Tesi etd-02152013-163413 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC5
Autore
PACHETTI, ELENA
URN
etd-02152013-163413
Titolo
Sintesi di derivati acidi a nucleo pirazolo-pirimidinico quali inibitori dell'enzima aldoso reduttasi.
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
FARMACIA
Relatori
relatore Prof.ssa La Motta, Concettina
relatore Sartini, Stefania
relatore Sartini, Stefania
Parole chiave
- aldoso reduttasi
- pirazolo pirimidine
Data inizio appello
06/03/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
06/03/2053
Riassunto
Con il termine diabete mellito si identifica un gruppo di disturbi metabolici caratterizzati da alti livelli di zuccheri (glucosio) nel sangue, causati da difetti nella secrezione o nell'azione dell'insulina, oppure dalla concomitanza di entrambe le cause. L'incapacità dell'insulina di svolgere normalmente i propri compiti ha inoltre degli effetti sul metabolismo delle proteine, dei carboidrati e dei lipidi.
Senza insulina, le cellule soffrono per mancanza di energia da glucosio, nonostante quest'ultimo abbondi nel sangue. Alcuni tessuti invece non richiedono insulina per l’uptake del glucosio e sono quindi paradossalmente esposti e danneggiati dall’eccessiva concentrazione plasmatica di questo zucchero.
Mentre i meccanismi patogenetici del diabete sono diversi, le complicanze a lungo termine sono le stesse e sono conseguenza delle disfunzioni metaboliche.
Col passare del tempo, il diabete può portare a cecità, insufficienza renale e provocare danni neurologici.
Il diabete è la terza causa di morte dopo infarto e cancro nei paesi evoluti.
Considerata la sua enorme diffusione nel mondo, la ricerca di nuovi agenti antidiabetici capaci di controllare i livelli glicemici e le alterazioni metaboliche e, allo stesso tempo, di prevenire la comparsa delle complicanze a lungo termine, è attualmente di grande interesse e può avere importanti ricadute con possibilità di sviluppo in campo clinico.
La terapia a base di insulina è in grado di prolungare la vita del paziente, ma non previene lo sviluppo di complicazioni, come neuropatie, nefropatie, vasculopatie, retinopatie e cataratta, le quali si manifestano in quei tessuti che non richiedono insulina per l’uptake del glucosio e che quindi sono esposti alla concentrazione plasmatica dello zucchero, che spesso aumenta eccessivamente.
In alcune cellule come quelle del tessuto nervoso, in cui non è richiesta insulina per assorbire il glucosio (tessuti insulino-indipendenti), la concentrazione di questo zucchero è direttamente proporzionale a quella plasmatica. Il glucosio penetra nelle cellule e viene prevalentemente metabolizzato attraverso la fosforilazione e la glicolisi; se in eccesso però una certa quota di zucchero può subire l'azione dell'enzima aldoso reduttasi ed essere convertito in sorbitolo, a sua volta trasformato dall'enzima sorbitolo deidrogenasi in fruttosio, in quella che viene definita la via dei polioli. L'eccessiva attivazione di questa via metabolica altera i potenziali redox e provoca un aumento dell'osmolarità intracellulare; determina la formazione di radicali liberi dell'ossigeno e provoca alterazioni delle funzioni cellulari.
Gli inibitori della aldoso-reduttasi (ARIs) inibiscono l'azione dell'enzima AR che viene attuata in tutti i distretti interessati alle complicanze del diabete mellito, in presenza di alte concentrazioni di glucosio. L'uso degli inibitori AR impedisce l'accumulo di sorbitolo che si è visto avere un ruolo determinante nella patogenesi di queste manifestazioni.
Vi sono numerosi dati sperimentali e clinici che indicano come gli inibitori dell'AR abbiano aperto interessanti prospettive nella prevenzione dell'insorgenza e della progressione delle complicanze del diabete mellito.
L’attività di ricerca, oggetto di questa tesi di laurea, è stata dedicata alla sintesi di nuovi derivati pirazolo-pirimidinici, quali inibitori dell’enzima aldoso reduttasi.
Senza insulina, le cellule soffrono per mancanza di energia da glucosio, nonostante quest'ultimo abbondi nel sangue. Alcuni tessuti invece non richiedono insulina per l’uptake del glucosio e sono quindi paradossalmente esposti e danneggiati dall’eccessiva concentrazione plasmatica di questo zucchero.
Mentre i meccanismi patogenetici del diabete sono diversi, le complicanze a lungo termine sono le stesse e sono conseguenza delle disfunzioni metaboliche.
Col passare del tempo, il diabete può portare a cecità, insufficienza renale e provocare danni neurologici.
Il diabete è la terza causa di morte dopo infarto e cancro nei paesi evoluti.
Considerata la sua enorme diffusione nel mondo, la ricerca di nuovi agenti antidiabetici capaci di controllare i livelli glicemici e le alterazioni metaboliche e, allo stesso tempo, di prevenire la comparsa delle complicanze a lungo termine, è attualmente di grande interesse e può avere importanti ricadute con possibilità di sviluppo in campo clinico.
La terapia a base di insulina è in grado di prolungare la vita del paziente, ma non previene lo sviluppo di complicazioni, come neuropatie, nefropatie, vasculopatie, retinopatie e cataratta, le quali si manifestano in quei tessuti che non richiedono insulina per l’uptake del glucosio e che quindi sono esposti alla concentrazione plasmatica dello zucchero, che spesso aumenta eccessivamente.
In alcune cellule come quelle del tessuto nervoso, in cui non è richiesta insulina per assorbire il glucosio (tessuti insulino-indipendenti), la concentrazione di questo zucchero è direttamente proporzionale a quella plasmatica. Il glucosio penetra nelle cellule e viene prevalentemente metabolizzato attraverso la fosforilazione e la glicolisi; se in eccesso però una certa quota di zucchero può subire l'azione dell'enzima aldoso reduttasi ed essere convertito in sorbitolo, a sua volta trasformato dall'enzima sorbitolo deidrogenasi in fruttosio, in quella che viene definita la via dei polioli. L'eccessiva attivazione di questa via metabolica altera i potenziali redox e provoca un aumento dell'osmolarità intracellulare; determina la formazione di radicali liberi dell'ossigeno e provoca alterazioni delle funzioni cellulari.
Gli inibitori della aldoso-reduttasi (ARIs) inibiscono l'azione dell'enzima AR che viene attuata in tutti i distretti interessati alle complicanze del diabete mellito, in presenza di alte concentrazioni di glucosio. L'uso degli inibitori AR impedisce l'accumulo di sorbitolo che si è visto avere un ruolo determinante nella patogenesi di queste manifestazioni.
Vi sono numerosi dati sperimentali e clinici che indicano come gli inibitori dell'AR abbiano aperto interessanti prospettive nella prevenzione dell'insorgenza e della progressione delle complicanze del diabete mellito.
L’attività di ricerca, oggetto di questa tesi di laurea, è stata dedicata alla sintesi di nuovi derivati pirazolo-pirimidinici, quali inibitori dell’enzima aldoso reduttasi.
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