Tesi etd-02092009-172142 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
PETRINI, GIULIA
URN
etd-02092009-172142
Titolo
Fisiologia e fisiopatologia del sorriso; chirurgia funzionale della paralisi faciale
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
Relatore Dott.ssa Salimbeni, Maria Grazia
Relatore Prof. Sellari Franceschini, Stefano
Relatore Prof. Sellari Franceschini, Stefano
Parole chiave
- mimica faciale
- nervo faciale
- paralisi faciale.
Data inizio appello
24/02/2009
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
24/02/2049
Riassunto
Il nervo faciale, VII nervo cranico, è un nervo misto principalmente motore le cui fibre si distribuiscono ai muscoli faciali. E’ il più comune nervo del corpo soggetto a paralisi e le cause possono essere suddivise in otto categorie: idiopatiche (54%), congenite (<0.1%), traumatiche (6%), infettive (27%), neoplastiche (2%), neurologiche (8%), tossiche (<1%), iatrogene (2%).
Grazie alla sua funzione ognuno di noi costruisce la propria identità. Il volto è la prima cosa che si osserva in una persona, è lo specchio dello stato d’animo. I muscoli mimici del volto innervati dal nervo faciale, contraendosi, descrivono le emozioni dello spirito con caratteristiche e uniche sfumature, ciò che Duchenne aveva definito come “Sintomatologia delle passioni”. Guillaume-Benjamin Duchenne de Boulogne fu un pioniere della moderna elettrofisiologia e attraverso la somministrazione di correnti galvaniche nei punti motori di ciascun muscolo faciale otteneva contrazioni isolate degli stessi, registrando per ciascuno l’espressione associata che riproduceva, stilando una prima classificazione anatomo-funzionale. Fornì così una prima descrizione medica e sistematica delle espressioni faciali.
Nel diciannovesimo secolo un neurologo scozzese, Sir Charles Bell, fu il primo medico che riuscì a unire la neuroanatomia del nervo con la pratica clinica, dimostrando che la lesione nervosa procurava una paralisi faciale.
Nel ventesimo secolo lo studio della espressione faciale delle emozioni subisce una svolta grazie agli studi di Paul Ekman, professore di psicologia al Dipartimento di Psichiatria dell’Università della California. Egli scoprì che alcune espressioni facciali e le corrispondenti emozioni, non erano culturalmente determinate, ma erano universali alla cultura umana e cioè innate, quindi di origine biologiche, e in numero di sei: sorpresa, felicità, paura, disgusto, rabbia, tristezza. Tale scoperta ora è ampiamente accettata da tutti gli scienziati.
Tra queste emozioni la felicità si esprime mediante il sorriso, che è una forma di comunicazione, forse la più spontanea di cui il nostro corpo sia capace e la più importante che è persa nella paralisi faciale.
La paralisi faciale influenza ogni aspetto della vita di una persona, non solo la funzione faciale in senso stretto, ma anche il modo di pensare e di relazionarsi con il mondo esterno associandosi così ad una serie di problemi psicosociali. La perdita dell’espressione faciale è devastante. Da un punto di vista chirurgico gli scopi della rianimazione del volto sono specialmente mirati a riabilitare il sorriso e la chiusura delle palpebre, mentre l’aspetto estetico cade in secondo piano.
La scelta della procedura chirurgica da attuare dipende da molti fattori. Da un punto di vista classificativo e pratico gli interventi riparativi del nervo faciale si distinguono in base alla durata della paralisi: a seconda che siano passati più o meno di 24 mesi i muscoli mimici infatti saranno o meno atrofizzati. Su questa base si distingue una paralisi faciale recente e una inveterata. Nel primo caso lo scopo dell’atto chirurgico sarà quello di produrre una reinnervazione dei muscoli, mentre nel secondo bisognerà invece ricostruire la muscolatura del volto che simuli quella mimica originaria. Al primo gruppo appartengono le suture nervose, gli innesti nervosi facio-faciali, gli innesti nervosi cross-face e l’anastomosi ipoglosso-faciale. Il secondo gruppo invece include i trapianti e le trasposizioni muscolari.
La patologia del nervo è di competenza della neurochirurgia, dell’otorinolaringoiatria e della chirurgia plastica, anche se tuttavia la loro divisione non è netta ma sovrapponibile nell’interesse del paziente.
Grazie alla sua funzione ognuno di noi costruisce la propria identità. Il volto è la prima cosa che si osserva in una persona, è lo specchio dello stato d’animo. I muscoli mimici del volto innervati dal nervo faciale, contraendosi, descrivono le emozioni dello spirito con caratteristiche e uniche sfumature, ciò che Duchenne aveva definito come “Sintomatologia delle passioni”. Guillaume-Benjamin Duchenne de Boulogne fu un pioniere della moderna elettrofisiologia e attraverso la somministrazione di correnti galvaniche nei punti motori di ciascun muscolo faciale otteneva contrazioni isolate degli stessi, registrando per ciascuno l’espressione associata che riproduceva, stilando una prima classificazione anatomo-funzionale. Fornì così una prima descrizione medica e sistematica delle espressioni faciali.
Nel diciannovesimo secolo un neurologo scozzese, Sir Charles Bell, fu il primo medico che riuscì a unire la neuroanatomia del nervo con la pratica clinica, dimostrando che la lesione nervosa procurava una paralisi faciale.
Nel ventesimo secolo lo studio della espressione faciale delle emozioni subisce una svolta grazie agli studi di Paul Ekman, professore di psicologia al Dipartimento di Psichiatria dell’Università della California. Egli scoprì che alcune espressioni facciali e le corrispondenti emozioni, non erano culturalmente determinate, ma erano universali alla cultura umana e cioè innate, quindi di origine biologiche, e in numero di sei: sorpresa, felicità, paura, disgusto, rabbia, tristezza. Tale scoperta ora è ampiamente accettata da tutti gli scienziati.
Tra queste emozioni la felicità si esprime mediante il sorriso, che è una forma di comunicazione, forse la più spontanea di cui il nostro corpo sia capace e la più importante che è persa nella paralisi faciale.
La paralisi faciale influenza ogni aspetto della vita di una persona, non solo la funzione faciale in senso stretto, ma anche il modo di pensare e di relazionarsi con il mondo esterno associandosi così ad una serie di problemi psicosociali. La perdita dell’espressione faciale è devastante. Da un punto di vista chirurgico gli scopi della rianimazione del volto sono specialmente mirati a riabilitare il sorriso e la chiusura delle palpebre, mentre l’aspetto estetico cade in secondo piano.
La scelta della procedura chirurgica da attuare dipende da molti fattori. Da un punto di vista classificativo e pratico gli interventi riparativi del nervo faciale si distinguono in base alla durata della paralisi: a seconda che siano passati più o meno di 24 mesi i muscoli mimici infatti saranno o meno atrofizzati. Su questa base si distingue una paralisi faciale recente e una inveterata. Nel primo caso lo scopo dell’atto chirurgico sarà quello di produrre una reinnervazione dei muscoli, mentre nel secondo bisognerà invece ricostruire la muscolatura del volto che simuli quella mimica originaria. Al primo gruppo appartengono le suture nervose, gli innesti nervosi facio-faciali, gli innesti nervosi cross-face e l’anastomosi ipoglosso-faciale. Il secondo gruppo invece include i trapianti e le trasposizioni muscolari.
La patologia del nervo è di competenza della neurochirurgia, dell’otorinolaringoiatria e della chirurgia plastica, anche se tuttavia la loro divisione non è netta ma sovrapponibile nell’interesse del paziente.
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