Tesi etd-02082024-141611 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BIANCHI, ALESSANDRO
URN
etd-02082024-141611
Titolo
L’artiglieria della prima Età moderna: contesto generale e particolarismo lucchese
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTÀ
Relatori
relatore Giuli, Matteo
correlatore Pessina, Jacopo
correlatore Pessina, Jacopo
Parole chiave
- Altoni
- artiglieria
- artillery
- Biringuccio
- bronze
- bronzo
- Busca
- cannoni
- cannons
- Capobianco
- Chincherni
- Collado
- Colliado
- fonditore
- foundryman
- Gribeauval
- Lucca
- Moretti
- Sardi
Data inizio appello
05/04/2024
Consultabilità
Completa
Riassunto
Artiglieria, munizioni, polvere da sparo, grandi capitali, circolazione di pratici bombardieri e fonditori sono le parole chiave che ci hanno accompagnato nel corso della nostra trattazione.
L’approccio anche molto tecnico della nostra tesi ci ha permesso di affrontare il tema dell’artiglieria Cinque-Seicentesca problematizzandolo e mostrandone la complessità. Complessità e “particolarismi” nazionali e regionali in materia d’atiglieria all’interno della storiografia sono troppo spesso ignorati o quantomeno sottovalutati, accontentandosi di schematismi e semplificazioni. La sezione centrale del nostro lavoro ha dunque cercato di superare tali semplicistici schemi concettuali; la consultazione di vari manuali d’artiglieria redatti in differenti aree geografiche della penisola italiana ci ha permesso di fare luce su di una realtà variegata ed interessante, ingiustamente sottovalutata.
Il nostro lavoro può e deve essere interpretato come una sorta di manuale, utile a chi intende approciarsi al tema dell’artiglieria della prima Età moderna in Europa ed in particolar modo in Italia. Abbiamo infatti strutturato ed accresciuto questa tesi riproponendo il nostro percorso di studio ed approfondimento del tema. Dalla realizzazione di una bocca da fuoco siamo passati alle differenti tipologie di quest’ultime, per poi terminare tale prima sezione con l’approfondimento incentrato sugli affusti dei pezzi d’artiglieria.
Con questa prima parte della nostra tesi siamo riusciti a racchiudere in un unico testo ed in relativamente poche pagine, tutto il sapere che un fonditore ed un bombardiere gelosamente custodivano in matria d’artiglieria. Alla domanda “Cosa si intende per un pezzo d’artiglieria?” siamo dunque riusciti a dare una risposta, una risposta che certamente, alla luce della nostra ricerca, non può essere sintetizzata in una beve formuletta, ne tantomeno nel luogo comune che considera “artiglieria” unicamente i grandi pezzi ruotati. Quest’ultimi però sono i più iconici e maggiormente trattati dagli autori dei secoli precenti, tanto che Gabriele Busca, nel 1584, scrisse: «Chimasi con nome generale quasi da tutti Artiglieria quella che è di metallo, et che si conduce sopra ruote […]». Se dunque dovessimo dare una definizione d’artiglieria che sintetizzi in poche righe le nostre ricerche proponiamo ciò che segue: “L’artiglieria è quella categoria di strumenti atti ad offendere, caratterizzati dall’utilizzo della polvere nera. Armi da fuoco dunque, dalle forme e dimensioni più varie studiate e realizzate per rispondere ai diversi scenari di battaglia. Si distinguono non troppo nettamente (vedi il Sardi che pone nelle artiglierie di primo genere archibugi e moschetti) dalle armi da fuoco personali. Si osserva però una linea di pensiero comune negli autori Cinque-Seicenteschi, secondo la quale le artiglierie erano quelle armi da fuoco più massicce ancorate a degli affusti lignei più o meno complessi, studiati dunque per presidiare posizioni e costituire una linea di fuoco semi-mobile in contesti di assedio o di difesa”.
Se nella prima parte della nostra tesi ci siamo concentrati sul contesto più generale, a nostro avviso necessario per ogni approccio a temi militari o tecnico-militari incentrati sulla prima età moderna; nella seconda parte ci siamo addentrati in un contesto locale, la Repubbliuca di Lucca.
Questo focus su di uno dei numerosi particolarismi italiani, ci ha portato ad uno studio meno generale e, lasciando sullo sfondo le artiglierie nella loro trattazione complessiva, ci siamo concentrati sulla fabbica d’artiglieria della Repubblica di Lucca. Il contesto lucchese si mostrò fin da subito perfetto per i nostri studi, esso è ancora poco esplorato, limitato nella sua estensione terrioirale e possiede un Archivio di Stato ben ordinato ed inventariato. Siamo dunque riusciti, partendo dal relativamente recente ritrovamento della fonderia cittadina, a delineare il rapporto tra la piccola Repubblica toscana e le artiglierie, una storia che copre ciqnue secoli, dal XIV al XVIII.
Con il supporto di alcune pubblicazioni ed ad una notevole quantità di documentazione archivistica, abbiamo mostrato la peculiare classificazione dell’artiglieria in uso a Lucca durante l’Età moderna e le figure professionali (i pratici fonditori) che realizzarono tali bocche da fuoco nell’arco di un secolo e mezzo.
Uno studio di qusto tipo, quello sulle figure dei pratici fonditori e della loro circolazione all’interno della penisola italiana, ci è stato ispirato dai lavori di Fabrizio ansani e di Renato Gianni Ridella, i principali esponnti italiani in questo settore di ricerca. Con la nostra ricerca abbiamo confermato, almeno per il contesto lucchese, come i pratici fonditori fossero figure estremamente fluide, sia nelle loro competenze, sia nei loro spostamenti da una realtà locale all’altra, descrivendo un “commercio” dei pratici capace di travalicare i confini nazionali e sottolineando relazioni internazionali tra Stati amici. Fonditori di grande fama e contesi tra più Stati; uomini che dopo una lunga carriera di successo perdono i peropri incarichi, dando vita a processi lunghi e difficli; pratici “prestati” a Stati amici per poi tornare a servizo della Repubblica; queste ed altre sono le storie dei vari fonditori che nel corso del XVII secolo animarono la fonderia di Lucca. Storie di professionisti e di rapporti economici, certo, ma che nascondono strorie umane e relazioni interpersonali tipiche delle famiglie artigiane dei secoli passati.
Concludiamo con la speranza che tale lavoro sia il punto di partenza per altri studi sul tema dell’artiglieria, un filone di ricerca che a nostro avviso è ancora ricco di spunti interessanti. Spunti che possono essere ritrovati sia all’interno di testi a stampa (numerosissime sono le pubblicazioni di pratici bombardieri che composero le proprie trattazioni tra la fine del XV ed il XVIII secolo), sia tramite la scoperta e lo studio di nuovi reperti. Per quano riguarda il contesto lucchese, oltre alla breve parentsi conclusiva alla seconda parte della nostra tesi, possiamo aggiungere che è al momento del tutto assente uno studio preciso e soddisfacente sulle artiglierie in uso nella Repubblica tra ‘500 e ‘700. Uno studio così fatto dovrebbe non accontentarsi della testimonianza del Manostitto 578, ma ricercare testimonianze precedenti e successive col fine di comprendere l’evoluzione della classificazione dei pezzi e l’evolversi dell’arte del bombardiere lucchese nel corso di tre secoli di storia.
Sono lavori complessi e tecnici, che possono essere visti come “fini a se stessi”, ma che a nostro avviso vanno a costituire un tassello fondamentale nell’ottica di ricreare una vera “storia dell’artiglieria in Italia”; un lavoro collettivo certo, ma necessario affinchè vi sia più consapevolezza ( e, soprattutto, un corretto uso della termnologica) quando uno storico sceglie di studiare la guerra in Età moderna.
L’approccio anche molto tecnico della nostra tesi ci ha permesso di affrontare il tema dell’artiglieria Cinque-Seicentesca problematizzandolo e mostrandone la complessità. Complessità e “particolarismi” nazionali e regionali in materia d’atiglieria all’interno della storiografia sono troppo spesso ignorati o quantomeno sottovalutati, accontentandosi di schematismi e semplificazioni. La sezione centrale del nostro lavoro ha dunque cercato di superare tali semplicistici schemi concettuali; la consultazione di vari manuali d’artiglieria redatti in differenti aree geografiche della penisola italiana ci ha permesso di fare luce su di una realtà variegata ed interessante, ingiustamente sottovalutata.
Il nostro lavoro può e deve essere interpretato come una sorta di manuale, utile a chi intende approciarsi al tema dell’artiglieria della prima Età moderna in Europa ed in particolar modo in Italia. Abbiamo infatti strutturato ed accresciuto questa tesi riproponendo il nostro percorso di studio ed approfondimento del tema. Dalla realizzazione di una bocca da fuoco siamo passati alle differenti tipologie di quest’ultime, per poi terminare tale prima sezione con l’approfondimento incentrato sugli affusti dei pezzi d’artiglieria.
Con questa prima parte della nostra tesi siamo riusciti a racchiudere in un unico testo ed in relativamente poche pagine, tutto il sapere che un fonditore ed un bombardiere gelosamente custodivano in matria d’artiglieria. Alla domanda “Cosa si intende per un pezzo d’artiglieria?” siamo dunque riusciti a dare una risposta, una risposta che certamente, alla luce della nostra ricerca, non può essere sintetizzata in una beve formuletta, ne tantomeno nel luogo comune che considera “artiglieria” unicamente i grandi pezzi ruotati. Quest’ultimi però sono i più iconici e maggiormente trattati dagli autori dei secoli precenti, tanto che Gabriele Busca, nel 1584, scrisse: «Chimasi con nome generale quasi da tutti Artiglieria quella che è di metallo, et che si conduce sopra ruote […]». Se dunque dovessimo dare una definizione d’artiglieria che sintetizzi in poche righe le nostre ricerche proponiamo ciò che segue: “L’artiglieria è quella categoria di strumenti atti ad offendere, caratterizzati dall’utilizzo della polvere nera. Armi da fuoco dunque, dalle forme e dimensioni più varie studiate e realizzate per rispondere ai diversi scenari di battaglia. Si distinguono non troppo nettamente (vedi il Sardi che pone nelle artiglierie di primo genere archibugi e moschetti) dalle armi da fuoco personali. Si osserva però una linea di pensiero comune negli autori Cinque-Seicenteschi, secondo la quale le artiglierie erano quelle armi da fuoco più massicce ancorate a degli affusti lignei più o meno complessi, studiati dunque per presidiare posizioni e costituire una linea di fuoco semi-mobile in contesti di assedio o di difesa”.
Se nella prima parte della nostra tesi ci siamo concentrati sul contesto più generale, a nostro avviso necessario per ogni approccio a temi militari o tecnico-militari incentrati sulla prima età moderna; nella seconda parte ci siamo addentrati in un contesto locale, la Repubbliuca di Lucca.
Questo focus su di uno dei numerosi particolarismi italiani, ci ha portato ad uno studio meno generale e, lasciando sullo sfondo le artiglierie nella loro trattazione complessiva, ci siamo concentrati sulla fabbica d’artiglieria della Repubblica di Lucca. Il contesto lucchese si mostrò fin da subito perfetto per i nostri studi, esso è ancora poco esplorato, limitato nella sua estensione terrioirale e possiede un Archivio di Stato ben ordinato ed inventariato. Siamo dunque riusciti, partendo dal relativamente recente ritrovamento della fonderia cittadina, a delineare il rapporto tra la piccola Repubblica toscana e le artiglierie, una storia che copre ciqnue secoli, dal XIV al XVIII.
Con il supporto di alcune pubblicazioni ed ad una notevole quantità di documentazione archivistica, abbiamo mostrato la peculiare classificazione dell’artiglieria in uso a Lucca durante l’Età moderna e le figure professionali (i pratici fonditori) che realizzarono tali bocche da fuoco nell’arco di un secolo e mezzo.
Uno studio di qusto tipo, quello sulle figure dei pratici fonditori e della loro circolazione all’interno della penisola italiana, ci è stato ispirato dai lavori di Fabrizio ansani e di Renato Gianni Ridella, i principali esponnti italiani in questo settore di ricerca. Con la nostra ricerca abbiamo confermato, almeno per il contesto lucchese, come i pratici fonditori fossero figure estremamente fluide, sia nelle loro competenze, sia nei loro spostamenti da una realtà locale all’altra, descrivendo un “commercio” dei pratici capace di travalicare i confini nazionali e sottolineando relazioni internazionali tra Stati amici. Fonditori di grande fama e contesi tra più Stati; uomini che dopo una lunga carriera di successo perdono i peropri incarichi, dando vita a processi lunghi e difficli; pratici “prestati” a Stati amici per poi tornare a servizo della Repubblica; queste ed altre sono le storie dei vari fonditori che nel corso del XVII secolo animarono la fonderia di Lucca. Storie di professionisti e di rapporti economici, certo, ma che nascondono strorie umane e relazioni interpersonali tipiche delle famiglie artigiane dei secoli passati.
Concludiamo con la speranza che tale lavoro sia il punto di partenza per altri studi sul tema dell’artiglieria, un filone di ricerca che a nostro avviso è ancora ricco di spunti interessanti. Spunti che possono essere ritrovati sia all’interno di testi a stampa (numerosissime sono le pubblicazioni di pratici bombardieri che composero le proprie trattazioni tra la fine del XV ed il XVIII secolo), sia tramite la scoperta e lo studio di nuovi reperti. Per quano riguarda il contesto lucchese, oltre alla breve parentsi conclusiva alla seconda parte della nostra tesi, possiamo aggiungere che è al momento del tutto assente uno studio preciso e soddisfacente sulle artiglierie in uso nella Repubblica tra ‘500 e ‘700. Uno studio così fatto dovrebbe non accontentarsi della testimonianza del Manostitto 578, ma ricercare testimonianze precedenti e successive col fine di comprendere l’evoluzione della classificazione dei pezzi e l’evolversi dell’arte del bombardiere lucchese nel corso di tre secoli di storia.
Sono lavori complessi e tecnici, che possono essere visti come “fini a se stessi”, ma che a nostro avviso vanno a costituire un tassello fondamentale nell’ottica di ricreare una vera “storia dell’artiglieria in Italia”; un lavoro collettivo certo, ma necessario affinchè vi sia più consapevolezza ( e, soprattutto, un corretto uso della termnologica) quando uno storico sceglie di studiare la guerra in Età moderna.
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