Tesi etd-03052014-164659 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
VANNOZZI, IRENE
URN
etd-03052014-164659
Titolo
La responsabilità per danno da prodotto nel diritto internazionale privato tra conflitti di legge e competenza giurisdizionale
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Calamia, Antonio Marcello
Parole chiave
- danno
- prodotto
- responsabilità
Data inizio appello
07/04/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
La responsabilità per danno da prodotti difettosi è una fattispecie speciale di responsabilità extracontrattuale che si è affacciata nel panorama giuridico all’inizio del secolo scorso e che ha avuto un’amplissima diffusione negli ultimi cinquant’anni. Si tratta di un fenomeno che ha un potenziale afflittivo molto elevato, sia perché può incidere su beni fondamentali della persona, quali la salute e la vita, sia perché può coinvolgere contemporaneamente una pluralità di vittime, non necessariamente appartenenti allo stesso Stato. A questo si aggiunga un’altra caratteristica peculiare, quale la tendenza realizzarsi attraverso una vicenda illecita che si sviluppa toccando più ordinamenti. Per questi motivi, gli Stati hanno dovuto confrontarsi con questa nuova figura di responsabilità, ma non senza difficoltà. Infatti, ben presto ci si è accorti che la responsabilità per danno da prodotto non poteva essere ricondotta a nessuna fattispecie presente nel tessuto normativo nazionale, necessitando, a causa delle sue peculiarità di illecito a distanza, di regole speciali. Si sono rivelati fallimentari i tentativi iniziali di applicazione delle norme disciplinanti la responsabilità contrattuale o di quelle relative alla generica responsabilità per fatto illecito. Inoltre, si è reso subito evidente che le semplici norme interne siano insuscettibili di abbracciare e risolvere le problematiche sottese alla responsabilità da prodotti, necessitando di un intervento legislativo (o giurisprudenziale) che tenesse in considerazione il carattere dell’ “internazionalità” di queste vicende. Servono regole di conflitto specifiche che stabiliscano quale legge applicare per la disciplina dell’illecito e che individuino la giurisdizione di uno Stato tra quelli coinvolti nella vicenda che si occupi della risoluzione della controversia tra danneggiante e danneggiato.
I primi ad intraprendere questo percorso sono stati gli Stati Uniti d’America che, ancora oggi, costituiscono un punto di riferimento in materia per la maggior parte degli ordinamenti. Ben presto, però, anche in Europa si è avvertita l’esigenza di intraprendere un cammino di armonizzazione e di predisposizione di norme comunitarie ad hoc, che costituiscono oggi un corpo legislativo che può essere definito European products liability law . Mi riferisco alla disciplina introdotta dapprima con la Convenzione di Bruxelles del 1968, poi confluita nel regolamento (CE) n. 44/2001, così come modificato dal regolamento (UE) n. 1215/2012, sulla giurisdizione in materia civile e commerciale, alla direttiva 85/374/CE sulla responsabilità da prodotti e al regolamento (CE) n. 864/2007 (“Roma II”), sulla legge applicabile alle obbligazioni extracontrattuali.
L’oggetto del lavoro è costituito, in parte, dall’analisi di queste norme, estrapolando le disposizioni applicabili alla responsabilità per danno da prodotto, non essendo tutte suscettibili di applicarsi a tale fattispecie; la conseguenza è proprio la ricostruzione della European products liability law. Non viene trascurato in contributo fondamentale che la Corte di Giustizia ha dato alla disciplina, attraverso i suoi preziosi interventi interpretativi e chiarificatori, che costituiscono ormai parte integrante della disciplina europea. Non vengono, neppure ignorate le regolamentazioni che nella scala gerarchica delle fonti normative si collocano al di sopra e al di sotto della disciplina europea. Sono, infatti, esaminate anche le disposizioni italiane contenute nella legge 218/1995 di riforma del diritto internazionale privato e il tentativo (fallito) di armonizzazione a livello internazionale della disciplina della responsabilità da prodotti, costituito dalla Convenzione dell’Aja del 1973, elaborata nell’ambito della HCCH. In questo modo, sarà possibile costatare se le norme, anche se afferenti a ordinamenti diversi (quello italiano, europeo e internazionale), mostrano aspetti e principi comuni oppure se ciascuna realtà giuridica ha impostato il proprio corpo legislativo secondo propri orientamenti.
L’analisi in questione si pone, poi, altri due obiettivi: il primo è verificare se l’armonizzazione alla quale ambisce l’Unione Europea è davvero compiuta e, in caso contrario, determinare il livello di uniformità normativa che è stato raggiunto; il secondo è valutare l’idoneità della normativa europea ad offrire soluzioni soddisfacenti per la disciplina della responsabilità da prodotti, confrontandola con quelle offerte in ambito italiano e, soprattutto, internazionale.
Infine, l’analisi della materia è completata con lo studio di due fenomeni che caratterizzano il danno da prodotti, quali il forum shopping e i punitive damages, con l’intenzione di verificare se costituiscono (soprattutto il primo) la spia della debolezza della disciplina europea.
Il lavoro si articolerà in tre capitoli. Il primo capitolo verterà sull’inquadramento giuridico dell’istituto e sulla sue caratteristiche che ne fanno una fattispecie speciale di responsabilità; proseguirà poi con l’analisi del sistema statunitense e della sua evoluzione, dato che esso costituisce la culla della responsabilità da prodotti e ha contribuito a fornire una base giuridica anche alla disciplina europea. Il secondo capitolo si occuperà della descrizione disciplina sostanziale, partendo da quella italiana, passando per la normativa europea, costituita dalla direttiva 85/374/CE e dal regolamento (CE) n. 864/2007, e terminando con quella della Convenzione dell’Aja del 1973. Il terzo capitolo, invece, completerà l’analisi con le norme di diritto processuale, volte ad individuare il foro in cui risolvere la controversia. Sono descritte le norme italiane e quelle europee del regolamento (CE) n. 44/2001, che ha sostituito la Convenzione di Bruxelles del 1968. Il capitolo termina con lo studio del forum shopping, un tipico fenomeno che riguarda le controversie transnazionali e che si intensifica nella responsabilità da prodotti, e dei punitive damages, che costituiscono una variabile decisiva per la scelta del foro.
I primi ad intraprendere questo percorso sono stati gli Stati Uniti d’America che, ancora oggi, costituiscono un punto di riferimento in materia per la maggior parte degli ordinamenti. Ben presto, però, anche in Europa si è avvertita l’esigenza di intraprendere un cammino di armonizzazione e di predisposizione di norme comunitarie ad hoc, che costituiscono oggi un corpo legislativo che può essere definito European products liability law . Mi riferisco alla disciplina introdotta dapprima con la Convenzione di Bruxelles del 1968, poi confluita nel regolamento (CE) n. 44/2001, così come modificato dal regolamento (UE) n. 1215/2012, sulla giurisdizione in materia civile e commerciale, alla direttiva 85/374/CE sulla responsabilità da prodotti e al regolamento (CE) n. 864/2007 (“Roma II”), sulla legge applicabile alle obbligazioni extracontrattuali.
L’oggetto del lavoro è costituito, in parte, dall’analisi di queste norme, estrapolando le disposizioni applicabili alla responsabilità per danno da prodotto, non essendo tutte suscettibili di applicarsi a tale fattispecie; la conseguenza è proprio la ricostruzione della European products liability law. Non viene trascurato in contributo fondamentale che la Corte di Giustizia ha dato alla disciplina, attraverso i suoi preziosi interventi interpretativi e chiarificatori, che costituiscono ormai parte integrante della disciplina europea. Non vengono, neppure ignorate le regolamentazioni che nella scala gerarchica delle fonti normative si collocano al di sopra e al di sotto della disciplina europea. Sono, infatti, esaminate anche le disposizioni italiane contenute nella legge 218/1995 di riforma del diritto internazionale privato e il tentativo (fallito) di armonizzazione a livello internazionale della disciplina della responsabilità da prodotti, costituito dalla Convenzione dell’Aja del 1973, elaborata nell’ambito della HCCH. In questo modo, sarà possibile costatare se le norme, anche se afferenti a ordinamenti diversi (quello italiano, europeo e internazionale), mostrano aspetti e principi comuni oppure se ciascuna realtà giuridica ha impostato il proprio corpo legislativo secondo propri orientamenti.
L’analisi in questione si pone, poi, altri due obiettivi: il primo è verificare se l’armonizzazione alla quale ambisce l’Unione Europea è davvero compiuta e, in caso contrario, determinare il livello di uniformità normativa che è stato raggiunto; il secondo è valutare l’idoneità della normativa europea ad offrire soluzioni soddisfacenti per la disciplina della responsabilità da prodotti, confrontandola con quelle offerte in ambito italiano e, soprattutto, internazionale.
Infine, l’analisi della materia è completata con lo studio di due fenomeni che caratterizzano il danno da prodotti, quali il forum shopping e i punitive damages, con l’intenzione di verificare se costituiscono (soprattutto il primo) la spia della debolezza della disciplina europea.
Il lavoro si articolerà in tre capitoli. Il primo capitolo verterà sull’inquadramento giuridico dell’istituto e sulla sue caratteristiche che ne fanno una fattispecie speciale di responsabilità; proseguirà poi con l’analisi del sistema statunitense e della sua evoluzione, dato che esso costituisce la culla della responsabilità da prodotti e ha contribuito a fornire una base giuridica anche alla disciplina europea. Il secondo capitolo si occuperà della descrizione disciplina sostanziale, partendo da quella italiana, passando per la normativa europea, costituita dalla direttiva 85/374/CE e dal regolamento (CE) n. 864/2007, e terminando con quella della Convenzione dell’Aja del 1973. Il terzo capitolo, invece, completerà l’analisi con le norme di diritto processuale, volte ad individuare il foro in cui risolvere la controversia. Sono descritte le norme italiane e quelle europee del regolamento (CE) n. 44/2001, che ha sostituito la Convenzione di Bruxelles del 1968. Il capitolo termina con lo studio del forum shopping, un tipico fenomeno che riguarda le controversie transnazionali e che si intensifica nella responsabilità da prodotti, e dei punitive damages, che costituiscono una variabile decisiva per la scelta del foro.
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