logo SBA

ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03012013-010409


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
CAGNAZZO, FEDERICO
URN
etd-03012013-010409
Titolo
ernie del disco dorsali
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Lutzemberger, Lodovico
Parole chiave
  • discopatia toracica
  • ernie del disco
Data inizio appello
19/03/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’ernia del disco rappresenta una patologia relativamente frequente, se considerati nel complesso i tre livelli spinali: cervicale, toracico e lombare. Tuttavia, se si studia l’incidenza dell’ernia discale a livello dei singoli tratti spinali, si scopre che nel tratto lombare si verificano il 90-95% dei casi d’ernia discale e in quello cervicale il 10-5% dei casi.
Il tratto toracico, invece, contribuisce alla casistica globale delle ernie discali solo per l’1%.
La patologia discale toracica rientra dunque nelle patologie definite come “rare”, avendo un’incidenza di circa 1 su un milione/anno.
In realtà, la diffusione delle metodiche di imaging, come la TC e la RM ha messo in luce una prevalenza nella popolazione molto più alta: circa il 15% della popolazione sembra avere una protrusione o una vera e propria ernia a livello dei dischi dorsali.
Si tratta, però, di casi che in medicina vengono definiti come “incidentalomi”, nel senso che la diagnosi delle ernie discali dorsali in questa grossa fetta della popolazione, non è stata guidata da un sospetto clinico di ernia dorsale, bensì i soggetti sono sottoposti a TC o RM per altre ragioni e nel corso dell’esame viene evidenziata la presenza dell’ernia.
Inoltre, questa grossa fetta di popolazione “portatrice” dell’ernia discale dorsale sembra essere totalmente asintomatica.
Invece, l’1% delle ernie discali toraciche sono sintomatiche e sono proprio queste che giungono all’attenzione clinica a causa dei sintomi da esse provocati.
Lo studio, effettuato su una corte di 19 pazienti stratificati nel decennio 2002-2012, ricoverati presso l’Unità Operativa di Neurochirurgia dell’Azienda Ospedaliera Pisana, ha messo in risalto una serie di dati clinico-epidemiologici, tra cui l’età media dei soggetti, il sesso, il quadro sintomatologico presentato, le caratteristiche anatomo-patologiche delle ernie, le indagini diagnostiche effettuate. Particolare attenzione è stata posta in merito a due punti:
-la latenza in mesi che è intercorsa tra sviluppo dei primi sintomi e diagnosi;
-i giorni di degenza media e le complicanze post-chirurgiche in relazione all’intervento praticato.
Lo studio del primo punto ha voluto mettere in luce come una patologia con un’incidenza piuttosto bassa, e spesso caratterizzata da manifestazioni cliniche “atipiche”, rispetto a quelle classiche delle più comuni ernie lombari o cervicali, possa “sfuggire” alla diagnosi, con tempi che, nella casistica esaminata, sono andati da 0 a 36 mesi.
Tutto ciò comporta ritardi nella diagnosi, ritardi terapeutici e possibile aggravamento progressivo dei sintomi.
Lo studio del secondo punto, invece, ha focalizzato l’attenzione su tre tipi di approcci maggiormente praticati nell’AOUP. I risultati hanno messo in luce come alcuni approcci chirurgici possano essere gravati da un maggior tasso di complicanze e possano essere correlati a tempi di degenza media superiori rispetto ad altri.
Tuttavia, pur riconoscendo per alcune tecniche un’invasività maggiore, alcune caratteristiche dell’ernia discale dorsale, tra cui la centralità, la calcificazione, l’eventuale invasione durale, giustificano e rendono necessari alcuni tipi di approccio chirurgico per la completa escissione del disco erniato, la decompressione del midollo spinale e la remissione del quadro neurologico del paziente.
File