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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-03082007-220134


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
HALO, BUJAR
URN
etd-03082007-220134
Titolo
LA METODOLOGIA DELLE MISSIONI DI OSSERVAZIONE ELETTORALE
Dipartimento
INTERFACOLTA'
Corso di studi
SCIENZE PER LA PACE: COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO, MEDIAZIONE E TRASFORMAZIONE DEI CONFLITTI
Relatori
Relatore Prof.ssa Messerini, Virginia
Relatore Prof. Di Filippo, Marcello
Parole chiave
  • tecniche
  • osservazione
Data inizio appello
02/04/2007
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
02/04/2047
Riassunto
Negli ultimi decenni, le operazioni di monitoraggio dei processi elettorali, grazie soprattutto agli sforzi della comunità internazionale volti a promuovere la democratizzazione ed all’accresciuto interesse verso la tematica, sono divenute, ormai, una prassi consolidata. A conferma di ciò vi sono i sempre più frequenti inviti a monitorare lo svolgimento dei processi elettorali nazionali, richiesti formalmente, ad una o più organizzazioni operanti nel settore, da parte di Stati a cd. “nuova democrazia” o di Stati che, abbandonando i precedenti regimi autoritari, abbiano deciso di abbracciare le istituzioni democratiche. Le ragioni di questo fenomeno sono diverse e possono essere ricercate, da un lato, nell’affermarsi del modello democratico come concezione politica delle relazioni tra Stato ed individuo maggiormente in grado di offrire riconoscimento e protezione ai diritti umani e, dall’altro, nella tendenza delle autorità di governo a ricercare nella volontà popolare, espressa genuinamente attraverso la conduzione di regolari consultazioni elettorali, la fonte di legittimazione del proprio potere. L’effettuazione, nel corso dell’ultimo cinquantennio, di un numero elevato di missioni di monitoraggio ha consentito di evidenziare, attraverso l’esperienza e le pratiche acquisite sul campo, la presenza di alcune tendenze significative nella materia in questione. Innanzitutto, il consolidamento della pratica di invio degli osservatori ha permesso di tracciare una tipologia formale dell’organigramma della missione, basato, di regola, su una struttura gerarchica composta da numerose persone, provenienti da diversi Paesi con culture del lavoro molto differenti.L’elasticità dell’azione dei membri della missione deve accompagnarsi alla loro professionalità. La delicatezza dei compiti assegnati agli osservatori internazionali e la complessità delle funzioni che le missioni svolgono nello Stato ospitante hanno portato, recentemente, la comunità internazionale ad interrogarsi circa la necessità di una selezione accurata del personale da reclutare. A questa esigenza, una parziale risposta si è avuta con la creazione di specifiche banche dati, da parte di numerose organizzazioni operanti nel settore del monitoraggio, contenenti i nominativi di persone qualificate ed adeguatamente formate.
In secondo luogo, la diversità dei contesti politici, economici e sociali degli Stati in cui le missioni si sono trovate ad operare (ambito della decolonizzazione, situazioni di conflitto civile in corso o di post-conflitto, ipotesi di consolidamento delle strutture democratiche già presenti, eccetera) ha comportato la necessità di una diversificazione delle tipologie delle missioni. Tale diversificazione, che si riflette principalmente nel contenuto del MOU concordato e concluso tra le autorità di governo in questione e le organizzazioni chiamate ad osservarne i processi elettorali, deve essere valutata in positivo; essa ha, infatti, consentito una notevole flessibilità dell’azione della comunità internazionale, permettendole di adattarsi allo specifico caso concreto, risultando, allo stesso tempo, più efficace.
Inoltre, l’esperienza acquisita sul campo ha permesso di delineare i compiti, i diritti e le responsabilità dei membri della missione, standardizzandone le funzioni da essi svolte nelle singole fasi del processo elettorale. Tale obiettivo è stato raggiunto attraverso la predisposizione dei manuali sull’osservazione (cd. “Guidelines” o “Handbook”), tra cui primeggia, per completezza ed analisi, quello redatto dall’ODIHR in ambito OSCE, cui faremo riferimento nel corso della trattazione.
Una particolare attenzione verrà dedicata, infine, ai criteri che presiedono alla valutazione conclusiva di merito circa la legittimità delle consultazioni elettorali, espressa attraverso un giudizio, positivo o negativo a seconda dei risultati dell’osservazione, che si articola, di regola, in due dichiarazioni successive, il cd. “Preliminary Statement” ed il cd. “Final Report”, diverse sia sotto il profilo cronologico (la prima precede temporaneamente la seconda), sia sotto il profilo funzionale (avendo la prima un rilievo maggiormente politico rispetto alla seconda). È auspicabile un’inversione di tendenza nelle modalità di espressione di tale giudizio, il quale, sintetizzato nella formula “free and fair”, semplifica, irragionevolmente, la complessità del fenomeno elettorale.
Un rilievo squisitamente politico riveste, invece, l’aspetto della credibilità delle missioni, che rischia di essere compromesso da una molteplicità eterogenea di elementi. La presenza di interessi politico-economici dei Paesi finanziatori, le forti pressioni esercitate ai fini di una valutazione positiva della regolarità del processo elettorale ci portano a concludere che le missioni di monitoraggio si trovano a dover affrontare, nei prossimi anni, una serie di sfide significative ed importanti.
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