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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-02142013-233213


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SANTORO, ANTONIO
URN
etd-02142013-233213
Titolo
L'IRI ai tempi di Prodi: la stagione delle "dismissioni"
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
STUDI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Volpi, Alessandro
Parole chiave
  • IRI
  • Prodi
Data inizio appello
04/03/2013
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
04/03/2053
Riassunto
I sette anni della prima presidenza di Prodi all'IRI (1982-1989) coincidono in gran parte con quella che potremmo definire la stagione delle “dismissioni”, termine che vuole mettere in evidenza la cessione di attività secondarie rispetto ai comparti ritenuti “strategici”, finalizzata non all'alleggerimento complessivo della mano pubblica sull'economia ma alla semplice razionalizzazione del portafoglio delle partecipazioni per liberare risorse da concentrare su settori più decisivi come la siderurgia e le telecomunicazioni. Si trattò di un periodo di transizione, inaugurato con la creazione da parte del CDA dell'Istituto del “Comitato per le dismissioni”, durante il quale al professore sarebbe stato affidato il compito di traghettare l'IRI da una fase di continua espansione dell'impegno dello Stato nell'industria a una di contrazione dell'iniziativa pubblica, caratterizzata da un arresto del flusso di partecipazioni in entrata e dai primi tentativi di razionalizzazione e dismissione di asset non strategici, che avrebbero spianato la strada alla grande stagione delle privatizzazioni degli anni Novanta.
Facendo ricorso a un'accurata ricerca fra gli editoriali, i commenti e le cronache quotidiane rilasciati da alcune delle principali testate giornalistiche nei giorni in cui si svilupparono le iniziative prese in esame, sono state così analizzate le operazioni più importanti condotte da Prodi durante la sua prima stagione all'IRI: il tentativo di cessione della holding alimentare SME a De Benedetti, il complesso intreccio di vicende che portarono alla vendita dell'Alfa Romeo alla Fiat, la dolorosa ristrutturazione del settore siderurgico, la privatizzazione di Mediobanca e infine il tentativo (fallito) di riorganizzare l'apparato delle telecomunicazioni pubbliche con la costituzione di un polo dell'elettronica a controllo misto pubblico-privato.
Gli sforzi di risanamento finanziario del gruppo sortirono solo in parte i risultati sperati. Le manovre di razionalizzazione del portafoglio delle partecipazioni dovettero scontrarsi con l'assenza di un programma condiviso dalle forze politiche e con la mancanza di una legislazione adeguata. Tuttavia occorre riconoscere al professore il merito di aver intuito prima degli altri la direzione nella quale si sarebbero mosse le grandi dinamiche di competizione finanziaria e industriale a livello europeo, cercando di conciliare l'esigenza di risanamento dell'Istituto con il tentativo di favorire il riposizionamento dell'industria italiana nello scacchiere internazionale. Strette fra la necessità di riorganizzare un apparato delle partecipazioni statali ormai diventato un gigantesco groviglio ingovernabile e l'impossibilità di procedere a reali privatizzazioni di porzioni dell'industria di Stato, le iniziative di Prodi dovettero sopperire all'assenza di una visione programmatica strutturata nel paese, finendo per arenarsi più volte sullo scoglio delle ingerenze dei partiti e delle carenze normative e “l'età delle dismissioni” divenne parte integrante di quella grande occasione mancata che fu il decennio degli anni Ottanta.
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