Tesi etd-02242021-140849 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
LOCOROTONDO, LORENZO
URN
etd-02242021-140849
Titolo
Il suicidio assistito: un'indagine comparatistica
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Stradella, Elettra
Parole chiave
- accanimento clinico
- aiuto al suicidio in Svizzera e Germania
- caso Cappato
- caso Englaro
- caso Welby
- CEDU
- convenzione di Oviedo
- cure palliative
- DAT
- diritto alla vita e all'autodeterminazione
- eutanasia
- eutanasia nel Benelux
- giurisprudenza USA e canadese sul fine vita
- indisponibilità e disponibilità della vita
- sentenze Corte di Strasburgo
- suicidio assistito
Data inizio appello
29/03/2021
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Il presente lavoro si propone di analizzare la tematica complessa e controversa dell'aiuto al suicidio, avente ad oggetto quei comportamenti richiesti da pazienti malati terminali per porre fine alle proprie sofferenze psico-fisiche e, con esse, alla propria esistenza.
La regolamentazione giuridica del fenomeno ha attraversato diversi interventi, sia giurisprudenziali che legislativi, in Italia, in Europa e nel resto del mondo, e ha scosso inevitabilmente la coscienza popolare, generando profonde fratture tra chi è a favore dell'affermazione del "diritto alla morte" e chi invece ritiene che "il diritto alla vita" si accompagni ad una sorta di “dovere di vivere”, anche in condizioni cliniche disperate. Nella parte iniziale dell'elaborato verranno fornite le definizioni terminologiche sull'eutanasia e il suicidio assistito, e si potrà constatare come in Italia tale pratica non sia stata legalizzata, perciò ci si domanderà se possa essere individuata all'interno della Costituzione italiana l'affermazione del principio di autodeterminazione dell'individuo. Verrà delineato il lungo excursus giuridico che ha portato all'emanazione della "storica" sentenza della Corte Costituzionale del 2019, la quale ha depenalizzato il reato di suicidio assistito in presenza di talune condizioni, e a tal fine saranno quindi affrontati i precedenti casi giurisprudenziali (Welby-Englaro-DJ Fabo), e i temi legati alle cure palliative e alla facoltà di poter disporre anticipatamente della propria vita tramite l'utilizzo del testamento biologico, per quanto strettamente connesse alla fattispecie dell’aiuto al suicidio.
Partendo dalle vicissitudini del nostro ordinamento su tale tematica, verrà proposto un inquadramento sulla "morte dignitosa" nella dimensione sovranazionale e internazionale, chiedendoci innanzitutto, anche in tal caso, se sia ravvisabile o meno nelle fonti del diritto europeo e internazionale l'esistenza di un "diritto a morire". Si opererà quindi un approfondimento sui contenuti di alcune sentenze della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo in tema di eutanasia e di aiuto al suicidio. Si potrà così notare come la Corte di Strasburgo non abbia ancora identificato come diritto fondamentale quello di porre fine alla propria vita in modo dignitoso (secondo un approccio alla dignità di tipo soggettivo, sul quale ci si soffermerà nel corso del lavoro), ma dalla giurisprudenza europea si potrà evincere una sorta di ampliamento del riconoscimento della libertà di autodeterminazione dell'individuo.
Il fine del seguente elaborato è quello di offrire una prospettiva comparatistica sulla regolazione del “fine vita”, con particolare riferimento alla scelta di morire a seguito di un’azione direttamente rivolta a tale finalità. Saranno quindi prese in considerazione le più significative esperienze, mettendone in luce analogie e differenze, alla ricerca dei possibili modelli di regolazione (o assenza di regolazione).
Sarà dunque analizzata la vicenda dell'Olanda, ossia del primo Paese al mondo in cui l'eutanasia ha cessato di essere un comportamento clandestino ma è divenuto oggetto di regolamentazione giuridica. Quella del Belgio, che si è dotato della normativa più avanzata sul fine vita, ed emblematico è stato il fatto che lo Stato belga sia stato il primo Paese a legalizzare l'eutanasia sui minori dotati di capacità di discernimento. Successivamente, sarà studiata la Svizzera, la quale può essere considerata "La Mecca" della cooperazione al suicidio, considerando che molti stranieri vi si recano appositamente per morire con l'aiuto di un’organizzazione o associazione preposta alla realizzazione di tale scopo. Insieme alla Svizzera, non si può non citare la Germania, ove tale pratica è divenuta “legale" in seguito all’approvazione del disegno di legge da parte del Bundestag, che ha modificato il codice penale tedesco. La trattazione si conclude con uno sguardo a ciò che accade oltreoceano. Prima, gli Stati Uniti, in cui, a causa di una mancanza di una competenza federale nella disciplina delle sopracitate questioni, ciò fa sì che il quadro normativo a riguardo sia stato molto eterogeneo e che si debba a ricorrere a prendere in esame una pluralità di fonti sia statali che giurisprudenziali; infine, verrà offerta una panoramica dell'evoluzione giurisprudenziale in materia nello Stato canadese.
Ai fini di affrontare l’argomento in esame si è ritenuto opportuno inquadrare il fenomeno nella dimensione nazionale e internazionale, definendo il quadro di carattere comparativo sul tema dell’eutanasia e del suicidio assistito.
La regolamentazione giuridica del fenomeno ha attraversato diversi interventi, sia giurisprudenziali che legislativi, in Italia, in Europa e nel resto del mondo, e ha scosso inevitabilmente la coscienza popolare, generando profonde fratture tra chi è a favore dell'affermazione del "diritto alla morte" e chi invece ritiene che "il diritto alla vita" si accompagni ad una sorta di “dovere di vivere”, anche in condizioni cliniche disperate. Nella parte iniziale dell'elaborato verranno fornite le definizioni terminologiche sull'eutanasia e il suicidio assistito, e si potrà constatare come in Italia tale pratica non sia stata legalizzata, perciò ci si domanderà se possa essere individuata all'interno della Costituzione italiana l'affermazione del principio di autodeterminazione dell'individuo. Verrà delineato il lungo excursus giuridico che ha portato all'emanazione della "storica" sentenza della Corte Costituzionale del 2019, la quale ha depenalizzato il reato di suicidio assistito in presenza di talune condizioni, e a tal fine saranno quindi affrontati i precedenti casi giurisprudenziali (Welby-Englaro-DJ Fabo), e i temi legati alle cure palliative e alla facoltà di poter disporre anticipatamente della propria vita tramite l'utilizzo del testamento biologico, per quanto strettamente connesse alla fattispecie dell’aiuto al suicidio.
Partendo dalle vicissitudini del nostro ordinamento su tale tematica, verrà proposto un inquadramento sulla "morte dignitosa" nella dimensione sovranazionale e internazionale, chiedendoci innanzitutto, anche in tal caso, se sia ravvisabile o meno nelle fonti del diritto europeo e internazionale l'esistenza di un "diritto a morire". Si opererà quindi un approfondimento sui contenuti di alcune sentenze della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo in tema di eutanasia e di aiuto al suicidio. Si potrà così notare come la Corte di Strasburgo non abbia ancora identificato come diritto fondamentale quello di porre fine alla propria vita in modo dignitoso (secondo un approccio alla dignità di tipo soggettivo, sul quale ci si soffermerà nel corso del lavoro), ma dalla giurisprudenza europea si potrà evincere una sorta di ampliamento del riconoscimento della libertà di autodeterminazione dell'individuo.
Il fine del seguente elaborato è quello di offrire una prospettiva comparatistica sulla regolazione del “fine vita”, con particolare riferimento alla scelta di morire a seguito di un’azione direttamente rivolta a tale finalità. Saranno quindi prese in considerazione le più significative esperienze, mettendone in luce analogie e differenze, alla ricerca dei possibili modelli di regolazione (o assenza di regolazione).
Sarà dunque analizzata la vicenda dell'Olanda, ossia del primo Paese al mondo in cui l'eutanasia ha cessato di essere un comportamento clandestino ma è divenuto oggetto di regolamentazione giuridica. Quella del Belgio, che si è dotato della normativa più avanzata sul fine vita, ed emblematico è stato il fatto che lo Stato belga sia stato il primo Paese a legalizzare l'eutanasia sui minori dotati di capacità di discernimento. Successivamente, sarà studiata la Svizzera, la quale può essere considerata "La Mecca" della cooperazione al suicidio, considerando che molti stranieri vi si recano appositamente per morire con l'aiuto di un’organizzazione o associazione preposta alla realizzazione di tale scopo. Insieme alla Svizzera, non si può non citare la Germania, ove tale pratica è divenuta “legale" in seguito all’approvazione del disegno di legge da parte del Bundestag, che ha modificato il codice penale tedesco. La trattazione si conclude con uno sguardo a ciò che accade oltreoceano. Prima, gli Stati Uniti, in cui, a causa di una mancanza di una competenza federale nella disciplina delle sopracitate questioni, ciò fa sì che il quadro normativo a riguardo sia stato molto eterogeneo e che si debba a ricorrere a prendere in esame una pluralità di fonti sia statali che giurisprudenziali; infine, verrà offerta una panoramica dell'evoluzione giurisprudenziale in materia nello Stato canadese.
Ai fini di affrontare l’argomento in esame si è ritenuto opportuno inquadrare il fenomeno nella dimensione nazionale e internazionale, definendo il quadro di carattere comparativo sul tema dell’eutanasia e del suicidio assistito.
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