Tesi etd-03112021-102633 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
CAPEZZERA, LUISA
URN
etd-03112021-102633
Titolo
Il Whistleblowing e le sue implicazioni nel diritto della concorrenza
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Kutufà, Ilaria
Parole chiave
- concorrenza perfetta
- Direttiva (UE) n.1937/2019
- diritto antitrust
- diritto della concorrenza
- illeciti anticoncorrenziali
- illeciti antimonopolistici
- illeciti antitrust
- Legge n.179/2017
- segnalazione
- whistleblowing
Data inizio appello
29/03/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
29/03/2091
Riassunto
Il modello di mercato oggi prevalente, fondato sul principio costituzionalmente garantito della libertà di iniziativa economica, predilige il concetto della c.d. “concorrenza perfetta”, la quale, racchiusa nelle varie attività imprenditoriali, appare lecita se tra gli imprenditori vi è una competizione sana, vale a dire, se la stessa si basa sui principi della correttezza professionale. Se detti principi non vengono rispettati e vengono poste in essere condotte illecite o atti finalizzati a ledere gli interessi di altri imprenditori concorrenti, si può configurare una ipotesi di concorrenza sleale.
Per queste ragioni, l’ordinamento tutela il mercato e i suoi agenti (compresi i consumatori finali) dalle pratiche distorsive della fisiologica dinamica concorrenziale. In particolare, il sistema antitrust italiano si articola su tre istituti – divieto di intese restrittive della concorrenza, divieto di abuso di posizione dominante e controllo delle concentrazioni – speculari alle diverse modalità attraverso le quali potrebbe concretizzarsi una distorsione della concorrenza.
Si può sostenere che lo scopo fondamentale di tali istituti consiste nell’evitare che venga meno una condizione di “concorrenza sostenibile”, nella quale nessun agente economico, singolarmente o nel coordinarsi con altri, detenga un potere tale da permettergli di manovrare il mercato, ponendo in essere i comportamenti tipici del monopolista. Tuttavia, non risulta sempre agevole riconoscere gli estremi di suddette attività, anzi, si potrebbe finanche affermare che, a causa delle infide manovre di occultamento realizzate dagli imprenditori, la scoperta delle pratiche anticoncorrenziali diventa una vera e propria sfida per le Autorità antitrust a tale scopo preposte.
Ebbene, con l’intento di suggerire un valido strumento d’aiuto per contrastare e vincere la lotta contro la commissione di illeciti antimonopolistici, il presente elaborato si impegna a promuovere la diffusione in materia di diritto della concorrenza del fenomeno del Whistleblowing, istituto giuridico di derivazione anglosassone e recentemente introdotto nel nostro ordinamento per reprimere e prevenire i fenomeni di corruzione che da tempo gravano sul nostro Paese. Al fine di raggiungere tale scopo, si propone un'analisi approfondita della disciplina dedicata all'istituto del Whistleblowing contenuta nella legge n.179/2017 rilevandone i punti di criticità, sui quali si attende un imminente intervento da parte del legislatore in virtù del recepimento della Direttiva (UE) 1937/2019, la quale fornisce agli Stati Membri le norme minime comuni volte a tutelare le persone che segnalano violazioni del diritto dell'UE. Attraverso il perfezionamento della disciplina della segnalazione e l'espansione dell'ambito applicativo della stessa ad altri settori, diversi da quello riconducibile alla corruzione, si cerca di incentivare la realizzazione di comportamenti collaborativi in modo da far divenire il “relatore” uno degli ingranaggi principali al centro del sistema di contrasto alle condotte illecite. Nel complesso, l’obiettivo principale del lavoro consiste nel voler contribuire alla sensibilizzazione verso la diffusione di una cultura della segnalazione che, al momento, appare ancora rara e sporadica all’interno della nostra società, nella quale, purtroppo, si tende ancora ad etichettare il whistleblower con qualificazioni poco gratificanti, quali quelle di spione, delatore, traditore, e a circondarlo di diffidenza, sia da parte dei vertici dell’ente, che da parte dei propri colleghi.
Per queste ragioni, l’ordinamento tutela il mercato e i suoi agenti (compresi i consumatori finali) dalle pratiche distorsive della fisiologica dinamica concorrenziale. In particolare, il sistema antitrust italiano si articola su tre istituti – divieto di intese restrittive della concorrenza, divieto di abuso di posizione dominante e controllo delle concentrazioni – speculari alle diverse modalità attraverso le quali potrebbe concretizzarsi una distorsione della concorrenza.
Si può sostenere che lo scopo fondamentale di tali istituti consiste nell’evitare che venga meno una condizione di “concorrenza sostenibile”, nella quale nessun agente economico, singolarmente o nel coordinarsi con altri, detenga un potere tale da permettergli di manovrare il mercato, ponendo in essere i comportamenti tipici del monopolista. Tuttavia, non risulta sempre agevole riconoscere gli estremi di suddette attività, anzi, si potrebbe finanche affermare che, a causa delle infide manovre di occultamento realizzate dagli imprenditori, la scoperta delle pratiche anticoncorrenziali diventa una vera e propria sfida per le Autorità antitrust a tale scopo preposte.
Ebbene, con l’intento di suggerire un valido strumento d’aiuto per contrastare e vincere la lotta contro la commissione di illeciti antimonopolistici, il presente elaborato si impegna a promuovere la diffusione in materia di diritto della concorrenza del fenomeno del Whistleblowing, istituto giuridico di derivazione anglosassone e recentemente introdotto nel nostro ordinamento per reprimere e prevenire i fenomeni di corruzione che da tempo gravano sul nostro Paese. Al fine di raggiungere tale scopo, si propone un'analisi approfondita della disciplina dedicata all'istituto del Whistleblowing contenuta nella legge n.179/2017 rilevandone i punti di criticità, sui quali si attende un imminente intervento da parte del legislatore in virtù del recepimento della Direttiva (UE) 1937/2019, la quale fornisce agli Stati Membri le norme minime comuni volte a tutelare le persone che segnalano violazioni del diritto dell'UE. Attraverso il perfezionamento della disciplina della segnalazione e l'espansione dell'ambito applicativo della stessa ad altri settori, diversi da quello riconducibile alla corruzione, si cerca di incentivare la realizzazione di comportamenti collaborativi in modo da far divenire il “relatore” uno degli ingranaggi principali al centro del sistema di contrasto alle condotte illecite. Nel complesso, l’obiettivo principale del lavoro consiste nel voler contribuire alla sensibilizzazione verso la diffusione di una cultura della segnalazione che, al momento, appare ancora rara e sporadica all’interno della nostra società, nella quale, purtroppo, si tende ancora ad etichettare il whistleblower con qualificazioni poco gratificanti, quali quelle di spione, delatore, traditore, e a circondarlo di diffidenza, sia da parte dei vertici dell’ente, che da parte dei propri colleghi.
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