Tesi etd-03012013-164614 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
FABBRI, ANNA
URN
etd-03012013-164614
Titolo
Fattori prognostici ed analisi delle recidive nel carcinoma vulvare
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Gadducci, Angiolo
Parole chiave
- carcinoma
- recidive
- vulva
- vulvectomia
Data inizio appello
19/03/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
19/03/2053
Riassunto
Le neoplasie maligne della vulva sono infrequenti, rappresentando circa il 3-5% di quelle dell’apparato genitale femminile. Il carcinoma squamoso è l’istotipo più comune ricoprendo da solo circa l’80-90% dei casi di carcinoma vulvare.
La vulvectomia radicale con linfadenectomia inguino-femorale eseguita mediante escissione in blocco è stata a lungo considerata lo standard chirurgico per questa patologia, era un intervento molto demolitivo che prevedeva un’incisione a farfalla che si portava da una spina iliaca antero-superiore all’altra. La morbilità correlata era alta, con frequente ampia deiscenza della ferita, disfunzione sessuale, linfocele ed edema agli arti inferiori; Per tali motivi, a partire dagli anni ’80, in letteratura comparvero i primi studi che proposero un approccio chirurgico meno demolitivo.
L’incisione secondo Way è stata abbandonata ed attualmente resezione vulvare e linfadenectomia sono eseguiti mediante incisioni separate (“Triple Incision”).
Le più importanti variabili prognostiche per il carcinoma a cellule squamose sono la dimensione del tumore, lo stadio, il coinvolgimento dello spazio linfovascolare e lo stato linfonodale. L'incidenza di linfonodi inguinali positivi è principalmente relazionata con la dimensione del tumore, la profondità dell’invasione stromale, il grado istologico ed il coinvolgimento degli spazi linfovascolari.
Scopo di questo studio retrospettivo è stato quello di analizzare quali erano le variabili clinico-patologiche significative per la sopravvivenza libera da progressione e la sopravvivenza globale in una serie di 87 pazienti con carcinoma squamocellulare della vulva sottoposte a vulvectomia radicale totale o parziale associata a linfadenectomia inguino-femorale.
Trentaquattro pazienti hanno sviluppato recidiva tumorale, e la prima ricaduta è stata locale in 19 pazienti, inguinale in 10 pazienti ed a distanza in 5 pazienti.
La sopravvivenza libera da progressione è stata del 56.7% ed è risultata significativamente correlata con lo stadio (p<0.0001), il grado( p=0.023), lo stato linfonodale (p<0.0001) e la lateralità dei linfonodi positivi (p=0.034). Ricadute a distanza si sono verificate unicamente in donne con linfonodi positivi. Nelle 47 pazienti sottoposte a linfadenectomia inguino-femorale bilaterale che avevano linfonodi negativi all’istologia, il numero mediano di linfonodi rimossi era 15. La recidiva linfonodale si è verificata in 3 delle 25 (12%) pazienti a cui erano stati rimossi meno di 15 linfonodi ed in nessuna delle 22 (0%) pazienti a cui erano stati rimossi più di 15 linfonodi (p=0.2368).
In conclusione lo stadio e lo stato linfonodale sono risultati le più importanti variabili prognostiche per il carcinoma squamoso della vulva. Sebbene la differenza non sia stata statisticamente significativa per il basso numero di casi, abbiamo riscontrato un trend a favore di un miglior controllo inguinale nelle pazienti con linfonodi negativi che sono state sottoposte ad una più estesa linfadenectomia.
La vulvectomia radicale con linfadenectomia inguino-femorale eseguita mediante escissione in blocco è stata a lungo considerata lo standard chirurgico per questa patologia, era un intervento molto demolitivo che prevedeva un’incisione a farfalla che si portava da una spina iliaca antero-superiore all’altra. La morbilità correlata era alta, con frequente ampia deiscenza della ferita, disfunzione sessuale, linfocele ed edema agli arti inferiori; Per tali motivi, a partire dagli anni ’80, in letteratura comparvero i primi studi che proposero un approccio chirurgico meno demolitivo.
L’incisione secondo Way è stata abbandonata ed attualmente resezione vulvare e linfadenectomia sono eseguiti mediante incisioni separate (“Triple Incision”).
Le più importanti variabili prognostiche per il carcinoma a cellule squamose sono la dimensione del tumore, lo stadio, il coinvolgimento dello spazio linfovascolare e lo stato linfonodale. L'incidenza di linfonodi inguinali positivi è principalmente relazionata con la dimensione del tumore, la profondità dell’invasione stromale, il grado istologico ed il coinvolgimento degli spazi linfovascolari.
Scopo di questo studio retrospettivo è stato quello di analizzare quali erano le variabili clinico-patologiche significative per la sopravvivenza libera da progressione e la sopravvivenza globale in una serie di 87 pazienti con carcinoma squamocellulare della vulva sottoposte a vulvectomia radicale totale o parziale associata a linfadenectomia inguino-femorale.
Trentaquattro pazienti hanno sviluppato recidiva tumorale, e la prima ricaduta è stata locale in 19 pazienti, inguinale in 10 pazienti ed a distanza in 5 pazienti.
La sopravvivenza libera da progressione è stata del 56.7% ed è risultata significativamente correlata con lo stadio (p<0.0001), il grado( p=0.023), lo stato linfonodale (p<0.0001) e la lateralità dei linfonodi positivi (p=0.034). Ricadute a distanza si sono verificate unicamente in donne con linfonodi positivi. Nelle 47 pazienti sottoposte a linfadenectomia inguino-femorale bilaterale che avevano linfonodi negativi all’istologia, il numero mediano di linfonodi rimossi era 15. La recidiva linfonodale si è verificata in 3 delle 25 (12%) pazienti a cui erano stati rimossi meno di 15 linfonodi ed in nessuna delle 22 (0%) pazienti a cui erano stati rimossi più di 15 linfonodi (p=0.2368).
In conclusione lo stadio e lo stato linfonodale sono risultati le più importanti variabili prognostiche per il carcinoma squamoso della vulva. Sebbene la differenza non sia stata statisticamente significativa per il basso numero di casi, abbiamo riscontrato un trend a favore di un miglior controllo inguinale nelle pazienti con linfonodi negativi che sono state sottoposte ad una più estesa linfadenectomia.
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