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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-03092016-110913


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
DE PANFILIS, CRISTINA MARIA
URN
etd-03092016-110913
Titolo
Il nome e il simbolo. L'onomastica nelle opere di Cesare Pavese.
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUA E LETTERATURA ITALIANA
Relatori
relatore Prof.ssa Arcamone, Maria Giovanna
relatore Prof. Masi, Giorgio
correlatore Prof. De Camilli, Davide
Parole chiave
  • letteratura
  • onomastica
  • nome
  • onomastica letteraria
  • Cesare Pavese
  • linguistica
Data inizio appello
18/04/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Scopo di questa tesi di laurea è analizzare la strategia di nominazione dello scrittore piemontese Cesare Pavese. Si prenderà in considerazione la sua produzione prosastica, composta dai romanzi e dai racconti: Ciau Masino (1932); Il carcere (1939); Paesi tuoi (1939); La bella estate (1940); La spiaggia (1941); Dialoghi con Leucò (1947); Il compagno (1947); La casa in collina (1947-48); Il diavolo sulle colline (1948); Tra donne sole (1949); La luna e i falò (1950); Fuoco grande (1959, postumo); il racconto Notte di festa, contenuto nell'omonima raccolta (1936-39) e quelli raccolti in Feria d'agosto (1946). Si tenterà, quindi, di delineare l'usus scribendi di Cesare Pavese, partendo dai suoi primi lavori, per arrivare a quelli più maturi dell'ultimo periodo, con lo scopo di evidenziare le possibili ragioni delle sue scelte onomastiche.
Obiettivo di questo lavoro sarà, dunque, quello di fornire un'analisi dei personaggi pavesiani tenendo conto, in primo luogo, dei nomi propri (antroponimi), considerando poi i loro tratti fisici e caratteriali, e tracciando, ove possibile, un collegamento tra di essi. Nel caso specifico, lo studio dei nomi propri porterà alla luce la consuetudine dell'autore di ricorrere assai sovente all'io narrante, il quale rimane molte volte anonimo. Saranno considerati anche i casi in cui questa particolare scelta stilistica avviene e messi in relazione con gli altri, in cui lo scrittore fornisce un nome, spesso ritardandone la rivelazione, come si vedrà.
Alla generale analisi onomastica dei romanzi pavesiani ne seguirà una più specifica sui Dialoghi con Leucò, il testo a cui l'autore, per sua stessa affermazione, fu più legato. Unico lavoro pavesiano scritto in forma dialogica – carattere suggerito sin dal titolo –, I Dialoghi con Leucò affrontano la tematica classica e gli aspetti tragici e mitici in essa contenuti, che Pavese sente necessariamente di trasmettere sotto forma di dialogo. I quesiti esistenziali dell'essere umano, le paure che lo hanno spinto a rivolgersi ad entità 'altre' vengono approfondite in quest'opera, riflettendo le preoccupazioni dell'autore e il dialogo con se stesso tra i poli opposti della sua complessa personalità. Il tutto avviene attraverso il linguaggio, per mezzo del quale i diversi personaggi rivelano dal profondo 'la più intima realtà', dialogando tra di loro e chiamandosi per nome. Una visione generale dell'opera sarà corredata da una più approfondita indagine delle tematiche che dominano i diversi dialoghi, soffermandosi in particolar modo sulle novità che il tempo degli uomini presenta rispetto a quello degli dèi: il riferimento inevitabile sarà alla 'nuova legge', di cui si parla sin dal primo dialogo e che impone nuovi limiti agli uomini. Se è vero che – come si legge nel dialogo I ciechi – il mondo esisteva ancora prima di qualunque cosa, «quando il tempo non era ancor nato» ed erano le cose stesse a regnare, gli uomini dei Dialoghi pavesiani possono affermare la loro dignità di fronte al destino, grazie alla loro capacità di nominare. Sarà, inoltre, evidenziata l'importanza che il nome femminile assume nell'opera in questione, anche tenendo conto del particolare ruolo che la donna riveste nella vita dell'autore e, dunque, aggiungendovi riferimenti agli altri romanzi. Le divinità femminili instaurano il contatto con gli uomini proprio grazie alla parola, accostandosi 'con voce umana' ai rischi del mondo umano, quel mondo di cui esse non possono comprendere a pieno le capacità.
I differenti argomenti che muovono i Dialoghi saranno esposti anche citando alcuni appunti dell'autore, dimostrando il suo forte attaccamento ad essi, evidente anche dalla loro presenza nell'intera produzione pavesiana e non soltanto nell'opera in questione: si tratta dell'infanzia, del fato, della contrapposizione tra l'umano e il divino, con i differenti aspetti che dominano l'una e l'altra categoria. Tematiche, queste ultime, che mi permetteranno di sviluppare un'analisi su Pavese classico, prima di tutto partendo dagli studi etnologici che gli furono di ispirazione per I Dialoghi con Leucò, ma anche per l'elaborazione delle immagini 'mitiche', che stimolarono le sue riflessioni ed i suoi romanzi. L'approfondimento sui Dialoghi si concluderà con un'analisi delle strategie onomastiche operate da Pavese e sul valore della nominazione nel rapporto tra uomini e dèi. I nomi propri saranno, infine, catalogati alfabeticamente in un elenco.
Il capitolo su Pavese classico si pone l'obiettivo di mostrare ragioni e modalità di approdo al mondo classico: dapprima in qualità di traduttore degli autori americani e, in secondo luogo, come studioso degli autori classici, lo scrittore piemontese fa esperienza di questa cultura sulla propria pelle, acquistando una sempre maggiore consapevolezza.
Approfondimenti dettagliati delle opere di Paula Philppson (Origine e forme del mito greco) e di James George Frazer (Il ramo d'oro), risulteranno fondamentali per un approccio agli argomenti etnologici e per una corretta comprensione di essi. Si vedrà come Cesare Pavese, certamente lettore di queste opere, si sia avvalso di alcune riflessioni necessarie per la sua definizione di mito e di simbolo: grazie alle sue letture etnologiche, infatti, questi giunge a collocare le sue intuizioni in una più rigorosa teoria. Gli interessi di Pavese per la cultura etnologica devono, tuttavia, ritrovarsi negli anni del suo confino, anni di isolamento durante i quali l'autore piemontese approfondirà gli studi classici, approdando al mito. Trovato finalmente il filo conduttore tra passato e presente, tra mito e storia, tra campagna e città, si delineerà la presenza del «selvaggio» nei suoi componimenti poetici e negli scritti in prosa, introducendo l'argomento del capitolo seguente.
Dalla presenza del mondo classico e di quello etnologico nelle opere pavesiane e dalle ragioni che motivarono tali presenze, si svolgerà una più approfondita analisi del concetto di mito e delle sue diverse considerazioni che, a partire dal suo significato nei Dialoghi con Leucò, attraverso gli stimoli provenienti dalla letteratura americana, si ritrovano nella poetica pavesiana. Nello specifico, si svilupperanno il tema dell'infanzia e, con esso, quello del ricordo e delle 'immagini primordiali', tra i più importanti elementi di quelli che chiameremo i 'miti pavesiani'. Opportuni esempi tratti dalle opere e dai suoi più celebri saggi testimonieranno le meditazioni di Pavese sul mito, generate a partire dalla crisi di fiducia nella validità degli strumenti realistici del raccontare. Particolare attenzione sarà data ai racconti di Feria d'agosto, la cui ambientazione in campagna sembra ospitare una realtà fuori dal tempo, in cui i 'miti personali' di Pavese – primo fra tutti quello dell'infanzia – trovano una loro teorizzazione.
Il lavoro di tesi si chiuderà con uno studio dei 'miti pavesiani', attraverso un'attenta analisi del valore simbolico di cui questi elementi sono portatori. A seguito di un'ulteriore indagine del valore del mito, se ne comprenderà il ruolo cardine all'interno dell'ideologia pavesiana, legato alla sua capacità di organizzare le cose nella realtà extra-temporale. In questa nuova organizzazione delle cose nel mondo è racchiuso il processo di simbolizzazione, che trasforma le immagini del reale in immagini-ricordo, ossia immagini mitiche, assolute. Si analizzeranno i nomi simbolo che identificano tali immagini assolute: nomi comuni che acquistano un valore completamente nuovo e di primaria importanza, in quanto massima espressione di quei 'miti pavesiani' che essi stanno a simboleggiare. Le immagini mitiche di Pavese arrivano, così, a rappresentare il simbolo della sua esperienza, e i nomi considerati – di cui Collina, Campagna, Città, Donna, Vigna, Estate, Luna sono solo alcuni esempi – ne saranno, appunto, visibile testimonianza.
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