Tesi etd-03062015-120119 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MONTECCHIARI, FEDERICA
URN
etd-03062015-120119
Titolo
Paradigmi della salute mentale e modelli di recovery
Gli insegnamenti basagliani nell'esperienza dell'Alba sul territorio pisano
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI
Relatori
relatore Prof. Villa, Matteo
Parole chiave
- Basaglia
- devianza
- disagio psichico
- recovery
- salute mentale
- stigma
Data inizio appello
23/03/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
La presente tesi si propone di indagare il complesso rapporto tra la società che si definisce "sana" e quel fenomeno che, nel corso della storia, è stato via via definito con i termini "follia", "malattia mentale", "disturbo psichico".
Se per lungo tempo tale fenomeno, concepito come problema sociale solo in termini di sicurezza degli altri, è stato oggetto di meccanismi di controllo volti ad escluderlo e correggerlo, in tempi più recenti esso si presenta come un problema di sensibilità sociale che necessita di uno sforzo di inclusività.
In Italia la legge 180 del 1978, pur avendo lasciato irrisolte diverse problematiche, ha predisposto la progressiva chiusura di tutti i manicomi e l'avvio di esperienze de-istituzionalizzanti di reintegrazione sociale dei ricoverati basate su servizi territoriali di tipo preventivo-riabilitativo, con il merito di restituire il soggetto sofferente alla comunità.
Mentre il disagio psichico si conferma sempre di più come disagio psicosociale, la salute mentale non viene più concepita come semplice assenza di malattia, ma come capacità del soggetto di inserirsi in modo adeguato nell'ambiente, stabilire relazioni soddisfacenti e sviluppare la propria personalità. Perchè un soggetto sia "sano", in altre parole, è necessario che sia inserito in modo "sano" nella società.
Diversi sono stati i contributi teorici, sia in ambito sociologico, sia in ambito psichiatrico, intorno ai quali si è sviluppata la consapevolezza della necessità di un modello di assistenza incentrato sulla persona, con i suoi diritti e la sua individualità, che gli permetta di essere al centro del proprio processo di recovery, inteso come processo di "recupero" durante il quale il soggetto conosce i propri sintomi e, imparando a convivere con essi, scopre un nuovo mondo di possibilità, evitando il rischio di cristallizzarsi nel ruolo passivo di malato che "subisce" le cure.
In questa direzione si inserisce l'esperienza dell'Alba Associazione, sulla quale la mia ricerca si concentra. Essa, in collaborazione con i servizi territoriali sanitari e sociali, opera nella realtà pisana per la riabilitazione psico-sociale di individui affetti da patologie psichiatriche di diverso tipo, permettendo a ciascuno di intraprendere il proprio individuale percorso riabilitativo al fine di trovare un posto nella società e con esso una propria identità.
Il lavoro di ricerca mette in evidenza come la via dell'associazionismo di utenti e familiari, attraverso iniziative di auto mutuo aiuto, con il supporto del volontariato e di professionisti, rappresenti una grande risorsa poichè opera su più fronti: da un lato supporta concretamente chi vive il disagio mentale nel proprio percorso di cura, facilitando il suo rapporto con i servizi e creando contesti relazionali protetti, dall'altro sensibilizza la comunità a tale problematica, nella direzione del superamento dell'emarginazione a cui vanno incontro i soggetti ai quali viene attribuito uno stigma psichiatrico.
L'indagine è stata condotta in parte attraverso l'osservazione partecipante nel corso di un tirocinio formativo di tre mesi presso l'associazione, e in parte attraverso interviste mirate rivolte agli operatori e interviste non strutturate, nella forma di storie di vita, rivolte agli utenti, con l'obiettivo di verificare in che modo il modello operativo dichiarato si traduce nella pratica, evidenziandone criticità, punti di forza, aspetti innovativi e margini di miglioramento.
Se per lungo tempo tale fenomeno, concepito come problema sociale solo in termini di sicurezza degli altri, è stato oggetto di meccanismi di controllo volti ad escluderlo e correggerlo, in tempi più recenti esso si presenta come un problema di sensibilità sociale che necessita di uno sforzo di inclusività.
In Italia la legge 180 del 1978, pur avendo lasciato irrisolte diverse problematiche, ha predisposto la progressiva chiusura di tutti i manicomi e l'avvio di esperienze de-istituzionalizzanti di reintegrazione sociale dei ricoverati basate su servizi territoriali di tipo preventivo-riabilitativo, con il merito di restituire il soggetto sofferente alla comunità.
Mentre il disagio psichico si conferma sempre di più come disagio psicosociale, la salute mentale non viene più concepita come semplice assenza di malattia, ma come capacità del soggetto di inserirsi in modo adeguato nell'ambiente, stabilire relazioni soddisfacenti e sviluppare la propria personalità. Perchè un soggetto sia "sano", in altre parole, è necessario che sia inserito in modo "sano" nella società.
Diversi sono stati i contributi teorici, sia in ambito sociologico, sia in ambito psichiatrico, intorno ai quali si è sviluppata la consapevolezza della necessità di un modello di assistenza incentrato sulla persona, con i suoi diritti e la sua individualità, che gli permetta di essere al centro del proprio processo di recovery, inteso come processo di "recupero" durante il quale il soggetto conosce i propri sintomi e, imparando a convivere con essi, scopre un nuovo mondo di possibilità, evitando il rischio di cristallizzarsi nel ruolo passivo di malato che "subisce" le cure.
In questa direzione si inserisce l'esperienza dell'Alba Associazione, sulla quale la mia ricerca si concentra. Essa, in collaborazione con i servizi territoriali sanitari e sociali, opera nella realtà pisana per la riabilitazione psico-sociale di individui affetti da patologie psichiatriche di diverso tipo, permettendo a ciascuno di intraprendere il proprio individuale percorso riabilitativo al fine di trovare un posto nella società e con esso una propria identità.
Il lavoro di ricerca mette in evidenza come la via dell'associazionismo di utenti e familiari, attraverso iniziative di auto mutuo aiuto, con il supporto del volontariato e di professionisti, rappresenti una grande risorsa poichè opera su più fronti: da un lato supporta concretamente chi vive il disagio mentale nel proprio percorso di cura, facilitando il suo rapporto con i servizi e creando contesti relazionali protetti, dall'altro sensibilizza la comunità a tale problematica, nella direzione del superamento dell'emarginazione a cui vanno incontro i soggetti ai quali viene attribuito uno stigma psichiatrico.
L'indagine è stata condotta in parte attraverso l'osservazione partecipante nel corso di un tirocinio formativo di tre mesi presso l'associazione, e in parte attraverso interviste mirate rivolte agli operatori e interviste non strutturate, nella forma di storie di vita, rivolte agli utenti, con l'obiettivo di verificare in che modo il modello operativo dichiarato si traduce nella pratica, evidenziandone criticità, punti di forza, aspetti innovativi e margini di miglioramento.
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