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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03122007-114822


Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
Fratello, Anna
Indirizzo email
annafratello@hotmail.it
URN
etd-03122007-114822
Titolo
Analisi oceanografica di rotte migratorie post-riproduttive di tartaruga verde (Chelonia mydas).
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
SCIENZE BIOLOGICHE
Relatori
Relatore Dott. Luschi, Paolo
Relatore Dott. Lambardi, Paolo
Parole chiave
  • Chelonia mydas
  • remote sensing
  • telemetria satellitare
Data inizio appello
28/03/2007
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il lavoro svolto riguarda l’analisi delle rotte di migrazione post-riproduttiva di 8 femmine di tartaruga verde (Chelonia mydas) nidificanti sulla costa sud-orientale dell’isola di Mayotte, nell’arcipelago delle Comore, oceano Indiano. Le rotte delle tartarughe seguite sono state confrontate con quelle contemporanee di boe oceanografiche monitorate nell’area di studio e poi integrate con dati oceanografici sulla temperatura superficiale del mare, la concentrazione della clorofilla-a, le anomalie altimetriche del livello marino (Sea Surface Height Anomalies, SSHA) e la velocità assoluta delle correnti geostrofiche, acquisiti sfruttando tecniche di Remote Sensing.
Nel corso delle stagioni riproduttive del 2004 e del 2005, rispettivamente 2 e 6 tartarughe sono state equipaggiate con trasmettitori satellitari collegati al sistema di satelliti franco-americano ARGOS e seguite lungo il tragitto che le ha portate dall’area di nidificazione fino alla costa africana, attraversando il Canale del Mozambico settentrionale.
Le rotte ricostruite seguono un andamento sinuoso lungo due principali vie di migrazione: un gruppo di 4 tartarughe si è allontanato da Mayotte costeggiando l’arcipelago delle Comore in direzione nord-ovest e ha raggiunto le coste della Tanzania, mentre l’altro ha attraversato il Canale di Mozambico direttamente ed è arrivato lungo le coste del Mozambico. Le tartarughe hanno poi soggiornato per periodi di durata variabile in aree costiere neritiche, e in cui è stata rilevata un'elevata produttività primaria evidenziata da alti livelli di densità della clorofilla-a. Ciò ci permette di ipotizzare che esse siano usate come quartieri di foraggiamento.
La temperatura superficiale del mare è risultata costante durante il tracking e distribuita uniformemente nell’area di studio. Non ha quindi fornito dati utili all’interpretazione della variabilità del comportamento spaziale delle tartarughe seguite.
Dall’integrazione delle rotte con i dati di SSHA e di velocità geostrofiche assolute delle correnti è stato invece possibile rilevare come l’andamento della circolazione oceanica superficiale influenzi in modo significativo i movimenti migratori delle tartarughe. Nella maggior parte dei casi esaminati lo spostamento delle tartarughe rilevato corrisponde a una composizione vettoriale tra il flusso contingente delle correnti e una componente di nuoto attivo rivolta verso la costa africana, cioè verso le aree di foraggiamento. Ad esempio, alcune tartarughe hanno mostrato sostanziali deviazioni verso sud rispetto alla rotta più diretta verso il loro obiettivo, a seguito dell'incontro con correnti associate a vortici dirette verso sud. Le velocità registrate nei vari tratti percorsi sono risultate variare in base a come il flusso di corrente è orientato rispetto alla direzione della rotta risultante: i valori di velocità maggiori sono stati infatti registrati nei casi in cui c'era una concordanza tra la direzione di migrazione delle tartarughe e il flusso della corrente. E’ quindi plausibile che le tartarughe tendessero a muoversi direttamente verso la loro meta finale e che non abbiano usato meccanismi di compensazione della deriva indotta dalle correnti, ma siano state deviate passivamente dal flusso d’acqua. Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che le tartarughe che hanno trovato correnti dirette verso il luogo di foraggiamento lo hanno raggiunto immediatamente e con rotte poco circonvolute, mentre quelle che hanno trovato flussi diretti altrove sono state allontanate dalla rotta più favorevole e solo una volta giunte sulla costa hanno potuto correggere spostandosi attivamente fino all’area di alimentazione.
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