suoi confronti, soltanto nel XX secolo? È importante tenere conto che quella che spesso viene definita una “scoperta” in realtà non lo è. L’arte dei pazzi infatti è sempre risultata, agli occhi di molti, invisibile, ma di fatto, è sempre esistita. La sua invisibilità deriva dal caos delle immagini, spesso ritenute addirittura senza senso, dove predomina tutto ciò che è terrificante, tutti quei sentimenti e quelle emozioni intense derivanti dai bisogni umani, tutti elementi che venivano respinti perché erroneamente ritenuti banali e insignificanti. Era innegabile l’impatto visivo e il potere emotivo di queste immagini, eppure nemmeno i migliori esempi di pittura e scultura dei folli, hanno trovato un posto permanente nei musei del mondo occidentale. Non c’è nessun mercato per l’arte dei folli e non esistono monografie storiche di artisti affetti da una malattia mentale, questo tipo di arte è sempre stata vista come qualcosa da ignorare o da cancellare completamente. La produzione delle immagini da parte di pazienti affetti da malattie mentali, infatti, non è mai stata di facile accettazione da parte del pubblico. Bisogna essere pronti ad accettare il caos, tutto ciò che apparentemente può apparire senza alcun senso, bizzarro e a volte addirittura spaventoso. Il risultato della minimizzazione di quest’arte, è stato causato, probabilmente, anche dalla riluttanza che tanti critici e studenti hanno mostrato nel confrontarsi con materiale visivo che veniva considerato appartenente al campo della psichiatria medica. Quest’ultima, infatti, avrà un ruolo fondamentale in questo discorso, perché saranno proprio gli psichiatri a studiare e a classificare, per primi, queste immagini. Senza la psichiatria, la conoscenza e l’analisi dell’arte dei folli, sarebbe tutt’oggi sicuramente più complessa e frustrante. La ricerca della funzione dell’arte nella vita dei pazienti malati, nel campo della psichiatria, ha dato spazio ad una nuova cura che si è rivelata anche molto efficace: l’arte terapia. La follia è inoltre un tema capace di offrirci innumerevoli spunti. Parlare di follia ci offre la possibilità di riflettere sui temi della genialità, della morale, della libertà. Ci permette di inserirci, seppur in punta di piedi, nell’ambito medico e psichiatrico. Ci dona la possibilità di osservare il comportamento della società nei confronti dei folli, ieri e oggi, lasciando entrare in gioco anche il campo giuridico. La prima parte della mia tesi si occuperà dunque di fornire una lettura storica dei diversi modi in cui la follia è stata considerata nel corso dei secoli. Fare questo può costituire il modo migliore per comprendere quanto l'idea di follia sia variabile e collegata alle credenze, alla cultura, all’economia, alla religione della società e del tempo.
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