| Tesi etd-03122020-110447 | 
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    Tipo di tesi
  
  
    Tesi di laurea magistrale
  
    Autore
  
  
    TURINI, SARA  
  
    URN
  
  
    etd-03122020-110447
  
    Titolo
  
  
    Valutare lo speaking: analisi di un caso di studio in un Istituto Superiore di secondo grado
  
    Dipartimento
  
  
    FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
  
    Corso di studi
  
  
    LINGUISTICA E TRADUZIONE
  
    Relatori
  
  
    relatore Prof.ssa Gallina, Francesca
correlatore Prof.ssa Cappelli, Gloria
  
correlatore Prof.ssa Cappelli, Gloria
    Parole chiave
  
  - speaking test
- Valutazione
    Data inizio appello
  
  
    27/04/2020
  
    Consultabilità
  
  
    Non consultabile
  
    Data di rilascio
  
  
    27/04/2090
  
    Riassunto
  
  Oggi giorno, nelle scuole di ogni grado, si insegnano e si valutano le capacità di parlare le lingue straniere; ma che cosa significa, davvero, avere abilità nel parlare una lingua straniera? Qual è la natura del linguaggio? Esistono elementi a lei connessi che influenzano la valutazione? Tutti questi elementi non possono essere sottovalutati quando si vuole far sì che il test avvenga nel più affidabile, valido ed etico dei modi, ed è necessario analizzarli in ogni loro sfaccettatura.  Soffermiamoci intanto sulle difficoltà che comporta il parlare una lingua straniera. Bachman (1990: 84) definisce l’abilità linguistica «as consisting of both knowledge, or competence, and the capacity for implementing, or executing that competence in appropriate, contextualized communicative language use».
Abbiamo deciso di aprire il paragrafo con una citazione di Bachman, in quanto tra i linguisti capisaldi dell’argomento language testing e valutazione. La sua definizione di abilità linguistica è infatti molto legata ed influenzata dal suo – e dal nostro, in questo elaborato – ambito di competenza. Citeremo molto spesso anche Luoma per gli stessi motivi ed in riferimento all’ambito valutazione dello speaking.
Sentendo qualcuno parlare, che sia in italiano o in altre lingue di nostra conoscenza, involontariamente poniamo l’attenzione sulla pronuncia delle parole, sulla prosodia e su altri elementi fonici che ci fanno immediatamente rendere conto del background personale e culturale di colui o colei che ci sta davanti: ad esempio la provenienza, se l’interlocutore parla una certa varietà regionale italiana, oppure se ha un accento britannico piuttosto che americano. Ma tra i tanti tratti peculiari che la persona ci suggerisce involontariamente attraverso la propria abilità di linguaggio, è possibile addirittura individuare certi elementi della sua personalità. Questi e molti altri elementi contribuiscono a rendere la valutazione della lingua orale un argomento tanto complesso quanto spinoso. Infatti, prendendo in considerazione la pronuncia di cui abbiamo sinora parlato: sarebbe giusto valutare un apprendente per la sua pronuncia in lingua straniera? La valutazione della stessa, del resto, può essere eseguita solo nel caso in cui la mettiamo in comparazione con la pronuncia standard della lingua. Ma sarebbe giusto non tenere conto del fatto che abbiamo davanti un apprendente? Quali alternative, allora, possono essere considerate giuste? [Luoma, 2004: 9-10]. Tuttavia, il problema ancora non si esaurisce: la pronuncia standard, infatti, può essere messa in discussione da più punti di vista. Come ci spiega Luoma (2004: 10-11) tutte le lingue hanno diverse varietà regionali, e spesso anche degli standard regionali. Inoltre, quando si tratta di valutare la qualità di pronuncia dell’apprendente bisogna tenere in considerazione il fatto che, nella maggior parte dei casi, è molto più facile che lo stesso riesca a raggiungere un ottimo livello di lingua parlata dal punto di vista morfo-sintattico, ma non è assolutamente detto che possa arrivare ad un livello di pronuncia comparabile a quello di un nativo. Dunque, se la pronuncia di una lingua viene valutata in riferimento ad un criterio che vede come standard a cui arrivare la pronuncia dei nativi, vuol dire che la maggior parte degli apprendenti fallirà. Questo era solo un aspetto della valutazione dell’orale, che abbiamo deciso di prendere in esempio per individuare le numerose difficoltà che la valutazione linguistica inevitabilmente pone; ma ovviamente bisogna prendere in considerazione innumerevoli altri aspetti. Discutiamo adesso della difficoltà di convertire l’abilità linguistica dallo scritto al parlato.
Abbiamo deciso di aprire il paragrafo con una citazione di Bachman, in quanto tra i linguisti capisaldi dell’argomento language testing e valutazione. La sua definizione di abilità linguistica è infatti molto legata ed influenzata dal suo – e dal nostro, in questo elaborato – ambito di competenza. Citeremo molto spesso anche Luoma per gli stessi motivi ed in riferimento all’ambito valutazione dello speaking.
Sentendo qualcuno parlare, che sia in italiano o in altre lingue di nostra conoscenza, involontariamente poniamo l’attenzione sulla pronuncia delle parole, sulla prosodia e su altri elementi fonici che ci fanno immediatamente rendere conto del background personale e culturale di colui o colei che ci sta davanti: ad esempio la provenienza, se l’interlocutore parla una certa varietà regionale italiana, oppure se ha un accento britannico piuttosto che americano. Ma tra i tanti tratti peculiari che la persona ci suggerisce involontariamente attraverso la propria abilità di linguaggio, è possibile addirittura individuare certi elementi della sua personalità. Questi e molti altri elementi contribuiscono a rendere la valutazione della lingua orale un argomento tanto complesso quanto spinoso. Infatti, prendendo in considerazione la pronuncia di cui abbiamo sinora parlato: sarebbe giusto valutare un apprendente per la sua pronuncia in lingua straniera? La valutazione della stessa, del resto, può essere eseguita solo nel caso in cui la mettiamo in comparazione con la pronuncia standard della lingua. Ma sarebbe giusto non tenere conto del fatto che abbiamo davanti un apprendente? Quali alternative, allora, possono essere considerate giuste? [Luoma, 2004: 9-10]. Tuttavia, il problema ancora non si esaurisce: la pronuncia standard, infatti, può essere messa in discussione da più punti di vista. Come ci spiega Luoma (2004: 10-11) tutte le lingue hanno diverse varietà regionali, e spesso anche degli standard regionali. Inoltre, quando si tratta di valutare la qualità di pronuncia dell’apprendente bisogna tenere in considerazione il fatto che, nella maggior parte dei casi, è molto più facile che lo stesso riesca a raggiungere un ottimo livello di lingua parlata dal punto di vista morfo-sintattico, ma non è assolutamente detto che possa arrivare ad un livello di pronuncia comparabile a quello di un nativo. Dunque, se la pronuncia di una lingua viene valutata in riferimento ad un criterio che vede come standard a cui arrivare la pronuncia dei nativi, vuol dire che la maggior parte degli apprendenti fallirà. Questo era solo un aspetto della valutazione dell’orale, che abbiamo deciso di prendere in esempio per individuare le numerose difficoltà che la valutazione linguistica inevitabilmente pone; ma ovviamente bisogna prendere in considerazione innumerevoli altri aspetti. Discutiamo adesso della difficoltà di convertire l’abilità linguistica dallo scritto al parlato.
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| La tesi non è consultabile. | |
 
		