Tesi etd-02282024-090407 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CECCHI, GAIA
URN
etd-02282024-090407
Titolo
"Esperienze e processi conoscitivi per una nuova cultura della pena: la sociologia del quotidiano penitenziario tra il locale e il globale"
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E MANAGEMENT DEI SERVIZI SOCIALI
Relatori
relatore Pastore, Gerardo
Parole chiave
- carcere
- Convict Criminology
- globalizzazione
Data inizio appello
18/03/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
18/03/2094
Riassunto
L’espansione dei processi di globalizzazione e l’affermazione dell’ideologia neoliberale hanno portato profonde trasformazioni nel sistema penale e penitenziario. Il modello di carcere orientato alla punizione anziché alla riabilitazione sta influenzando la struttura della società nel suo complesso, con la conseguenza che essa assume i tratti di quella che in letteratura viene definita una “carceral society”.
Il carcere è il principale strumento sanzionatorio in ambito penale, tuttavia, la sua comprensione rimane sconosciuta, anche per i ricercatori stessi, le cui analisi si basano su dati secondari che si configurano come rilevazioni parziali.
Il presente elaborato propone di analizzare come la sociologia del quotidiano carcerario, realizzata dai detenuti e da chi ha esperienza diretta del carcere, nota come Convict Criminology, offrendo una conoscenza di prima mano sulle dinamiche penitenziarie, sulle condizioni di detenzione e sugli effetti dell’imprigionamento, possa colmare questo vuoto conoscitivo e possa contribuire alla definizione di una nuova cultura della pena.
La Convict Criminology è un approccio innovativo, la cui peculiarità è quella di sviluppare ricerche empiriche condotte direttamente all’interno delle carceri dagli stessi detenuti o ex detenuti che, grazie ai percorsi universitari, sono in grado di descrivere le condizioni di vita quotidiana dietro le sbarre sfruttando una prospettiva interna. Essa mira a ribaltare gli stereotipi diffusi dagli studiosi, dai media e dal governo, avvicinando il mondo carcerario e universitario attraverso i contributi di soggetti che una volta erano detenuti e ora sono diventati pienamente integrati nel mondo accademico. L’obiettivo della presente riflessione è quello di evidenziare l’importanza dell’università in carcere come strumento per contrastare la cultura punitiva e promuovere un processo di integrazione sociale.
A questo scopo, il capitolo introduttivo riflette criticamente sulla pericolosa deriva punitiva che le società occidentali hanno intrapreso ormai da tempo, evidenziando il ruolo della Sociologia Pubblica nel favorire una maggiore apertura del carcere alla società, innescando un circuito virtuoso tra il “dentro” e il “fuori”.
Il secondo capitolo, inquadra la Convict Criminology da un punto di vista teorico. Ripercorre la storia della formazione del movimento a partire dalle origini dei fondatori americani, per poi analizzare la sua diffusione a livello globale, non priva di ostacoli e difficoltà. Oltre a ciò, esamina la possibilità di diffondere questo nuovo approccio anche nei Paesi del Sud Globale, in particolare in America Latina, considerando le peculiarità e le diversità di questo contesto.
Il terzo capitolo approfondisce l’esperienza della Convict Criminology in Italia. Grazie ad Elton Kalica, testimone privilegiato in questo lavoro di approfondimento empirico, è stato possibile analizzare i principali ostacoli che hanno limitato lo sviluppo della prospettiva nel nostro paese.
L’ultima parte del lavoro analizza ciò che la Convict Criminology è riuscita a realizzare e riflette sulle possibili direzioni future del movimento. Infine, sottolinea l’importanza della presenza dell’università in carcere, che non si limita ad assicurare il diritto allo studio, ma si configura come un ponte tra il “dentro” e il “fuori” che può attivare delle relazioni virtuose.
Il carcere è il principale strumento sanzionatorio in ambito penale, tuttavia, la sua comprensione rimane sconosciuta, anche per i ricercatori stessi, le cui analisi si basano su dati secondari che si configurano come rilevazioni parziali.
Il presente elaborato propone di analizzare come la sociologia del quotidiano carcerario, realizzata dai detenuti e da chi ha esperienza diretta del carcere, nota come Convict Criminology, offrendo una conoscenza di prima mano sulle dinamiche penitenziarie, sulle condizioni di detenzione e sugli effetti dell’imprigionamento, possa colmare questo vuoto conoscitivo e possa contribuire alla definizione di una nuova cultura della pena.
La Convict Criminology è un approccio innovativo, la cui peculiarità è quella di sviluppare ricerche empiriche condotte direttamente all’interno delle carceri dagli stessi detenuti o ex detenuti che, grazie ai percorsi universitari, sono in grado di descrivere le condizioni di vita quotidiana dietro le sbarre sfruttando una prospettiva interna. Essa mira a ribaltare gli stereotipi diffusi dagli studiosi, dai media e dal governo, avvicinando il mondo carcerario e universitario attraverso i contributi di soggetti che una volta erano detenuti e ora sono diventati pienamente integrati nel mondo accademico. L’obiettivo della presente riflessione è quello di evidenziare l’importanza dell’università in carcere come strumento per contrastare la cultura punitiva e promuovere un processo di integrazione sociale.
A questo scopo, il capitolo introduttivo riflette criticamente sulla pericolosa deriva punitiva che le società occidentali hanno intrapreso ormai da tempo, evidenziando il ruolo della Sociologia Pubblica nel favorire una maggiore apertura del carcere alla società, innescando un circuito virtuoso tra il “dentro” e il “fuori”.
Il secondo capitolo, inquadra la Convict Criminology da un punto di vista teorico. Ripercorre la storia della formazione del movimento a partire dalle origini dei fondatori americani, per poi analizzare la sua diffusione a livello globale, non priva di ostacoli e difficoltà. Oltre a ciò, esamina la possibilità di diffondere questo nuovo approccio anche nei Paesi del Sud Globale, in particolare in America Latina, considerando le peculiarità e le diversità di questo contesto.
Il terzo capitolo approfondisce l’esperienza della Convict Criminology in Italia. Grazie ad Elton Kalica, testimone privilegiato in questo lavoro di approfondimento empirico, è stato possibile analizzare i principali ostacoli che hanno limitato lo sviluppo della prospettiva nel nostro paese.
L’ultima parte del lavoro analizza ciò che la Convict Criminology è riuscita a realizzare e riflette sulle possibili direzioni future del movimento. Infine, sottolinea l’importanza della presenza dell’università in carcere, che non si limita ad assicurare il diritto allo studio, ma si configura come un ponte tra il “dentro” e il “fuori” che può attivare delle relazioni virtuose.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
Tesi non consultabile. |