Tesi etd-02232017-002335 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
MERZ, KASIMIR MAX WERNER
URN
etd-02232017-002335
Titolo
Il ruolo della fissazione esterna nel Damage Control Orthopaedics nelle fratture della pelvi: studio retrospettivo quinquennale.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Marchetti, Stefano
Parole chiave
- DCO
- fissazione esterna
- fratture di pelvi
- ruolo
Data inizio appello
14/03/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Analisi retrospettiva del quinquennio 2012-2016 dei pazienti trattati presso l'unità di Ortopedia e Traumatologia 1 dell'AOUP: valutazione del ruolo della fissazione esterna nel Damage Control Orthopaedics nei pazienti con frattura della pelvi.
Le fratture di bacino, sebbene epidemiologicamente poco diffuse, rappresentando solo il 2-3% di tutte le fratture, sono un'importante sfida diagnostica e terapeutica per il medico. Nella stragrande maggioranza dei casi le fratture di bacino colpiscono pazienti politraumatizzati in incidenti stradali; abbiamo quindi di fronte un paziente per definizione complesso, con comorbidità frequenti e anche gravi. Inoltre la frattura di bacino stessa è altamente destabilizzante per tutto il paziente che risulta fortemente impegnato; a tale frattura si possono infatti associare lesioni a numerose strutture anatomiche contenute nella cavità pelvica richiedendo dunque un coinvolgimento multidisciplinare. A partire dal personale medico che giunge sul luogo dell'incidente dove è fondamentale attuare le prime misure terapeutiche, al medico di pronto soccorso, dall'ortopedico al chirurgo d'urgenza, dal ginecologo all'urologo, dal chirurgo vascolare al radiologo interventista; sono molte le figure coinvolte nel trattamento di questi pazienti. Si parla in particolare della attivazione del cosiddetto Trauma Team. La complessità della gestione del paziente politraumatizzato richiede la presenza di centri ad alta specializzazione, dotati di adeguate possibilità diagnostiche e terapeutiche. La nostra Azienda Ospedaliera è uno di questi centri (HUB) come dimostra la numerosa quota di pazienti centralizzati da ospedali minori (SPOKE).
L'inquadramento iniziale di questi pazienti mira a capire la loro stabilità emodinamica e di conseguenza cerca di dare indicazioni circa le tempistiche di intervento chirurgico a cui questi devono essere sottoposti. Recentemente si è infatti studiato più approfonditamente il ruolo che può avere un approccio definito come Damage Control Orthopaedics (DCO), molto più indicato rispetto all'Early Total Care (ETC) in alcune categorie di pazienti. Uno dei cardini principali del DCO è la stabilizzazione precoce delle fratture pelviche instabili tramite la tempestiva applicazione di fissatori esterni.
Questo studio retrospettivo si è posto l'obbiettivo di studiare il ruolo dei fissatori esterni in questa categoria di pazienti, valutando il loro utilizzo temporaneo in vista di una fissazione interna in un secondo momento nell'ambito di un DCO a confronto con il loro utilizzo definitivo. A questo scopo abbiamo analizzato e descritto i pazienti ricoverati presso l'Ortopedia Universitaria 1 dell'AOUP nel periodo compreso dal 1 Gennaio 2012 al 31 Dicembre 2016 con diagnosi di frattura pelvica. Siamo anche andati a valutare il ruolo della nostra Unità Operativa come centro di riferimento per i centri minori geograficamente vicini ed è stato possibile documentare l'importanza che riveste nella centralizzazione del paziente politraumatizzato.
Le fratture di bacino, sebbene epidemiologicamente poco diffuse, rappresentando solo il 2-3% di tutte le fratture, sono un'importante sfida diagnostica e terapeutica per il medico. Nella stragrande maggioranza dei casi le fratture di bacino colpiscono pazienti politraumatizzati in incidenti stradali; abbiamo quindi di fronte un paziente per definizione complesso, con comorbidità frequenti e anche gravi. Inoltre la frattura di bacino stessa è altamente destabilizzante per tutto il paziente che risulta fortemente impegnato; a tale frattura si possono infatti associare lesioni a numerose strutture anatomiche contenute nella cavità pelvica richiedendo dunque un coinvolgimento multidisciplinare. A partire dal personale medico che giunge sul luogo dell'incidente dove è fondamentale attuare le prime misure terapeutiche, al medico di pronto soccorso, dall'ortopedico al chirurgo d'urgenza, dal ginecologo all'urologo, dal chirurgo vascolare al radiologo interventista; sono molte le figure coinvolte nel trattamento di questi pazienti. Si parla in particolare della attivazione del cosiddetto Trauma Team. La complessità della gestione del paziente politraumatizzato richiede la presenza di centri ad alta specializzazione, dotati di adeguate possibilità diagnostiche e terapeutiche. La nostra Azienda Ospedaliera è uno di questi centri (HUB) come dimostra la numerosa quota di pazienti centralizzati da ospedali minori (SPOKE).
L'inquadramento iniziale di questi pazienti mira a capire la loro stabilità emodinamica e di conseguenza cerca di dare indicazioni circa le tempistiche di intervento chirurgico a cui questi devono essere sottoposti. Recentemente si è infatti studiato più approfonditamente il ruolo che può avere un approccio definito come Damage Control Orthopaedics (DCO), molto più indicato rispetto all'Early Total Care (ETC) in alcune categorie di pazienti. Uno dei cardini principali del DCO è la stabilizzazione precoce delle fratture pelviche instabili tramite la tempestiva applicazione di fissatori esterni.
Questo studio retrospettivo si è posto l'obbiettivo di studiare il ruolo dei fissatori esterni in questa categoria di pazienti, valutando il loro utilizzo temporaneo in vista di una fissazione interna in un secondo momento nell'ambito di un DCO a confronto con il loro utilizzo definitivo. A questo scopo abbiamo analizzato e descritto i pazienti ricoverati presso l'Ortopedia Universitaria 1 dell'AOUP nel periodo compreso dal 1 Gennaio 2012 al 31 Dicembre 2016 con diagnosi di frattura pelvica. Siamo anche andati a valutare il ruolo della nostra Unità Operativa come centro di riferimento per i centri minori geograficamente vicini ed è stato possibile documentare l'importanza che riveste nella centralizzazione del paziente politraumatizzato.
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