I criteri per la selezione degli organi da utilizzare per il trapianto di fegato sono stati ampliati negli ultimi anni per far fronte alla scarsa disponibilità di organi in relazione alle crescenti necessità. Tale ampliamento ha implicato l’inclusione di donatori non ottimali, o “marginali”. In linea generale si era soliti considerare un fegato marginale un organo il cui uso si associava quasi sempre ad un significativo aumento di rischio di morte o di complicanze dopo trapianto. Questa analisi retrospettiva su 823 pazienti trapiantati in 9 anni, ha lo scopo di evidenziare eventuali differenze significative tra riceventi da donatore “standard” e “marginale” in termini di outcome, espresso come tempi di estubazione, consumo di emoderivati, degenza in UTI post-trapianto, complicanze intra- e post-operatorie e test di laboratorio. La nostra analisi non ha evidenziato, riguardo ai parametri presi in considerazione, differenze rilevanti tra i riceventi da donatore standard e marginale dimostrando che l’organo “marginale” può rappresentare un importante e valido strumento per espandere il pool dei donatori e rispondere quindi alla crescente richiesta di organi.