Tesi etd-02242017-131212 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
CHIARI, MARIA COSTANZA
URN
etd-02242017-131212
Titolo
Reazioni da ipersensibilità agli antibiotici beta-lattamici
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Migliorini, Paola
Parole chiave
- antibiotici
- beta-lattamici
- ipersensibilità
Data inizio appello
14/03/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Le reazioni avverse a farmaci (RAF) costituiscono un problema attuale in ambito sanitario. Spesso il paziente che ha manifestato una RAF si autodefinisce allergico limitando quindi la somministrazione di farmaci mirati. Un’ accurata caratterizzazione e classificazione della RAF, una esatta identificazione del farmaco colpevole e un preciso piano alternativo di trattamento, permettono di programmare in modo più specifico ed univoco la gestione di tali pazienti, con una maggiore sicurezza per il paziente stesso ed una minor spesa di gestione per il sistema sanitario. Il nostro studio ha preso in esame soggetti con reazioni avverse ad antibiotici, in particolare reazioni allergiche a beta-lattamici, antibiotici che rappresentano la più frequente causa di reazioni allergiche a farmaci.
Tra il 2012 ed il 2016 abbiamo valutato 277 soggetti giunti alla nostra osservazione per sospetta reazione allergica ad antibiotici. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un accurato work-up allergologico (test in-vivo ed in-vitro), sulla base delle ultime linee guida internazionali.
Nel nostro studio abbiamo riscontrato una frequenza di reazioni avverse a beta-lattamici dell’ 87,4% e solo del 12,6% ad antibiotico di classe differente o non noto. In linea con i dati di letteratura, anche nella nostra esperienza l’antibiotico più frequentemente coinvolto è stato l’amoxicillina+ac.clavulanico, che è anche il più utilizzato in Europa. Il work-up allergologico a cui abbiamo sottoposto i pazienti ha consentito di confermare o meno la diagnosi di allergia ed di indicare farmaci alternativi che il paziente può assumere in caso di necessità. Tuttavia sfuggono all’ allergologo le informazioni relative alla successiva assunzione dell’antibiotico alternativo, a domicilio o in ambiente sanitario, e alle eventuali reazioni di ipersensibilità che si possono manifestare. Infatti, il paziente con allergia ad un beta-lattamico potrebbe con il tempo sensibilizzarsi al farmaco alternativo. Al fine di raccogliere queste informazioni, abbiamo sottoposto i pazienti ad un questionario telefonico da noi formulato. Dal nostro studio emerge che tra i 104 soggetti ricontattati, 28 hanno riassunto il beta-lattamico alternativo, e di questi il 20% hanno presentato una reazioni di ipersensibilità. Nel caso in cui il farmaco assunto non fosse stato quello indicato al termine del work-up allergologico abbiamo indagato le motivazioni di tale scelta. È emerso che il 27,7% dei pazienti che avevano assunto antibiotici di classe differente, preferivano evitare il beta-lattamico alternativo temendo una nuova reazione allergica. L’intervista telefonica si è dimostrata un valido strumento per identificare la esatta percentuale dei pazienti che continua a percepire l’ antibiotico beta-lattamico alternativo come pericoloso, e i pazienti che con il tempo si sono sensibilizzati al farmaco alternativo. In quest’ultimo caso, l’intervista telefonica ha consentito di rivalutare il paziente presso l’ambulatorio allergologico con un nuovo work-up.
Tra il 2012 ed il 2016 abbiamo valutato 277 soggetti giunti alla nostra osservazione per sospetta reazione allergica ad antibiotici. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un accurato work-up allergologico (test in-vivo ed in-vitro), sulla base delle ultime linee guida internazionali.
Nel nostro studio abbiamo riscontrato una frequenza di reazioni avverse a beta-lattamici dell’ 87,4% e solo del 12,6% ad antibiotico di classe differente o non noto. In linea con i dati di letteratura, anche nella nostra esperienza l’antibiotico più frequentemente coinvolto è stato l’amoxicillina+ac.clavulanico, che è anche il più utilizzato in Europa. Il work-up allergologico a cui abbiamo sottoposto i pazienti ha consentito di confermare o meno la diagnosi di allergia ed di indicare farmaci alternativi che il paziente può assumere in caso di necessità. Tuttavia sfuggono all’ allergologo le informazioni relative alla successiva assunzione dell’antibiotico alternativo, a domicilio o in ambiente sanitario, e alle eventuali reazioni di ipersensibilità che si possono manifestare. Infatti, il paziente con allergia ad un beta-lattamico potrebbe con il tempo sensibilizzarsi al farmaco alternativo. Al fine di raccogliere queste informazioni, abbiamo sottoposto i pazienti ad un questionario telefonico da noi formulato. Dal nostro studio emerge che tra i 104 soggetti ricontattati, 28 hanno riassunto il beta-lattamico alternativo, e di questi il 20% hanno presentato una reazioni di ipersensibilità. Nel caso in cui il farmaco assunto non fosse stato quello indicato al termine del work-up allergologico abbiamo indagato le motivazioni di tale scelta. È emerso che il 27,7% dei pazienti che avevano assunto antibiotici di classe differente, preferivano evitare il beta-lattamico alternativo temendo una nuova reazione allergica. L’intervista telefonica si è dimostrata un valido strumento per identificare la esatta percentuale dei pazienti che continua a percepire l’ antibiotico beta-lattamico alternativo come pericoloso, e i pazienti che con il tempo si sono sensibilizzati al farmaco alternativo. In quest’ultimo caso, l’intervista telefonica ha consentito di rivalutare il paziente presso l’ambulatorio allergologico con un nuovo work-up.
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