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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-03022015-235322


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BERTONE, GESSICA
URN
etd-03022015-235322
Titolo
Minorazione visiva e accessibilità. Gli strumenti per un'informazione e un'educazione senza barriere
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI
Relatori
relatore Prof. Panizza, Saulle
Parole chiave
  • diritto all'informazione
  • minorazione visiva
  • ausili
Data inizio appello
23/03/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Scopo precipuo di questo lavoro sarà quello di analizzare come, e attraverso quali strumenti, il diritto all’informazione viene garantito alle persone che presentano un deficit visivo, sia nel contesto scolastico che nella vita quotidiana. La scelta di questa tematica, che in sostanza è un intreccio tra ambiti apparentemente distinti tra loro, è nata in seguito a delle esperienze personali e lavorative che spesso mi hanno indotto a fare una breve riflessione. Ovvero, tutto ciò che i normovedenti danno per scontato perché di facile fruizione, come l’utilizzo di un pc, una passeggiata in centro, una lettura di un libro o l’acquisto di un prodotto alimentare, per un non vedente o per un ipovedente, diventa una conquista. Questo perché, la maggior parte dei gesti che compiamo nella vita quotidiana, sono correlati ad informazioni che ricaviamo mediante la vista. Per rendere disponibili tali informazioni a una persona minorata di vista, bisogna convertirle e rimodularle in modo tale che anche loro ne possano usufruire. Fino a pochi decenni fa, le barriere annesse alle opportunità dei disabili, erano piuttosto consistenti ma grazie all’intervento legislativo, alle innovazioni tecnologiche, alla riabilitazione visiva prevista dal SSN e alla perseveranza delle associazioni che sostengono i diritti dei disabili, sono state parzialmente superate. L’indifferenza e la non curanza della società, purtroppo, impedisce il completo superamento delle stesse, in quanto, spesse volte vengono negate ai portatori di deficit visivi, quelle opportunità che noi tutti abbiamo di default. Oggigiorno tale situazione non è però ammissibile, perché un deficit non può costituire un gap in termini di autonomia e diritto all’informazione. Gli ausili attualmente utilizzabili dalle persone non vedenti e ipovedenti sono molteplici, ma, la sola esistenza degli stessi non costituisce la conquista di autonomia e indipendenza, in quanto i fruenti devono essere in possesso anche del know how per riuscire adeguatamente ad adoperarli nella vita quotidiana. Quello appena citato è uno dei punti cardini della Riabilitazione Visiva. È obiettivo essenziale di quest’ultima, quindi, dotare il soggetto di competenze che migliorino il suo livello di autonomia. Per la suddetta ragione, viene previsto anche un servizio educativo specializzato scolastico, con il quale si punta a far acquisire, all’alunno disabile visivo, le conoscenze e gli strumenti che gli permetteranno di raggiungere un’autonomia scolastica e relazionale. Eppure, nonostante le innovazioni, le iniziative, le linee guida, l’accessibilità ad internet, la teoria dell’Universal Design, ecc, i disabili visivi nella realtà, devono affrontare molte più sfide. Quanto affermato può trovare conferma in tutti quegli operatori che hanno avuto esperienza in strutture che operano nel sociale, dove ci si può rendere conto che, forse, malgrado gli sforzi, non saremo mai in grado di comprendere e conoscere fino in fondo le problematicità legate ad un deficit, perché, in sintesi, non siamo noi a viverle in prima persona. Quello che tutti noi possiamo fare, però, e mi riferisco, in prima persona, alle strutture territoriali competenti, come quella a cui appartengo (I.Ri.Fo.R.), lavorativamente parlando, è di contribuire a rendere accessibile tutto ciò che viene utilizzato quotidianamente dalle persone “normodotate”, come le strutture degli edifici, le strade, i libri, gli elettrodomestici, gli strumenti di comunicazione, i giochi, i mezzi di trasporto; etc. Questo, infatti, significherebbe garantire da una parte il diritto all’informazione, e dall’altra una migliore qualità di vita del disabile. Se durante le nostre azioni quotidiane ci fermassimo a pensare se quella determinata azione che stiamo compiendo potrebbe essere svolta anche da un minorato visivo, ci renderemmo conto che molte di queste non potrebbero essere compiute: fare la spesa, aspettare il proprio turno in posta, guardare gli orari degli autobus…etc. Eppure sono azioni per noi normalissime, che si traducono in azioni impossibili per coloro che hanno un deficit fisico, se non hanno l’assistenza di qualcuno. In conclusione è lecito, pertanto, chiedersi quanto, concretamente, un disabile visivo può ritenersi autonomo in una società, come la nostra, che continua a non porre le dovute attenzioni ai bisogni delle persone portatrici di deficit fisici.
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