Tesi etd-03022022-182445 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GHEZZANI, EDOARDO
URN
etd-03022022-182445
Titolo
Oltre l'asimmetria. Ricerca di nuovi percorsi di relazione.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof.ssa Neri, Veronica
Parole chiave
- alterità
- asimmetria
- Basaglia
- cura
- Dadà
- dipendenza
- disabilità
- etica
- Kittay
- Levinas
- Monceri
- relazione
- ricerca
- simmetria
Data inizio appello
14/04/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
14/04/2092
Riassunto
La pandemia che stiamo vivendo ha colpito profondamente la vita di tutti noi, facendo emergere nella società molte delle contraddizioni già presenti ma finora latenti in essa. Una delle questioni più evidenti emerse è stata la difficoltà nel vivere la pandemia da parte dei cosiddetti “fragilissimi” e di coloro che se ne prendono giornalmente cura. L’evidenza medica che un virus come questo potesse essere quasi sempre letale in caso di infezione per tali soggetti, l’urgenza di una vaccinazione immediata, la constatazione di servizi di cura inadeguati sono solo alcuni esempi delle problematiche emerse e discusse dai principali mass media. Anche l’opinione pubblica si è dunque ritrovata ad analizzare e discutere i suddetti temi.
I momenti di crisi sono spesso occasione di ripensamenti critici, potendoci soffermare così su quelle contraddizioni che le crisi stesse fanno emergere. Ripensare l’altro, principalmente inteso come colui che è detto fragile, dis-abile, in-valido ad oggi sembra urgente e necessario. Se dopo la Seconda guerra mondiale si sentì il bisogno di rimettere al centro la riflessione etica e la relazione umana, il pensiero ebraico novecentesco fu la base di questo nuovo modo di pensare, oggi, ripartendo dalla filosofia dell’alterità e della cura, sembra pressante la necessità di analizzare la categoria “ombrello” della disabilità per trovare modi alternativi di visione, rapporto e dialogo con essa. Disabilità infatti è tante cose. Se sotto tale termine si inseriscono condizioni di vario tipo e di diverse gravità, sembra però costante ad un’analisi storica il rapporto che questa ha sempre avuto con la cosiddetta normalità: un rapporto fortemente asimmetrico. Per prima cosa servirà dunque osservare come si sia sviluppato nella storia il rapporto tra normalità e alterità sia fisica che mentale per poi arrivare al conio, di recente data, del termine stesso “disabilità”, termine che come vedremo esprime già di per sé una posizione di potere. L’obiettivo di questo lavoro è quello di mostrare dei percorsi di pensiero, non solo filosofici, di messa in crisi delle consuete categorie con cui si sono pensate per molto tempo la malattia mentale e fisica cronica chiamata spesso col nome di disabilità. In questo senso acquista una importanza fondamentale l’esperienza a tutto tondo della rivoluzione psichiatrica messa in atto da Franco Basaglia e la sua equipe. Lungi dall’essere una esperienza puramente tecnica, questa rivoluzione fu anzitutto ideologica, culturale, sociologica e filosofica; un vero e proprio ripensamento della categoria di folle, delle istituzioni, del ruolo del medico e di tutto ciò che gravitava intorno a queste tematiche. Dopo l’esperienza dei basagliani, saranno analizzate più da vicino le teorie filosofiche dell’etica della cura e quelle sulla relazione con l’altro, cercando di comprendere in questi casi, cosa significhi per queste filosofie l’essere il rapporto con un altro nel caso in cui questo sia un “fragile”. La filosofa Eva Kittay in questo senso ha dato un importante contribuito soffermandosi su cosa significhi essere un datore di cura (caregiver) e su come vada ripensata e rivalutata la categoria della “dipendenza”, da sempre collegata alla persona fragile, affinché si possa davvero vivere in una società a misura di tutti. Infine, le ultime due parti di questo lavoro si dedicheranno rispettivamente: la prima alla comprensione di cosa possa significare ricercare un’etica della disabilità, la seconda a come questa etica possa in concreto divenire una etica applicata. Chi scrive infatti oltre ad essere studente al termine del ciclo magistrale di filosofia è da 5 anni un datore di cura che si relaziona ogni giorno con persone con disabilità. L’intento di questo lavoro è dunque duplice. Ripensare criticamente e filosoficamente le categorie che nella vita quotidiana utilizziamo per parlare e relazionarci con tali questioni, ma anche mostrare come tutto questo possa essere trasformato in un rapporto e in una comunicazione davvero nuova, simmetrica, dialettica e includente.
I momenti di crisi sono spesso occasione di ripensamenti critici, potendoci soffermare così su quelle contraddizioni che le crisi stesse fanno emergere. Ripensare l’altro, principalmente inteso come colui che è detto fragile, dis-abile, in-valido ad oggi sembra urgente e necessario. Se dopo la Seconda guerra mondiale si sentì il bisogno di rimettere al centro la riflessione etica e la relazione umana, il pensiero ebraico novecentesco fu la base di questo nuovo modo di pensare, oggi, ripartendo dalla filosofia dell’alterità e della cura, sembra pressante la necessità di analizzare la categoria “ombrello” della disabilità per trovare modi alternativi di visione, rapporto e dialogo con essa. Disabilità infatti è tante cose. Se sotto tale termine si inseriscono condizioni di vario tipo e di diverse gravità, sembra però costante ad un’analisi storica il rapporto che questa ha sempre avuto con la cosiddetta normalità: un rapporto fortemente asimmetrico. Per prima cosa servirà dunque osservare come si sia sviluppato nella storia il rapporto tra normalità e alterità sia fisica che mentale per poi arrivare al conio, di recente data, del termine stesso “disabilità”, termine che come vedremo esprime già di per sé una posizione di potere. L’obiettivo di questo lavoro è quello di mostrare dei percorsi di pensiero, non solo filosofici, di messa in crisi delle consuete categorie con cui si sono pensate per molto tempo la malattia mentale e fisica cronica chiamata spesso col nome di disabilità. In questo senso acquista una importanza fondamentale l’esperienza a tutto tondo della rivoluzione psichiatrica messa in atto da Franco Basaglia e la sua equipe. Lungi dall’essere una esperienza puramente tecnica, questa rivoluzione fu anzitutto ideologica, culturale, sociologica e filosofica; un vero e proprio ripensamento della categoria di folle, delle istituzioni, del ruolo del medico e di tutto ciò che gravitava intorno a queste tematiche. Dopo l’esperienza dei basagliani, saranno analizzate più da vicino le teorie filosofiche dell’etica della cura e quelle sulla relazione con l’altro, cercando di comprendere in questi casi, cosa significhi per queste filosofie l’essere il rapporto con un altro nel caso in cui questo sia un “fragile”. La filosofa Eva Kittay in questo senso ha dato un importante contribuito soffermandosi su cosa significhi essere un datore di cura (caregiver) e su come vada ripensata e rivalutata la categoria della “dipendenza”, da sempre collegata alla persona fragile, affinché si possa davvero vivere in una società a misura di tutti. Infine, le ultime due parti di questo lavoro si dedicheranno rispettivamente: la prima alla comprensione di cosa possa significare ricercare un’etica della disabilità, la seconda a come questa etica possa in concreto divenire una etica applicata. Chi scrive infatti oltre ad essere studente al termine del ciclo magistrale di filosofia è da 5 anni un datore di cura che si relaziona ogni giorno con persone con disabilità. L’intento di questo lavoro è dunque duplice. Ripensare criticamente e filosoficamente le categorie che nella vita quotidiana utilizziamo per parlare e relazionarci con tali questioni, ma anche mostrare come tutto questo possa essere trasformato in un rapporto e in una comunicazione davvero nuova, simmetrica, dialettica e includente.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
Tesi non consultabile. |