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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-02212021-203614


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
LOFFREDO, MARIA GIULIA
URN
etd-02212021-203614
Titolo
Valore predittivo dei linfociti nella citologia tiroidea
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Latrofa, Francesco
correlatore Dott. Torregrossa, Liborio
correlatore Dott.ssa Lupi, Isabella
Parole chiave
  • nodulo tiroideo
  • linfociti
  • FNAB
  • cellule alte
  • AbTPO
  • AbTg
  • PTC
  • tiroidite
Data inizio appello
09/03/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
09/03/2027
Riassunto
INTRODUZIONE
I noduli tiroidei sono presenti nel 4-7% della popolazione generale. Nella maggior parte dei casi sono benigni e solo nel 10% dei casi maligni. La natura dei noduli viene definita mediante l’esame citologico su agoaspirato (Fine Needle Aspiration Biopsy, FNAb), che prevede le seguenti categorie: TIR 1 (non diagnostico), TIR 2 (benigno) TIR 3A (indeterminato a basso rischio), TIR 3B (indeterminato ad alto rischio), TIR 4 (sospetto), TIR 5 (maligno). I carcinomi della tiroide vengono classificati istologicamente in carcinomi di origine follicolare, che includono il carcinoma papillare (PTC), il carcinoma follicolare (FTC), il carcinoma scarsamente differenziato (PDTC) e il carcinoma anaplastico (ATC) e carcinomi di origine dalle cellule C o parafollicolari, denominati tumori midollari (MTC). Il PTC è il più frequente e viene distinto nelle seguenti varianti: classica e follicolare, che sono le più frequenti e presentano una prognosi favorevole; a cellule alte, solida o trabecolare, hobnail, a cellule colonnari e scarsamente differenziata, tutte forme a prognosi sfavorevole. All’esame citologico su FNAb, il carcinoma papillare della variante follicolare, solida e scarsamente differenziata di solito ricade nelle categorie TIR 3A e TIR 3B mentre le varianti classica, a cellule alte, hobnail e a cellule colonnari ricadono nelle classi citologiche TIR 4 e TIR 5.
Da anni il carcinoma della tiroide è stato correlato alla patologia tiroidea autoimmune, che si manifesta con la tiroidite linfocitaria all’istologia e gli autoanticorpi anti-tireoglobulina (AbTg) e anti-tireoperossidasi (AbTPO) circolanti. Il rilievo di un infiltrato linfocitario diffuso all’istologia in associazione con il PTC è un reperto comune. Il significato del rilievo dei linfociti nell’esame citologico su FNAb invece non è mai stato valutato.
OBIETTIVO DELLO STUDIO
L’obiettivo dello studio è stato quello di valutare se la presenza di linfociti nel materiale citologico possa predire la natura del nodulo e se si correli con gli istotipi del carcinoma della tiroide e le sue varianti.
MATERIALI E METODI
Abbiamo confrontato le caratteristiche istologiche e citologiche di 1627 noduli tiroidei consecutivi sottoposti all’intervento di tiroidectomia nell’anno 2017 presso l’Endocrinochirurgia dell’AOUP, di cui era disponibile un precedente esame citologico effettuato presso l’Endocrinologia e esaminato presso l’Anatomia Patologica III dell’AOUP. I dati sono stati correlati con gli AbTg e gli AbTPO.
RISULTATI
Dei 1627 noduli analizzati 1014 (62,3%) erano benigni, 613 (37,7%) maligni. Nell’ambito dei noduli maligni 500 (81,5%) erano PTC, 52 (8,5%) Noninvasive Follicular Thyroid Neoplasm with Papillary-like Nuclear Features (NIFT-P), 47 (7,6%) FTC, 11 (1,9%) PDTC e 3 (0,5%) ATC. Dei PTC, 242 (43,8%) erano variante classica, 214 (38,7%) variante follicolare, 47 (8,5%) variante a cellule alte e 34 (6,1%) variante solida. Di 1082 noduli era disponibile il risultato del dosaggio degli AbTg e/o degli AbTPO.
I linfociti erano più frequenti nei noduli maligni rispetto a quelli benigni (168/613, 27,4% vs 221/1014, 21,8%) (P=0,01). Considerando le varianti del PTC, la presenza di linfociti era più frequente nella variante a cellule alte (42,6%) rispetto alla variante classica (26,4%), a quella follicolare (29,9%) e a quella solida (17,6 %).
Suddividendo i noduli in base alla classe citologica, nell’ambito della citologia indeterminata non si riscontrava alcuna differenza nella presenza di linfociti tra variante follicolare e variante solida, rispettivamente 25/90 (27,8%) vs 2/11 (18,2%) (P=0,72) per il TIR 3A e 21/63 (33,3%) vs 4/14 (28,6%) (P=1) per il TIR 3B. Nell’ambito delle classi TIR 4 e TIR 5 la presenza di linfociti era più frequente nella variante a cellule alte (51/195; 26,2%) rispetto a quella classica (19/45, 42,2%) (P=0,04).
Nell’ambito dei PTC che erano risultati TIR 4 e TIR 5 e che presentavano tiroidite linfocitaria, la presenza di linfociti nelle varianti classica e a cellule alte era simile (38/90, 42,2% vs 12/28, 42,9 %; P=1). Anche nei pazienti che presentavano AbTg e/o AbTPO dosabili non si osservava una differenza tra i tumori variante classica e quella a cellule alte che erano risultati TIR 4 e TIR 5. Viceversa, tra i soggetti che non presentavano tiroidite linfocitaria all’istologia i linfociti erano più frequenti nella variante a cellule alte rispetto a quella classica (26/152, 17,1% vs 8/19, 42,1%; P=0,03). Allo stesso modo tra i pazienti con AbTg e/o AbTPO negativi i linfociti erano più frequenti nella variante a cellule alte (21/117, 17,9% vs 9/18, 50%; P=0,005).
DISCUSSIONE
La presenza di linfociti all’esame citologico è più frequente nei noduli maligni che in quelli benigni. Inoltre, i linfociti si associano più spesso alla variante a cellule alte rispetto alle altre varianti. Suddividendo i noduli per categorie citologiche, la differenza non era più significativa nei noduli con citologia indeterminata. La mancanza di una differenza tra la variante follicolare (meno aggressiva) e quella a cellule solide (più aggressiva) nell’ambito della citologia indeterminata fa ipotizzare che queste due varianti inducano una risposta immunitaria simile. Nelle categorie citologiche TIR 4 e TIR 5, invece, la presenza di linfociti si associava più alla variante a cellule alte che a quella classica. L’associazione tra linfociti e variante a cellule alte permane nel sottogruppo di pazienti che non presentano tiroidite linfocitaria all’esame istologico e in quello con AbTg e/o AbTPO negativi, ma si perde nel sottogruppo di pazienti con tiroidite linfocitaria istologica e in quello con AbTg e/o AbTPO positivi. Tali dati indicano che l’infiltrato linfocitario intratumorale è più rappresentato nella variante a cellule alte, più aggressiva, rispetto alla variante classica, meno aggressiva. La coesistenza di una tiroidite cronica autoimmune (tiroidite linfocitaria e AbTg e/o AbTPO positivi) riduce il valore predittivo dei linfociti rilevati nell’esame citologico.
CONCLUSIONI
La presenza di linfociti nell’esame citologico dei noduli tiroidei è un fattore predittivo di malignità. Inoltre, nell’ambito delle varianti del PTC, la presenza di linfociti si correla in maniera significativa con la variante a cellule alte, che è caratterizzata da una prognosi particolarmente aggressiva, ma solo in assenza di una tiroidite cronica autoimmune associata.
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