Tesi etd-02142013-134609 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
FRANCHINA, ELIANA
URN
etd-02142013-134609
Titolo
La migrazione dei lavoratori altamente qualificati. Politiche di attrazione europee ed inglesi a confronto
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
POLITICHE E RELAZIONI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Di Filippo, Marcello
Parole chiave
- Europa
- immigrazione
- lavoratori qualificati
- Regno Unito
Data inizio appello
04/03/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
04/03/2053
Riassunto
L’immigrazione occupa un posto sempre più importante nell’agenda politica internazionale. Essa rappresenta oggi uno dei fenomeni più complessi e controversi che la nostra società si trova ad affrontare. Da un lato, ci sono le responsabilità di solidarietà che una società civile deve garantire alle persone indipendentemente dalla cittadinanza, dall’altra le esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. Il bilanciamento di queste due componenti rappresenta la vera sfida che la società internazionale è chiamata ad affrontare in modo efficiente e determinato.
Lo sviluppo di nuovi metodi di produzione sempre più legati all’innovazione scientifica e tecnologica e l’invecchiamento della popolazione di molti paesi sviluppati, in primis nell’Unione Europea, hanno comportato la formazione di flussi sempre crescenti di immigrati ad alta qualificazione, in cerca di salari più alti e di migliori condizioni di vita e di lavoro.
Nel mio elaborato ho indagato, innanzitutto, sulle motivazioni che spingono gli individui ad abbandonare il proprio Paese di origine. La formazione ed il perpetuarsi di questo movimento di massa si è sviluppato tra Paesi che avevano già legami consolidati, ad esempio di tipo coloniale come è successo per lungo tempo nel Regno Unito. Oggi giorno tali movimenti sono dovuti ad una molteplicità di fattori, primi fra tutti la globalizzazione e l’instaurarsi di un regime economico globale caratterizzato da una sempre maggiore libertà di circolazione dei capitali e, anche se in misura minore, del lavoro.
Prima di procedere nell’analisi delle politiche di attrazione dei Paesi presi in esame (Unione Europea e Regno Unito) ho ritenuto opportuno delineare il profilo di questi nuovi migranti, cosa si intenda per “lavoratori altamente qualificati”: sebbene tale definizione non abbia dei limiti di demarcazione nitidi e sia spesso modellata attorno alla situazione economica in cui si trova ciascuno Stato, si suole indicare con questo termine tutti coloro che hanno un livello di istruzione universitario o post-universitario.
Nella seconda e terza parte del lavoro ho analizzato le posizioni rispettivamente assunte dall’Unione Europea e dal Regno Unito nella Global Race for Talent. Entrambe hanno utilizzato delle strategie di reclutamento e attrazione dei “best and brightest”, a seconda delle proprie esigenze. Nel primo caso, l’Unione Europea, spinta da un invecchiamento progressivo della popolazione e da una rilevante carenza di manodopera, ha elaborato un piano di attrazione per lavoratori qualificati provenienti da Paesi terzi per rafforzare la propria economia di fronte alla sempre più agguerrita competizione internazionale. Nell’ambito della strategia di Lisbona del 2000, i Capi di governo membri dell’UE si posero come obiettivo quello di trasformare l’Europa nella più competitiva e dinamica economia della conoscenza entro il 2010 e per farlo dovevano ricorrere al contributo della manodopera qualificata estera. La strategia messa in atto dall’Europa consistette nella creazione di uno speciale permesso, la Carta Blu, destinata ad agevolare le procedure di ingresso e soggiorno per i lavoratori altamente qualificati. Il Regno Unito, invece, chiamandosi fuori dall’armonizzazione della normativa comunitaria in ambito di immigrazione, ha messo in atto un sistema di controllo degli ingressi, ispirato al modello già in vigore in Australia e Nuova Zelanda. Il “sistema a punti” prevedeva il rilascio del permesso di lavoro a chi riuscisse ad accumulare un punteggio pari a 75 punti, calcolato sulla base di specifici criteri come l’età, le qualifiche, le precedenti esperienze lavorative e i guadagni.
Create per lo stesso fine, le due strategie ebbero però risultati differenti: la Carta Blu, pur avendo il vantaggio di snellire le procedure relative all’ingresso e al soggiorno e rappresentare il passo decisivo dalla cooperazione intergovernativa ad una politica comune, non è riuscita pienamente nel suo intento. Le prerogative lasciate ancora a ciascuna delle sovranità statali (come il numero di ingressi a disposizione annualmente) hanno fatto si che l’offerta europea si presentasse frammentata e poco chiara ed allettante nella fase di scelta della destinazione. Al contrario, il sistema a punti inglese ha favorito il rafforzamento della manodopera inglese ma soprattutto ha fatto in modo che ad entrare nel Regno Unito fossero soltanto le figure professionali necessarie ai bisogni e alla domanda del mercato del lavoro. Inoltre la chiarezza e la trasparenza del point-based system ha sicuramente influito sulla scelta della meta da parte dei migranti.
Lo sviluppo di nuovi metodi di produzione sempre più legati all’innovazione scientifica e tecnologica e l’invecchiamento della popolazione di molti paesi sviluppati, in primis nell’Unione Europea, hanno comportato la formazione di flussi sempre crescenti di immigrati ad alta qualificazione, in cerca di salari più alti e di migliori condizioni di vita e di lavoro.
Nel mio elaborato ho indagato, innanzitutto, sulle motivazioni che spingono gli individui ad abbandonare il proprio Paese di origine. La formazione ed il perpetuarsi di questo movimento di massa si è sviluppato tra Paesi che avevano già legami consolidati, ad esempio di tipo coloniale come è successo per lungo tempo nel Regno Unito. Oggi giorno tali movimenti sono dovuti ad una molteplicità di fattori, primi fra tutti la globalizzazione e l’instaurarsi di un regime economico globale caratterizzato da una sempre maggiore libertà di circolazione dei capitali e, anche se in misura minore, del lavoro.
Prima di procedere nell’analisi delle politiche di attrazione dei Paesi presi in esame (Unione Europea e Regno Unito) ho ritenuto opportuno delineare il profilo di questi nuovi migranti, cosa si intenda per “lavoratori altamente qualificati”: sebbene tale definizione non abbia dei limiti di demarcazione nitidi e sia spesso modellata attorno alla situazione economica in cui si trova ciascuno Stato, si suole indicare con questo termine tutti coloro che hanno un livello di istruzione universitario o post-universitario.
Nella seconda e terza parte del lavoro ho analizzato le posizioni rispettivamente assunte dall’Unione Europea e dal Regno Unito nella Global Race for Talent. Entrambe hanno utilizzato delle strategie di reclutamento e attrazione dei “best and brightest”, a seconda delle proprie esigenze. Nel primo caso, l’Unione Europea, spinta da un invecchiamento progressivo della popolazione e da una rilevante carenza di manodopera, ha elaborato un piano di attrazione per lavoratori qualificati provenienti da Paesi terzi per rafforzare la propria economia di fronte alla sempre più agguerrita competizione internazionale. Nell’ambito della strategia di Lisbona del 2000, i Capi di governo membri dell’UE si posero come obiettivo quello di trasformare l’Europa nella più competitiva e dinamica economia della conoscenza entro il 2010 e per farlo dovevano ricorrere al contributo della manodopera qualificata estera. La strategia messa in atto dall’Europa consistette nella creazione di uno speciale permesso, la Carta Blu, destinata ad agevolare le procedure di ingresso e soggiorno per i lavoratori altamente qualificati. Il Regno Unito, invece, chiamandosi fuori dall’armonizzazione della normativa comunitaria in ambito di immigrazione, ha messo in atto un sistema di controllo degli ingressi, ispirato al modello già in vigore in Australia e Nuova Zelanda. Il “sistema a punti” prevedeva il rilascio del permesso di lavoro a chi riuscisse ad accumulare un punteggio pari a 75 punti, calcolato sulla base di specifici criteri come l’età, le qualifiche, le precedenti esperienze lavorative e i guadagni.
Create per lo stesso fine, le due strategie ebbero però risultati differenti: la Carta Blu, pur avendo il vantaggio di snellire le procedure relative all’ingresso e al soggiorno e rappresentare il passo decisivo dalla cooperazione intergovernativa ad una politica comune, non è riuscita pienamente nel suo intento. Le prerogative lasciate ancora a ciascuna delle sovranità statali (come il numero di ingressi a disposizione annualmente) hanno fatto si che l’offerta europea si presentasse frammentata e poco chiara ed allettante nella fase di scelta della destinazione. Al contrario, il sistema a punti inglese ha favorito il rafforzamento della manodopera inglese ma soprattutto ha fatto in modo che ad entrare nel Regno Unito fossero soltanto le figure professionali necessarie ai bisogni e alla domanda del mercato del lavoro. Inoltre la chiarezza e la trasparenza del point-based system ha sicuramente influito sulla scelta della meta da parte dei migranti.
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