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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03112013-182008


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
VERONI, MARTA
Indirizzo email
v.marta@hotmail.it
URN
etd-03112013-182008
Titolo
Le Croniche di Giovanni Sercambi: fortuna visiva di un testo illustrato medievale
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Collareta, Marco
Parole chiave
  • storico
  • medioevo
  • medievale
  • copie
  • manoscritto
  • manoscritti
  • illustrazioni
  • guinigi
  • paolo
  • secolo
  • repubblica
  • comune
  • storia
  • arte
  • artistico
  • Croniche
  • cronaca
  • giovanni
  • sercambi
  • lucca
  • cronache
  • cronica
  • disegni
  • lucchese
  • miniatura
  • acquerello
  • vignette
Data inizio appello
22/04/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
22/04/2053
Riassunto
Le Croniche di Giovanni Sercambi:
fortuna visiva di un testo illustrato medievale

Oggetto di questo studio sono le Croniche delle cose di Lucca dal 1164 al 1424 di Giovanni Sercambi, e principalmente il loro ampio apparato illustrativo. Si tratta di un abbondante corpo di disegni colorati ideato dall’autore non come mero
accompagnamento decorativo ma come strumento indispensabile per poter condurre una lettura completa e approfondita della storia. L’interazione tra testo e immagini è la specificità dell’opera, concepita fin dall’inizio come una cronaca illustrata, e l’insieme dei disegni è infatti stato pensato dal Sercambi come un riassunto visivo dell’opera stessa.
Proprio la volontà dell’autore di tramandare una memoria del suo tempo completa anche sotto l’aspetto visivo, unitamente all’importanza che egli stesso attribuisce alle illustrazioni e alla minor attenzione di cui queste hanno goduto rispetto al contenuto testuale, mi ha spinto a cercare di completare e approfondire l’argomento attraverso un’analisi dettagliata del materiale iconografico. L’analisi si è estesa anche alle copie di quest’opera eseguite in epoche successive, relativamente alle quali mancavano approfondimenti nel merito del loro significato artistico.

Copie che sono state ampiamente trascurate e sottovalute, ma che permettono un’interessante prospettiva comparativa non solo tra l’originale e le sue riproduzioni, ma più in generale tra l’arte medievale e il modo di guardare ad essa nel corso del tempo. Interessa quindi confrontare l’opera originale e le sue copie perché queste dicono molto sulla fortuna del Medioevo in età moderna, ritrovando le diverse ottiche storico-artistiche, susseguitesi nei secoli, relative all’osservazione dell’arte medievale.
Dunque assenti sono le analisi relative alle immagini delle copie delle Croniche; le poche pubblicazioni che trattano il corredo originale consistono in brevi saggi o commenti e ad ogni modo l’insieme delle illustrazioni non è mai stato affrontato in modo sistematico e organico mediante un approccio classificatorio/iconografico. Pertanto ho ritenuto possibile tentare uno studio in questa direzione, per meglio permettere all’eventuale lettore di orientarsi con precisione in un corredo visivo così vasto.

Appurato che l’abbondante apparato iconografico è contenuto totalmente nel primo dei due volumi che costituiscono l’opera, una prima ricerca bibliotecaria mi ha condotto presso l’Archivio di Stato di Massa, che conserva uno dei 995 esemplari facsimili del primo tomo delle Croniche. Il secondo volume non verrà dunque preso in considerazione, non essendo rilevante ai fini di uno studio incentrato sul contenuto illustrativo. Per la medesima ragione, ho scelto di escludere le copie contenenti solo il testo delle Croniche, concentrandomi su quelle che ripropongono anche il corredo visivo, interamente o almeno parzialmente.
Le ricerche mi hanno portato a selezionare due copie manoscritte, una denominata Copia Ufficiale, risalente agli anni ’30 del Cinquecento, conservata presso l’Archivio di Stato di Lucca e catalogata come Ms. 108, e una denominata Copia Sergiusti, del 1765, conservata presso la Biblioteca Statale di Lucca e catalogata come Ms. 1572. Ho inoltre individuato uno dei 500 esemplari della riproduzione a stampa, realizzata alla fine dell’Ottocento a cura di Salvatore Bongi, presso la Biblioteca Comunale di Pietrasanta (collocazione LA 945.53), e conservata anche presso la Biblioteca Statale di Lucca (collocazione Dom. I.i. 47-49).
Considerando l’impossibilità di ottenere un prestito bibliotecario, si è resa indispensabile la realizzazione in prima persona di un servizio fotografico integrale dei tomi delle suddette opere, che mi ha permesso in un secondo momento di condurre il raffronto sistematico che mi ero preposta.

Nell’individuare quale fosse la struttura più idonea per poter esporre il risultato delle mie ricerche, ho ritenuto opportuno articolare il lavoro in quattro capitoli, due di carattere essenzialmente compilativo, e due dal contenuto più originale.
Il primo capitolo è dedicato alla biografia dell’autore sullo sfondo della storia lucchese del XIV secolo, ripercorrendo il contesto storico generale e le vicende cittadine di cui egli stesso fu parte attiva, in quanto uomo politico legato alla famiglia Guinigi; a questo proposito si cercherà di evidenziare come la sua attività politica affiancò quella di letterato, e come questo duplice ruolo emerga nelle Croniche stesse, cui egli affidava un compito civico e politico, e a tratti morale e didascalico, per indirizzare i cittadini e il governo della città verso un percorso ideale di pace e prosperità, memori degli eventi passati e degli errori commessi in precedenza. Sul finire del capitolo ho poi ritenuto opportuno, per completezza, presentare, pur brevemente, le altre opere del Sercambi, in particolare la Nota ai Guinigi e le Novelle.
Il secondo capitolo è incentrato sull’opera principale del Sercambi, nonché oggetto primario di questo studio: Le Croniche delle cose di Lucca dal 1164 al 1424. Si affrontano qui le peculiarità della cronaca come genere letterario, le problematiche relative all’attribuzione e alla datazione dell’opera in esame, l’esposizione dei nuclei narrativi che coprono il periodo storico considerato, la descrizione della struttura interna: le Croniche sono divise in due volumi ed entrambi consistono in una fitta successione di brevi capitoli dedicati ciascuno ad un singolo evento storico. Da notare
che la narrazione degli eventi storici trattati è distribuita in modo disomogeneo tra i due volumi: il primo copre un periodo di più di due secoli fino al 6 aprile del 1400, a fronte dei soli 24 anni considerati nel secondo.

Si giunge in tal modo al terzo capitolo, dedicato all’apparato iconografico delle Croniche, il quale è totalmente concentrato nel primo volume, noto come Manoscritto 107, e costituisce il vero oggetto di interesse artistico dell’opera. A fronte dell’assenza di illustrazioni nel secondo volume, il primo realizza invece pienamente l’interazione tra testo e immagini, dotandosi di una forza visiva che anima la storia; basti pensare che quasi tutte le carte e quasi tutti i 700 capitoli sono accompagnati da disegni, in quantità superiore a 600, computando oltre alle vignette anche le iniziali ornate, gli stemmi e varie altre decorazioni. Davanti a tale abbondante apparato, se ne espone quindi un’analisi dettagliata, procedendo in particolare con una classificazione delle 517 vignette 2 e suddividendo queste in categorie iconografiche, con relativa elencazione dei numeri delle carte che ospitano i soggetti classificati, e con specifico risalto per talune figure maggiormente significative.

Il quarto capitolo prende infine in esame la fortuna visiva dell’opera: si presentano le edizioni che contengano integralmente o parzialmente la riproposizione delle vignette del Ms. 107. Oggetto della sezione sono quindi la Copia Ufficiale del XVI secolo, la Copia Sergiusti del 1765, e l’edizione delle Croniche a cura di Salvatore Bongi del 1892. Si confrontano le immagini qui presenti con quelle dell’originale, e si analizzano richiamando la rilevanza dei vari approcci storico artistici coinvolti: abbiamo in sequenza una copia cinquecentesca che “tradisce” facilmente l’originale, praticando un aggiornamento stilistico che segue una concezione di consapevole superiorità rispetto all’età medievale; una copia settecentesca più scrupolosa, figlia di una maggiore consapevolezza storica e delle esigenze tipiche dell’erudizione del XVIII, che si basano sul rispetto del modello di riferimento; infine una pubblicazione ottocentesca a stampa, la quale, avvenuto ormai il passaggio dall’immagine a mano all’immagine meccanica, comporta considerazioni tecniche di tipo diverso e rappresenta il coronamento del progetto di Salvatore Bongi, direttore dell’Archivio di Stato di Lucca, di pubblicare la prima edizione completa delle Croniche.
La volontà di capire con quale ottica i copisti abbiano guardato alle Croniche del Sercambi ha infine permesso di osservare le copie anche come opere autonome per le loro particolarità, e di esporre una inedita descrizione visiva di alcuni elementi significativi non ancora esplorati ma dotati indubbiamente di un loro valore artistico. Si pensi ad esempio all’originalità della composizione araldica che apre la Copia Sergiusti, e alla ricca cornice che adorna il frontespizio della Copia Ufficiale, fino a questo momento prive di qualsivoglia analisi descrittiva o proposta interpretativa.
Una riflessione finale nasce dunque osservando che, a prescindere dalla maggiore o minore volontà di imitare l’originale, una copia difficilmente riesce a mascherare del tutto le tendenze del suo autore e del connesso contesto storico culturale, rendendo così il prodotto finale non più solo un mero omaggio all’opera presa a modello ma una creazione autonoma arricchita di tratti artistici peculiari e di una sua peculiare scala di valori.

A questo capitolo seguono poi le conclusioni, la bibliografia e le tavole iconografiche.
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