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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-02282022-113345


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
BENEDETTI, GINEVRA
URN
etd-02282022-113345
Titolo
Il dio "totale". Pantheios / Pantheus alla luce delle interpretazioni linguistiche e iconografiche del politeismo antico
Settore scientifico disciplinare
L-FIL-LET/05
Corso di studi
SCIENZE DELL'ANTICHITA' E ARCHEOLOGIA
Relatori
tutor Prof. Lentano, Mario
tutor Prof.ssa Bonnet, Corinne
Parole chiave
  • divine names
  • greco-roman iconography
  • history of religion-Roman Empire
  • iconografia greco-romana
  • nomi divini
  • Pantheios/Pantheus
  • Pantheios/Pantheus
  • politeismo-monoteismo
  • polytheism-monotheism
  • storia religiosa-Impero romano
Data inizio appello
21/03/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
21/03/2025
Riassunto
A partire dal III secolo a.C., ma più ampiamente in epoca imperiale (II-III sec. d.C.) lungo tutta l’estensione dell’Impero romano, si osservano quasi esclusivamente in ambito epigrafico dediche sia a divinità conosciute sotto altri teonimi sia a una potenza divina a sé stante, cui viene dato il nome di Πάνθε(ι)ος, -ον / Pantheus, -a. Πάνθε(ι)ος (-α, -ον) / pantheus (-a, -um), d’altra parte, risulta variamente impiegato nelle fonti disponibili: esso è attestato come nome proprio di persona, come designazione di un mese e di una festività in vari calendari greco-asiatici, così come nel lessico dei culti misterici, in ambito filosofico e in atti documentari. Infine, esso caratterizza degli spazi più o meno monumentali (vedi il Pantheon a Roma) e certi manufatti artistici. Aggettivo composto greco modellato sul prefisso παν- e l’aggettivo θεῖος, -α, -ον, πάνθε(ι)ος (-α, -ον) sembra riferirsi espressamente a una “totalità” divina. Di fronte a questa formulazione, la maggior parte delle teorie storico-religiose elaborate in merito ha fatto affidamento sulla forza “agglutinante” del greco παν- (tradotto come «totale, universale»), interpretando tale potenza come riflesso di un processo di graduale “monoteizzazione”, ovvero di graduale traduzione della moltitudine di divinità del paganesimo greco-romano in un dio “totale” e, per questo, universale, che avrebbe inglobato in estensione quantitativa tutte le altre divinità, ponendosi al di sopra di esse. L’analisi di questo termine nei suoi diversi livelli di applicazione compone al contrario un mosaico molto diverso. Rivolgersi a un dio come Pantheios/Pantheus costituisce una strategia pragmatica di denominazione che getta luce sulla fluidità e la creatività dei politeismi antichi. A volte da solo, a volte associato ad altre divinità, Pantheios/Pantheus è celebrato e, allo stesso tempo, celebra il potere divino in ciò che esso ha di superlativo. Lungi dal tracciare i contorni di una rappresentazione sintetica delle potenze divine, i contesti d’uso di questo nome testimoniano una comunicazione rituale personale e privilegiata volta a glorificare un “Tutto-Divino”, una potenza eminentemente divina in questa o quella circostanza che viene evocata per ragioni di efficienza pragmatica, in un orizzonte religioso ancora pienamente percepito come plurale.

From the 3rd century BC onwards, but more broadly in the imperial period (1st-3rd century AD), throughout the Roman Empire we observe almost exclusively epigraphic consecrations, dedications and acts of grace either to deities known by other theonyms or to a power in its own right, which receive the name Πάνθε(ι)ος, -ον in Greek and Pantheus, -a in Latin. Moreover, Πάνθε(ι)ος (-α, -ον) / pantheus (-a, -um) is used in various ways in the available sources: it is attested as a proper name of a person, as a denomination of a month and of a festival in various Greco-Asian ancient calendars, as well as in the lexicon of mystery cults, the philosophical speculation or documentary acts. Finally, it characterises more or less monumental spaces (i.e. the famous Pantheon in Rome) and certain iconographic representations. A Greek compound adjective modelled on the prefix παν and the adjective θεῖος, -α, -ον, πάνθε(ι)ος (-α, -ον) seems to refer expressly to a “divine totality”. Faced with this formulation, most of the historical-religious theories developed in this regard have relied on the “agglutinative” force of the Greek παν- (translated as "total, universal"), interpreting this god as reflecting a process of progressive “monotheisation”, i.e. the gradual translation of the multitude of gods of Greco-Roman paganism into a “total” and thus universal god, encompassing in a quantitative extension all the other deities and placing himself above them. The analysis of this term in its different levels of application composes a very different mosaic. Addressing a god as Pantheios/Pantheus is a pragmatic naming strategy that shades light on the fluidity and creativity of ancient polytheisms. Sometimes alone, sometimes associated with other deities, Pantheios/Pantheus is celebrated and, at the same time, it celebrates divine power in its superlative aspects. Far from tracing the outlines of a synthetic representation of divine powers, the contexts of use of this name testify to a personal and privileged ritual communication aimed at glorifying an “All-Divine” power, an eminently divine power in a specific circumstance for reasons of pragmatic efficiency, in a religious horizon still fully perceived as plural.
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