Tesi etd-02272013-235139 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
MARCHINI, IPPOLITA
URN
etd-02272013-235139
Titolo
Monitoraggio emodinamico intraoperatorio e studio del baroriflesso in pazienti sottoposti a tiroidectomia totale: variazioni in risposta a due differenti tipi di anestesia generale
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Palombo, Carlo
Parole chiave
- anestesia generale
- baroriflesso
- intraoperatorio
- monitoraggio emodinamico
Data inizio appello
19/03/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
19/03/2053
Riassunto
Lo studio oggetto della presente tesi si è posto come obiettivo quello di valutare l’associazione tra baroriflesso, controllo autonomico e risposta emodinamica all’anestesia generale, durante interventi di chirurgia tiroidea. Sono state messe a confronto due tecniche anestesiologiche differenti: TIVA e bilanciata.
L’influenza che i farmaci anestetici hanno sull’emodinamica è nota da tempo. Il propofol,
impiegato nella TIVA, ed i gas inalatori come il sevoflurano, entrambi utilizzati in associazione agli oppioidi, esercitano un effetto deprimente sull’apparato cardiovascolare in quanto possiedono
proprietà cronotrope, dromotrope ed inotrope negative; determinano inoltre vasodilatazione periferica. Sembra poi che entrambi gli anestetici abbiano la capacità di inibire o comunque alterare sia la sensibilità barocettiva che l’attività coordinata della “bilancia” simpato-vagale. Nel complesso quindi essi tendono a rallentare la frequenza cardiaca e a ridurre sia la portata che la pressione arteriosa. Questi effetti cardiovascolari sono normalmente ben tollerati dal soggetto sano. Alcune tipologie di pazienti però potrebbero non avere capacità di compenso adeguate e sviluppare complicanze. Il SNA, che abbiamo indagato, svolge un importante ruolo nel mantenimento dell’omeostasi emodinamica. E’lecito pensare che in corso di anestesia generale soggetti primitivamente affetti da una sua disfunzione (es.: neuropatia diabetica) o con una ridotta sensibilità barocettiva possano presentare un rischio maggiore di sviluppare instabilità cardiovascolare o aritmie.
Il monitoraggio emodinamico intraoperatorio continuo non viene effettuato di routine. Esso è
riservato a pazienti a rischio elevato (in base al tipo di chirurgia o alla presenza di patologie severe),e viene eseguito usando metodiche invasive. Per registrare in maniera ininterrotta,
intraoperatoriamente, i parametri emodinamici di interesse, in questo studio è stato utilizzato un sistema di monitoraggio in continuo non invasivo, il Finometer .Nella nostra popolazione l’anestesia bilanciata sembra garantire una maggiore stabilità dei
parametri cardiovascolari. Da questo discende che la scelta della tecnica anestesiologica utilizzata
deve essere ponderata sulla base delle caratteristiche cliniche del singolo paziente al fine di garantirgli il maggior livello di sicurezza possibile.
In accordo con la letteratura, i risultati del nostro studio fanno presupporre che un’alterazione del sistema autonomico presdisponga i pazienti a sviluppare instabilità emodinamica. Non tanto il valore intraoperatorio della BRS quanto quello preoperatorio sembra correlare con il grado d’instabilità del paziente. Se tale ipotesi fosse effettivamente verificata, la valutazione preoperatoria della sensibilità barocettiva potrebbe essere utilizzata per meglio caratterizzare il profilo di rischio, in particolar modo in quelle categorie di soggetti in cui è probabile che vi sia un’alterazione del SNA (diabete,ipertensione, malattie neurologiche, etc..). La identificazione preoperatoria dei pazienti con disautonomia anche “preclinica” potrebbe essere così utile per selezionare i pazienti in cui porre indicazione ad un monitoraggio emodinamico continuo non invasivo.
L’influenza che i farmaci anestetici hanno sull’emodinamica è nota da tempo. Il propofol,
impiegato nella TIVA, ed i gas inalatori come il sevoflurano, entrambi utilizzati in associazione agli oppioidi, esercitano un effetto deprimente sull’apparato cardiovascolare in quanto possiedono
proprietà cronotrope, dromotrope ed inotrope negative; determinano inoltre vasodilatazione periferica. Sembra poi che entrambi gli anestetici abbiano la capacità di inibire o comunque alterare sia la sensibilità barocettiva che l’attività coordinata della “bilancia” simpato-vagale. Nel complesso quindi essi tendono a rallentare la frequenza cardiaca e a ridurre sia la portata che la pressione arteriosa. Questi effetti cardiovascolari sono normalmente ben tollerati dal soggetto sano. Alcune tipologie di pazienti però potrebbero non avere capacità di compenso adeguate e sviluppare complicanze. Il SNA, che abbiamo indagato, svolge un importante ruolo nel mantenimento dell’omeostasi emodinamica. E’lecito pensare che in corso di anestesia generale soggetti primitivamente affetti da una sua disfunzione (es.: neuropatia diabetica) o con una ridotta sensibilità barocettiva possano presentare un rischio maggiore di sviluppare instabilità cardiovascolare o aritmie.
Il monitoraggio emodinamico intraoperatorio continuo non viene effettuato di routine. Esso è
riservato a pazienti a rischio elevato (in base al tipo di chirurgia o alla presenza di patologie severe),e viene eseguito usando metodiche invasive. Per registrare in maniera ininterrotta,
intraoperatoriamente, i parametri emodinamici di interesse, in questo studio è stato utilizzato un sistema di monitoraggio in continuo non invasivo, il Finometer .Nella nostra popolazione l’anestesia bilanciata sembra garantire una maggiore stabilità dei
parametri cardiovascolari. Da questo discende che la scelta della tecnica anestesiologica utilizzata
deve essere ponderata sulla base delle caratteristiche cliniche del singolo paziente al fine di garantirgli il maggior livello di sicurezza possibile.
In accordo con la letteratura, i risultati del nostro studio fanno presupporre che un’alterazione del sistema autonomico presdisponga i pazienti a sviluppare instabilità emodinamica. Non tanto il valore intraoperatorio della BRS quanto quello preoperatorio sembra correlare con il grado d’instabilità del paziente. Se tale ipotesi fosse effettivamente verificata, la valutazione preoperatoria della sensibilità barocettiva potrebbe essere utilizzata per meglio caratterizzare il profilo di rischio, in particolar modo in quelle categorie di soggetti in cui è probabile che vi sia un’alterazione del SNA (diabete,ipertensione, malattie neurologiche, etc..). La identificazione preoperatoria dei pazienti con disautonomia anche “preclinica” potrebbe essere così utile per selezionare i pazienti in cui porre indicazione ad un monitoraggio emodinamico continuo non invasivo.
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