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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03032023-125732


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CELLA, SARA
Indirizzo email
s.cella@studenti.unipi.it, saracella99@gmail.com
URN
etd-03032023-125732
Titolo
I RACCONTI DELL’ATTESA: AFFINITA’ TEMATICHE TRA "IL DESERTO DEI TARTARI" DI DINO BUZZATI E "ZAMA" DI ANTONIO DI BENEDETTO
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUE, LETTERATURE E FILOLOGIE EURO - AMERICANE
Relatori
relatore Prof.ssa Ghezzani, Alessandra
Parole chiave
  • Zama
  • Il Deserto dei Tartari
  • letteratura fantastica
  • Esistenzialismo
  • Antonio Di Benedetto
  • Dino Buzzati
  • letteratura argentina
  • letteratura italiana
  • Attesa
Data inizio appello
13/04/2023
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’obiettivo del presente lavoro è quello di offrire una riflessione sulla tematica dell’attesa nell’ambito della letteratura novecentesca, tentando di dimostrare, nello specifico, come esso sia un sentimento tanto comune alla natura dell’essere umano da riuscire ad unire la penna di due scrittori, Dino Buzzati e Antonio di Benedetto, un italiano e un argentino, distanti geograficamente, lontani nei loro stili di vita e nelle loro vicende personali, eppure estremamente affini nel narrare le stesse inquietudini, la stessa astenia nel percepire l’assurdità dell’esistenza, fino a farsi portavoci delle contraddizioni e della precarietà della coscienza moderna, di cui la condizione di attesa diventa l’esito. Pur appartenendo a realtà distanti, infatti, Buzzati e Di Benedetto affrontano le stesse sfide, lo stesso disagio, accomunati semplicemente dal fatto di essere umani e l’esigenza di trattare la tematica dell’attesa sorge in risposta alla comune necessità di trovare una risposta al bisogno antropologico di colmare la distanza che è venuta a crearsi tra l’uomo e il mondo nel corso del Novecento. In un’epoca attraversata da un processo di disincanto nei confronti della della razionalità, avviene un comune cambio di direzione che porta gli scrittori a sondare l'interiorità dell'uomo moderno e a riconoscere comunemente il carattere insaturo, incompleto e finito della natura umana. Proprio il riconoscimento condiviso della condizione umana di incompletezza è ciò che induce Dino Buzzati e Antonio di Benedetto a descrivere un viaggio comune alla ricerca di un significato da dare alla propria esistenza, trascorsa nel tempo interstiziale dell'attesa che divide ciò che l'uomo è stato da ciò che potrebbe essere in potenza, attraverso stili e tecniche narrative fortemente assimilabili e vicine per quanto differenti e peculiari.


The the purpose of this work is to offer a reflection about the condition of waiting during the 20th century literary context, trying to demonstrate how the state of waiting could be considered something common enough to succeed in connecting two writers, Dino Buzzati and Antonio di Benedetto, an italian and an argentinian, despite the geographic distance and of the gap between their stories and their lifestyles, and yet bounded by the same restlessness, the same asthenia toward the absurdity of their existence till become spokesmen of the contradictions and the precarity of the modern conscience, of which waiting becomes the outcome. Dino Buzzati e Antonio Di Benedetto, in spite of their belonging to two differents realities, are accumulated by the mere condition of being human and the reflection upon waiting is originated by the same necessity to find an answer to the anthropological needing to fill the gap between men and the world of the 20th century. In an age of disenchantment toward rationality, a common change of direction takes place and leads writers to pay a major attention to the interior of modern man and to commonly recognize the unsaturated, incomplete, and finite character of human nature. Precisely this shared recognition of incompleteness is what leads these two writers to narrate about a common journey in search of a meaning to be given to one’s existence spent in the interstitial time of waiting that divides what man had been and what he could be, through styles and narrative techniques strongly assimilated and close as different and peculiar.
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