Tesi etd-02242021-120413 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SCARPINO, ROBERTA SILVANA
URN
etd-02242021-120413
Titolo
Disabilita, famiglia e percorsi di autonomia
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E MANAGEMENT DEI SERVIZI SOCIALI
Relatori
relatore Prof.ssa Biancheri, Rita
Parole chiave
- Autonomia
- Diritti
- Disabilità
- Famiglia
- Inclusione
- Lavoro
- Partecipazione
Data inizio appello
22/03/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
22/03/2091
Riassunto
Il tema della disabilità è un tema estremamente complesso e nel trattarlo, si potrebbe incorrere spesso in falsi miti o luoghi comuni che sono, di fatto, molto lontani da ciò che vivono quotidianamente le persone disabili. La prima questione che è urgente chiarire è che, in effetti, quando si parla di disabilità si parla di persone aventi diritti e non di un fenomeno astratto. Spesso la disabilità è stata trattata come elemento da studiare in maniera alienata dai bisogni delle persone, si sono creati giudizi e dottrine che hanno dominato erroneamente i più ampi aspetti della società. Il punto centrale dell’elaborato è cercare di considerare una realtà pienamente inclusiva e una possibile autonomia di scelta da parte delle persone disabili su quali percorsi intraprendere durante il percorso di vita, senza far leva esclusivamente sulle cure della propria famiglia. Affrontare queste tematiche significa partire prima dai falli, dai pregiudizi e da ciò che storicamente si è opposto al concetto di disabilità collegato alla salute. L’OMS con l’ICF fornisce un’ampia analisi dello stato di salute degli individui ponendo la correlazione tra salute e ambiente, arrivando alla definizione di disabilità, intesa come condizione di salute in un ambiente favorevole. Dall’applicazione universale dell’ICF emerge la misura in cui la disabilità non viene considerata un problema di un gruppo minoritario all’interno di una comunità, ma un’esperienza che tutti, nell’arco della vita, potrebbero sperimentare. Si è passati dal considerare l’individuo disabile come persona malata e inutile per la società e quindi da abbandonare alla propria famiglia o da internare, a un percorso di apertura rispetto alla disabilità, un percorso di accompagnamento dai primi anni di vita e una presa in carico dei bisogni. Si sta abbandonando la visione assistenzialistica per intraprendere quella dell’emancipazione sia per le famiglie che hanno spesso considerato i figli disabili come persone che non possono raggiungere una piena adultità, sia da parte delle istituzioni che promuovono la vita indipendente e regolano l’entrata nel mondo del lavoro delle persone disabili. A tutto ciò, però, sembrano esserci delle resistenze, infatti, affinché un ordinamento possa intervenire in favore di una determinata categoria di persone non bastano le affermazioni di principio, ma occorre una presa di coscienza effettiva dell’esistenza di una situazione di disuguaglianza, fonte di discriminazione all’interno della società. A tal proposito, un ruolo fondamentale è costituito dall’impegno che il terzo settore svolge sul territorio nazionale. Le associazioni rivestono una notevole importanza nell’attuazione dell’inclusione dei soggetti disabili, sia perché contribuiscono a creare spazi in cui è possibile sperimentare autonomie sia perché costituiscono a formare reti informali. Dalla creazioni di reti nascono spesso anche gruppi di auto mutuo aiuto che favoriscono la partecipazione e l’inclusione e stimolano l’apertura verso contesti che contrastano la chiusura da parte delle famiglie e dei soggetti disabili e promuovono l’apertura e la piena partecipazione sociale
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