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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-02222022-003217


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ROSSI, FRANCESCO
URN
etd-02222022-003217
Titolo
Il contrasto della pirateria marittima nel Golfo di Guinea: lezioni e limiti dell'esperienza nel Corno d'Africa
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE MARITTIME E NAVALI
Relatori
relatore Sberna, Salvatore
Parole chiave
  • pirateria Golfo di Guinea
Data inizio appello
04/03/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
04/03/2062
Riassunto
Il fenomeno della pirateria marittima ha origini antiche, risalenti agli albori della navigazione. Nel corso del ventunesimo secolo tale fenomeno, ritenuto ormai in via di estinzione, è tornato al centro dell’attenzione pubblica. Le recenti cronache dimostrano, infatti, come si sia sviluppata una pericolosa espansione endemica di questa attività criminale che ha interessato varie zone del globo rendendo impellente e assolutamente necessario il ricorso a interventi vigorosi atti a garantire la libera navigazione.
Anche il Mediterraneo allargato è stato coinvolto dalla pirateria subendo gli effetti del violento fenomeno sviluppatasi rapidamente lungo le coste del Corno d’Africa nel primo decennio del ventunesimo secolo.
I numerosi attacchi perpetrati ai danni dei navigli mercantili in quelle acque hanno causato danni economici di grande entità e una pericolosa escalation di violenza alla quale varie coalizioni internazionali - supportate dalle Nazioni Unite - hanno posto fine con interventi decisi tramite dedicati dispositivi militari.

I dati riferiti agli attacchi in mare dimostrano come il fenomeno somalo sia stato ormai annichilito ma, contestualmente, si sia aperto un altro teatro di primaria importanza per gli interessi nazionali ed europei: quello del Golfo di Guinea. In questa area, sede di importanti giacimenti petroliferi, si è infatti registrato il maggior numero di casi di pirateria a livello globale nel corso del triennio 2018 - 2020.

L’obiettivo di questo studio è quello di analizzare il fenomeno della pirateria nel Golfo di Guinea mettendone in luce gli aspetti caratterizzanti: il contesto socio-economico nel quale si è sviluppato, la matrice dei gruppi pirata e gli obiettivi di questi ultimi. A tale scopo vengono valorizzati i dati di agenzie internazionali impegnate a monitorare e contrastare la pirateria come l’International Maritime Bureau e il Maritime Information Cooperation and Awareness Center; nell’elaborato vengono utilizzati inoltre come riferimenti principali report delle Nazioni Unite e del Consiglio dell’Unione Europea. Importanti spunti per comprendere il modus operandi del fenomeno preso in esame vengono forniti dalla presentazione di un emblematico case study riferito all’intervento in soccorso al mercantile Torm Alexandra - vittima di un attacco pirata nelle acque antistanti le cose del Benin - condotto dalla Marina Militare Italiana nel novembre del 2020.

La particolare situazione istituzionale regionale, caratterizzata da una moltitudine di stati con caratteristiche istituzionali, economiche e sociali differenti, nonché strategie e capacità marittime molto diversificate, rende la zona particolarmente instabile e non sembra possibile prevedere una soluzione al problema che derivi esclusivamente dagli stati rivieraschi.
La pirateria nel Golfo di Guinea, infatti, nonostante abbia subito una leggera battuta di arresto nel corso del 2021, è ancora in fase di sviluppo e non sono state ancora adottate delle soluzioni in grado debellare il fenomeno in modo definitivo.

Nell’elaborato vengono analizzate le attuali contromisure implementate sia a livello regionale che extra-regionale, dalle quali emerge che né le esigue capacità marittime dei paesi rivieraschi, né le risposte dei singoli paesi europei che hanno inviato dei dispositivi navali operanti in modo autonomo sono in grado di garantire una sufficiente maritime security in un’area così vasta.
A questo proposito, la domanda della ricerca è indirizzata a verificare se può essere possibile applicare le stesse soluzioni che hanno avuto successo nel Corno d’Africa anche nello scenario del Golfo di Guinea.

Per dare una risposta a tale quesito assume particolare importanza la valorizzazione del contesto di riferimento. Se in Corno d’Africa il massiccio utilizzo di forze armate ha avuto la possibilità di agire vigorosamente, ricevendo persino l’autorizzazione da parte delle Nazioni Unite di violare le acque territoriali somale in virtù dello status di “stato fallito” della Somalia, nel caso del Golfo di Guinea il contesto politico è molto più complesso: gli stati sovrani che si affacciano su quelle acque rivendicano il rispetto della loro autorità sulle stesse, e un intervento troppo invasivo da parte di attori extra-regionali potrebbe avere delle gravi ripercussioni a livello diplomatico ed economico.

Date le profonde differenze contestuali si esclude pertanto la possibilità di poter replicare il modello adottato per sconfiggere la pirateria in Corno d’Africa e si avanza l’ipotesi che la miglior soluzione perseguibile possa essere quella basata sul dispiegamento coordinato di forze extra-regionali, al fine di supportare le Marine locali nel fronteggiare la minaccia della pirateria. Un intervento così strutturato, affiancato a politiche di supporto e sostegno delle economie locali, potrà portare a un indebolimento del fenomeno di pirateria e allo sviluppo di capacità di contrasto autonome da parte delle istituzioni locali.
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