Tesi etd-02092012-221430 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
GATTI, ANTONELLA
URN
etd-02092012-221430
Titolo
HLA-G e carcinoma papillare della tiroide: possibile ruolo nel processo di immunoediting
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Monzani, Fabio
Parole chiave
- carcinoma papillare della tiroide
- HLA-G
- immunosorveglianza
- polimorfismo
- tiroidite cronica autoimmune
Data inizio appello
28/02/2012
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
28/02/2052
Riassunto
Introduzione. L'antigene umano leucocitario-G (HLA-G) è una molecola HLA di classe I non classica, che si differenzia dalle altre molecole HLA per il limitato polimorfismo, la ristretta distribuzione tissutale, il basso livello di espressione e le proprietà immunosoppressive. Le molecole HLA-G, sia di membrana (HLA-G1, G2, G3 e G4) che solubili (sHLA-G1 da taglio proteolitico, sHLA-G5 da splicing alternativo, sHLA-G6 e G7), hanno evidenziato funzioni tolerogeniche nei confronti della risposta cellulare innata ed adattativa. A livello dell’interfaccia materno-fetale, infatti, la molecola HLA-G è tra i fattori responsabili dell’instaurarsi della tolleranza immunologia, promuovendo l’impianto dell’embrione. Inoltre, HLA-G sembra svolgere un ruolo protettivo anche nel trapianto d’organo (impedendo il rigetto di un trapianto allogenico) e nelle malattie autoimmuni (inibendo la risposta immune contro antigeni self). Recentemente, è stata documentata l’espressione della molecola HLA-G in alcuni tumori, dove si è ipotizzato possa avere un ruolo importante nel fenomeno di “immune-editing” ed “immune-escape”. Inoltre, livelli elevati di sHLA-G circolante sono stati documentati in pazienti affetti da melanoma, neuroblastoma, malattie linfoproliferative, carcinoma mammario, ovarico e colon-rettale.
Nonostante la molecola HLA-G sia poco polimorfica, è stato identificato un polimorfismo di inserzione/delezione di 14 paia di basi (14bp) a livello del 3’UTR dell’esone 8. Tale polimorfismo è associato alla stabilità dell’RNA messaggero (mRNA): la presenza dell’inserzione (+14 bp) rende l’mRNA più instabile, con conseguente ridotta produzione di HLA-G e bassi livelli di sHLA-G.
Il carcinoma papillare della tiroide (PTC) è il tumore tiroideo più frequente rappresentando circa l’80% delle neoplasie tiroide e, negli ultimi decenni, la sua incidenza è significativamente aumentata. Il rapporto che intercorre tra tiroidite cronica autoimmune (HT) e PTC è tutt’ora controverso. Il rischio di sviluppare PTC sembra essere più elevato nei pazienti affetti da HT, soprattutto se di sesso femminile.
Scopo dello studio è stato quello di valutare la prevalenza del polimorfismo inserzione/delezione (+14bp/-14bp) nel gene HLA-G ed i livelli di sHLA-G (sHLA-G1+ sHLA-G5) in pazienti affetti da HT o PTC, rispetto a soggetti sani di controllo. Abbiamo, inoltre, indagato la possibile associazione tra polimorfismo +14bp/-14bp, livelli di sHLA-G ed aggressività della neoplasia.
Pazienti e Metodi: 121 pazienti affetti da HT (104 donne; mediana dell’età 46 anni, range 12-83), 183 affetti da PTC (145 donne, mediana dell’età 43 anni, range 15-78) e 245 controlli sani (donatori di midollo; 191 donne, mediana dell’età 42 anni, range 20-60), appaiati per sesso e per età, sono stati genotipizzati, mediante PCR specifica, per il polimorfismo +14bp/-14bp del gene HLA-G. I livelli plasmatici di sHLA-G sono stati determinati mediante tecnica immunoenzimatica. Malattie ematologiche, infezioni croniche, patologie autoimmuni o tumorali (non tiroidee), hanno rappresentato i principali criteri di esclusione.
In accordo con le ultime linee guida dell’American Thyroid Association, l’aggressività istopatologica del PTC è stata definita in base alla presenza delle seguenti caratteristiche: invasione microscopica dei tessuti molli peri-tiroidei al momento della chirurgia, metastasi linfonodali, varianti istologiche a prognosi peggiore (a cellule alte, insulare, trabecolare), invasione vascolare, invasione macroscopica da parte del tumore o metastasi a distanza.
Risultati. La distribuzione dei pazienti affetti da PTC secondo la classificazione TNM era la seguente: 161 pazienti in stadio I/II, 12 in stadio III e 10 in stadio IV. All’esame istologico, il 21% dei campioni di PTC presentava diffusa infiltrazione linfocitaria.
La distribuzione delle frequenze genotipiche HLA-G è risultata in accordo con l’equilibrio di Hardy-Weinberg sia nel gruppo di controllo che nei due gruppi di pazienti. La prevalenza dei genotipi del polimorfismo +14bp/-14bp simile in tutti i gruppi sebbene una lieve, non significativa differenza nella frequenza di distribuzione della condizione di eterozigosi (+14bp/-14bp) ed in quella di omozigosi per la delezione (-14bp/-14bp) fosse presente tra i due gruppi di pazienti ed i controlli. In dettaglio, l’eterozigosi per il polimorfismo era maggiormente frequente sia nel gruppo dei pazienti con PTC (52.4%) che in quelli con HT (49.5%) rispetto ai controlli sani (44.9%). Al contrario, la frequenza di omozigosi per la delezione era inferiore in entrambi i gruppi di pazienti, particolarmente in quelli con tumore (PTC 25.7%; HT 29.8%) rispetto ai controlli (34.5%).
La prevalenza dell’antigene circolante solubile (sHLA-G) era maggiore nel plasma dei pazienti di entrambi i gruppi (PTC 62%; HT 57%) rispetto ai controlli sani (52%). Inoltre, stratificando i gruppi in base al livello di sHLA-G circolante, sia i pazienti affetti da PTC che quelli con HT presentavano valori dell’antigene solubile circa 5 volte più alti (rispettivamente 42.9±3.3 e 49.1±2.6 ng/ml; p=0.002) rispetto ai soggetti di controllo (8.5±1.8 ng/ml). I livelli circolanti di sHLA-G erano indipendenti dall’età, dal sesso e dall’indice di massa corporea.
Nei pazienti con PTC, la presenza di livelli dosabili di sHLA-G circolante si associava ad un pattern istopatologico più aggressivo (p<0.04 vs assenza di sHLA-G).
Conclusioni. I nostri dati dimostrano che le frequenze genotipiche del polimorfismo +14bp/-14bp del gene HLA-G nei pazienti affetti da HT e PTC sono sovrapponibili a quelle dei soggetti sani di controllo, sebbene la percentuale di soggetti omozigoti per la delezione (-14bp/-14bp) sia leggermente più bassa nei pazienti con PTC. Al contrario, sia i pazienti affetti da PTC che quelli con HT presentano più frequentemente sHLA-G circolante, a livelli circa 5 volte maggiori rispetto ai soggetti di controllo con antigene circolante. Inoltre, i pazienti con PTC e presenza di sHLA-G circolante si caratterizzano per una maggiore aggressività istopatologica del tumore. Sebbene il PTC sia generalmente caratterizzato da una prognosi favorevole, il tasso di persistenza/recidiva può non essere trascurabile (10-15% dei casi). Pertanto, diventa cruciale l’identificazione di marcatori molecolari che possano rappresentare accurati indicatori prognostici, capaci di definire la stratificazione iniziale del rischio, perfezionare il trattamento e personalizzare il follow-up del paziente. La presenza di HLA-G solubile nei pazienti affetti da PTC potrebbe rappresentare un importante segnale di alterazione dell’omeostasi immunologia (immunoediting) ed un nuovo marcatore di aggressività. Ulteriori studi, con casistiche più ampie e lungo follow-up clinico, sono necessari per confermare questi risultati preliminari e per comprendere il possibile ruolo del gene HLA-G nello sviluppo e progressione del carcinoma differenziato della tiroide, in presenza o meno di autoimmunità.
Nonostante la molecola HLA-G sia poco polimorfica, è stato identificato un polimorfismo di inserzione/delezione di 14 paia di basi (14bp) a livello del 3’UTR dell’esone 8. Tale polimorfismo è associato alla stabilità dell’RNA messaggero (mRNA): la presenza dell’inserzione (+14 bp) rende l’mRNA più instabile, con conseguente ridotta produzione di HLA-G e bassi livelli di sHLA-G.
Il carcinoma papillare della tiroide (PTC) è il tumore tiroideo più frequente rappresentando circa l’80% delle neoplasie tiroide e, negli ultimi decenni, la sua incidenza è significativamente aumentata. Il rapporto che intercorre tra tiroidite cronica autoimmune (HT) e PTC è tutt’ora controverso. Il rischio di sviluppare PTC sembra essere più elevato nei pazienti affetti da HT, soprattutto se di sesso femminile.
Scopo dello studio è stato quello di valutare la prevalenza del polimorfismo inserzione/delezione (+14bp/-14bp) nel gene HLA-G ed i livelli di sHLA-G (sHLA-G1+ sHLA-G5) in pazienti affetti da HT o PTC, rispetto a soggetti sani di controllo. Abbiamo, inoltre, indagato la possibile associazione tra polimorfismo +14bp/-14bp, livelli di sHLA-G ed aggressività della neoplasia.
Pazienti e Metodi: 121 pazienti affetti da HT (104 donne; mediana dell’età 46 anni, range 12-83), 183 affetti da PTC (145 donne, mediana dell’età 43 anni, range 15-78) e 245 controlli sani (donatori di midollo; 191 donne, mediana dell’età 42 anni, range 20-60), appaiati per sesso e per età, sono stati genotipizzati, mediante PCR specifica, per il polimorfismo +14bp/-14bp del gene HLA-G. I livelli plasmatici di sHLA-G sono stati determinati mediante tecnica immunoenzimatica. Malattie ematologiche, infezioni croniche, patologie autoimmuni o tumorali (non tiroidee), hanno rappresentato i principali criteri di esclusione.
In accordo con le ultime linee guida dell’American Thyroid Association, l’aggressività istopatologica del PTC è stata definita in base alla presenza delle seguenti caratteristiche: invasione microscopica dei tessuti molli peri-tiroidei al momento della chirurgia, metastasi linfonodali, varianti istologiche a prognosi peggiore (a cellule alte, insulare, trabecolare), invasione vascolare, invasione macroscopica da parte del tumore o metastasi a distanza.
Risultati. La distribuzione dei pazienti affetti da PTC secondo la classificazione TNM era la seguente: 161 pazienti in stadio I/II, 12 in stadio III e 10 in stadio IV. All’esame istologico, il 21% dei campioni di PTC presentava diffusa infiltrazione linfocitaria.
La distribuzione delle frequenze genotipiche HLA-G è risultata in accordo con l’equilibrio di Hardy-Weinberg sia nel gruppo di controllo che nei due gruppi di pazienti. La prevalenza dei genotipi del polimorfismo +14bp/-14bp simile in tutti i gruppi sebbene una lieve, non significativa differenza nella frequenza di distribuzione della condizione di eterozigosi (+14bp/-14bp) ed in quella di omozigosi per la delezione (-14bp/-14bp) fosse presente tra i due gruppi di pazienti ed i controlli. In dettaglio, l’eterozigosi per il polimorfismo era maggiormente frequente sia nel gruppo dei pazienti con PTC (52.4%) che in quelli con HT (49.5%) rispetto ai controlli sani (44.9%). Al contrario, la frequenza di omozigosi per la delezione era inferiore in entrambi i gruppi di pazienti, particolarmente in quelli con tumore (PTC 25.7%; HT 29.8%) rispetto ai controlli (34.5%).
La prevalenza dell’antigene circolante solubile (sHLA-G) era maggiore nel plasma dei pazienti di entrambi i gruppi (PTC 62%; HT 57%) rispetto ai controlli sani (52%). Inoltre, stratificando i gruppi in base al livello di sHLA-G circolante, sia i pazienti affetti da PTC che quelli con HT presentavano valori dell’antigene solubile circa 5 volte più alti (rispettivamente 42.9±3.3 e 49.1±2.6 ng/ml; p=0.002) rispetto ai soggetti di controllo (8.5±1.8 ng/ml). I livelli circolanti di sHLA-G erano indipendenti dall’età, dal sesso e dall’indice di massa corporea.
Nei pazienti con PTC, la presenza di livelli dosabili di sHLA-G circolante si associava ad un pattern istopatologico più aggressivo (p<0.04 vs assenza di sHLA-G).
Conclusioni. I nostri dati dimostrano che le frequenze genotipiche del polimorfismo +14bp/-14bp del gene HLA-G nei pazienti affetti da HT e PTC sono sovrapponibili a quelle dei soggetti sani di controllo, sebbene la percentuale di soggetti omozigoti per la delezione (-14bp/-14bp) sia leggermente più bassa nei pazienti con PTC. Al contrario, sia i pazienti affetti da PTC che quelli con HT presentano più frequentemente sHLA-G circolante, a livelli circa 5 volte maggiori rispetto ai soggetti di controllo con antigene circolante. Inoltre, i pazienti con PTC e presenza di sHLA-G circolante si caratterizzano per una maggiore aggressività istopatologica del tumore. Sebbene il PTC sia generalmente caratterizzato da una prognosi favorevole, il tasso di persistenza/recidiva può non essere trascurabile (10-15% dei casi). Pertanto, diventa cruciale l’identificazione di marcatori molecolari che possano rappresentare accurati indicatori prognostici, capaci di definire la stratificazione iniziale del rischio, perfezionare il trattamento e personalizzare il follow-up del paziente. La presenza di HLA-G solubile nei pazienti affetti da PTC potrebbe rappresentare un importante segnale di alterazione dell’omeostasi immunologia (immunoediting) ed un nuovo marcatore di aggressività. Ulteriori studi, con casistiche più ampie e lungo follow-up clinico, sono necessari per confermare questi risultati preliminari e per comprendere il possibile ruolo del gene HLA-G nello sviluppo e progressione del carcinoma differenziato della tiroide, in presenza o meno di autoimmunità.
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