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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03042024-102533


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MAMBRINI, LUCIA
URN
etd-03042024-102533
Titolo
Jan Švankmajer - tra ossessione manierista e militanza surrealista
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof.ssa Tognolotti, Chiara
Parole chiave
  • Jan
  • Švankmajer
Data inizio appello
05/04/2024
Consultabilità
Completa
Riassunto
Jan Švankmajer è un regista di film di animazione poco conosciuto in occidente, se non nei circoli universitari specializzati e per il suo lungometraggio Něco z Alenky (Alice, 1998). Questa tesi si pone l'obiettivo di comprendere i motivi di questa lacuna, mettendo in relazione la sua vicenda artistica con gli eventi storici che hanno sconvolto il suo Paese, la Repubblica Ceca, nazione dove è nato, cresciuto e dove vive tutt'ora. Anche se viene ricordato soprattutto per la sua attività cinematografica, per Švankmajer il cinema non è che uno dei tanti mezzi per diffondere la sua visione perciò, soffermandosi sulla sua attività artistica più che su quella cinematografica, la sua figura viene analizzata attraverso il suo rapporto con la città di Praga e il suo legame con il manierismo ceco, uno stile e una tendenza artistica che furono favoriti dal governo dell'imperatore asburgico Rodolfo II, grande mecenate che accolse alla sua corte una numerosa schiera di intellettuali di tutti i tipi: dai pittori agli scultori, dai matematici agli astronomi, dagli alchimisti agli illustratori di scienze naturali. Rodolfo II è passato alla Storia come un sovrano malinconico e poco adatto alla sua carica, mentre solo recentemente è stato rivalutato e descritto come un sovrano illuminato. Anche se poco dedito alla politica e ancor meno attento alle terribili vicende che stavano sconvolgendo l’Europa, riuscì a fare della sua corte un pregevole circolo intellettuale e a rendere Praga una città viva, multietnica, punto di riferimento della cultura europea. Per Švankmajer, di grande ispirazione e fascino è la costruzione della sua leggendaria Wunderkammer: una grande raccolta di mirabilia, oggetti unici e rari costruiti dall’uomo (artificialia) o scovati in natura (naturalia). Ad affascinare Švankmajer è anche l’interesse di Rodolfo II per l’alchimia e l’occulto, oltre che il suo fervente mecenatismo che portò alla sua corte il pittore lombardo Giuseppe Arcimboldo, al quale Švankmajer si ispira frequentemente. Alla rivalutazione della figura di Rodolfo II concorse anche il movimento surrealista ceco, alla cui attività Švankmajer partecipa dagli anni ’70 con fervente impegno. Dopo un’introduzione sulla storia di questo movimento e la descrizione delle affinità e delle divergenze con il movimento surrealista francese, si analizzano le vicende storico-politiche della nazione che hanno portato a rendere l’attività del gruppo illegale costringendolo ad operare clandestinamente. L’affinità di Švankmajer con il surrealismo è riscontrabile già prima della sua unione al gruppo anzi, è una connessione innata che riguarda lo spirito stesso della città di Praga, un carattere peculiare che la rende una somma perfetta tra manierismo e surrealismo e che, secondo l’artista, influenza tutti i suoi abitanti. Questo rapporto con il movimento viene descritto elencando tutti i temi che legano Švankmajer al surrealismo, esaminando molti esempi di opere, realizzate con vari metodi e mezzi. Infine viene esposta una breve storia del tattilismo, movimento che dal primo ventennio del Novecento si propone di sconfiggere il pregiudizio dell’arte come prerogativa del senso della vista, con lo scopo di risvegliare una sensibilità tattile ormai addormentata. Tra gli artisti che si pongono questo obiettivo, Švankmajer è uno dei più prolifici. Dagli anni ’70 propone un gran numero di sculture gestuali, giochi, poemi e collage tattili, oltre che numerosi esperimenti collettivi sul tattilismo, i cui risultati convergono anche nella realizzazione dei suoi ultimi film in cui sperimenta la materialità dell’immagine cinematografica.
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